2015-03-13 07:31:00

Nuove minacce Is E presunte atrocità dell’esercito iracheno


Nuove minacce da parte dell'Is all'Occidente, mentre arrivano conferme ufficiali sull'uso di gas clorino da parte dei miliziani dell’Is in Iraq, di cui si dice da tempo. In alcuni filmati della Bbc si vede il caratteristico fumo arancione. E poi dall’Iraq arrivano notizie di presunte atrocità anche da parte di militari dell’esercito. Il servizio di Fausta Speranza:

Si parla di difficoltà dell’Is sul campo, e arriva l’audio messaggio con rinnovate minacce: esplosione della Casa Bianca – si dice – del Big Ben, della Tour Eiffel, e poi conquista di Parigi, Roma e Andalusia. Soprattutto l’Is ci tiene a vantare l’alleanza con i terroristi di Boko haram in Nigeria, che hanno giurato fedeltà a Al Baghdadi anche se gli esperti parlano di adesione ma non di connessione. In ogni caso, inquieta anche solo l’ipotesi di un’alleanza che vada dall’Iraq alla Nigeria, dalla penisola arabica alla Libia, passando per il gruppo Khorasan che opera in Siria. Altro obiettivo del video, smentire che l’Is stia arretrando. In Iraq l’esercito e le milizie sciite anche se ancora non hanno preso il controllo di Tikrit sono comunque ormai dentro la città. E in Siria, anche se i miliziani dell’Is continuano a guidare duri scontri nel nord est, sono stati cacciati da Kobane. Al proposito, l’analista di geopolitica dell'Università Cattolica Riccardo Redaelli:

R.  – Quello che si può dire è che lo Stato islamico inizia a pagare per il suo stesso successo iniziale, travolgente, dello scorso anno. Avendo occupato un territorio molto vasto si è messo contro molti nemici e si è trovato in una situazione più difficile. E’ passato dalla flessibilità che gli permetteva la guerriglia, al dover difendere in modo fisso e in modo più rigido i territori conquistati. Nello stesso tempo, il fronte dei suoi anniversari si è allargato e ha iniziato a prendere misure contro le formazioni jihadiste e quindi abbiamo, sia in Iraq che in Siria, una serie di attori ostili allo Stato islamico che hanno raffinato le loro tattiche e le loro strategie, che stanno cercando adesso di sfruttare il fatto che lo Stato islamico sia preso fra troppi fronti.

D.  – Ricordiamo chi sia questa coalizione: in Iraq e in Siria, le componenti sono diverse…

R. – Sì. Diciamo che il fronte ostile allo Stato islamico è un fronte molto variopinto, è una delle coalizioni più improbabili che io abbia mai visto. In Iraq, oltre alle forze nazionali irachene, sostenute sia dagli americani sia dai loro arci-nemici iraniani, ci sono poi le milizie sciite, ci sono le forze dei peshmerga curdi, che hanno tutti obiettivi differenti ma che sono tutti ostili allo Stato islamico. Contro Is vi sono poi, anche se in modo molto svagato, bombardamenti delle monarchie arabe del Golfo che in realtà hanno enormi responsabilità nell’aver sostenuto e cresciuto il fondamentalismo più violento sunnita, ma che poi come tradizione gli è scappato di mano e oggi sono su un fronte anti-Stato islamico, anche se sono ancora più ferocemente ostili all’Iran e alle milizie sciite. In Siria, anche lì, il fronte è estremamente variopinto. Lo Stato islamico combatte contro i curdi, combatte contro le forze regolari, contro Hezbollah, subisce gli attacchi anche lì molto svagati della coalizione internazionale, ma allo stesso tempo combatte contro le altre opposizioni ad Assad e anche contro le altre milizie jihadiste, perché ha cercato di togliere lo spazio a tutte le altre opposizioni. Quindi, è una guerra molto più complicata in cui si intrecciano anche i traffici illeciti e gli interessi economici di bande criminali.

D. – Sappiamo di consiglieri militari iraniani. Che dire, professore?

R. – L’Iran ha avuto un ruolo fortissimo nel sostenere le Forze armate irachene, sia coordinandone l’attività, sia sostenendole con le milizie sciite. L’Iraq è stato consegnato in buona parte all’Iran, già da anni, per via di due decisioni catastrofiche: da un lato, c’è stato l’intervento angloamericano, nel 2003, che ha abbattuto Saddam Hussein e che poi non è stato in grado di gestire il dopoguerra. Dall’altro lato, il rifiuto delle monarchie arabe nel riconoscere il nuovo Iraq. Un Iraq in cui la maggioranza della popolazione è sciita e quindi era evidente che il governo fosse sciita, ma sono sciiti arabi: il non aver riconosciuto agli sciiti il loro ruolo guida ha spinto gli arabi sciiti dell’Iraq nelle braccia dell’Iran.

 

Intanto scoppia lo scandalo per le atrocità che, a quanto documentato, avrebbero commesso militari iracheni addestrati dagli americani: teste mozzate, esecuzioni sommarie, torture. Potrebbero essere messe in scena dell’Is ma potrebbe essere tutto vero e in quel caso a Washington già preparano provvedimenti pesanti. Resta da dire del rinnovato appello del Segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon al Consiglio di Sicurezza: siamo quasi al quinto anno di guerra in Siria e la situazione della popolazione è sempre più drammatica. Da parte sua l’Unicef ricorda: il dramma di 14 milioni di bambini tra Siria e Iraq.  

 








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