2015-03-11 15:08:00

Roma. Dialoghi in cattedrale sull'uomo e la sua dignità


“Dio abita la città” è il tema che fa da filo conduttore al nuovo ciclo dei Dialoghi in Cattedrale promossi dalla diocesi di Roma. Ieri sera, nella Basilica di San Giovanni in Laterano il primo dei tre incontri su “L’uomo e la sua dignità”. Novità di questa edizione, accanto ai due relatori anche la presenza di una testimonianza significativa relativa al tema trattato. Prossimi appuntamenti il 24 marzo e il 14 aprile. Il servizio di Marina Tomarro:

Ritrovare la presenza di Dio nelle strade e nelle piazze delle città. E’ questa la sfida del nuovo ciclo dei Dialoghi in cattedrale. Una ricerca che parte proprio dalla riscoperta della dignità dell’uomo, spesso messa in pericolo dalla solitudine, presente soprattutto nelle grandi città. Il commento di mons. Antonino Raspanti vescovo di Acireale e tra i relatori dell’ incontro:

R. - L’espressione che l’uomo ha un volto, l’uomo è il volto di un altro, e le due espressioni devono stare per forza legate insieme, perché se io penso che l’uomo è un volto e basta, nel momento in cui non lo tocco, perché non mi reagisce, allora lo elimino, non è più quell’uomo; se invece dico che è anche il volto di un altro, significa che in lui c’è l’apertura ad una trascendenza: voglio dire che c’è la presenza di un altro, che lui in quanto uomo mi porta e mi rappresenta qui.

D. – Spesso la dignità umana è calpestata dalla società. In che modo allora si può difendere?

R. – Non c’è, credo, soltanto un modo, perché abbiamo visto che il diritto, la politica hanno i loro limiti. Non c’è un modo unico. Secondo me ci vuole un concorrere dei vari corpi, che compongono la società – quindi da quello religioso a quello economico – un concorrere per cercare di intendersi e davvero lavorare in rete, comunque collaborare. Se questi corpi rimangono staccati, slegati o addirittura diffidenti – la politica diffida della finanza, la finanza schiavizza l’economia, l’economia butta fuori la religione – fino a quando c’è diffidenza ed estraneità dei vari corpi, secondo me è impossibile, anzi la dignità verrà sempre più calpestata, perché solo i prepotenti vinceranno. Nella misura in cui invece i vari corpi e le varie componenti si ridanno fiducia l’un l’altro, credo ci sia davvero possibilità di proteggere l’uomo.   

D. – Lei è vicepresidente del Comitato organizzatore del prossimo incontro ecclesiale a Firenze, in che modo stanno procedendo i preparativi?

R. – Abbiamo la sensazione, per esempio attraverso la partecipazione ai social network – perché abbiamo usato, stiamo usando questi strumenti – che ci sia voglia di partecipare. E noi vorremmo far sì che si avviino dei dinamismi, dei rapporti in tutte le diocesi, che perdurino oltre il Convegno, perché il Convegno è già iniziato, non è quella celebrazione di una settimana. Se è già iniziato va anche oltre. Non ci si deve aspettare chissà che, ma che davvero inneschi meccanismi che continuino.

Anche la malattia può diventare un momento di prova molto delicato per il rispetto della persona. Ascoltiamo la testimonianza di Maria Albanese, medico e volontaria dell’ associazione “In punta di piedi” che dal 2012 è accanto ai malati del Policlinico Tor Vergata per portare loro un po’ di aiuto e compagnia:

R. – Avvicinarsi in punta di piedi vorrebbe dire, almeno per noi medici, che ci accostiamo tutte le mattine al letto del malato, durante il giro visite, mettersi in ascolto, e anche attraverso quella che è la routine, la pratica, cercare di capire qual è la sofferenza, il motivo che lo ha portato da noi. Questo serve innanzitutto a noi per metterci in contatto con lui.

D. – Qual è la reazione dei malati quando entrate nelle loro stanze?

R. – Sicuramente già il saluto al malato e il chiamarlo per nome lo mette a proprio agio e gli permette di aprirsi. Nel momento in cui uno arriva al letto del malato, lo saluta e lo chiama per nome, il malato si affida al medico.

D. – Cosa la spinge in questa missione?

R. – Soltanto aiutando chi sta male, sento di dare un senso diverso al mio essere qua, al vivere la vita, che viene guardata da un’altra prospettiva. 

Sul filo conduttore dei tre incontri, il tema “Dio abita la città”, ascoltiamo il commento del vescovo ausiliare mons. Lorenzo Leuzzi, tra gli organizzatori dei Dialoghi:

R. – Il tema riprende l’invito di Papa Francesco nella sua Esortazione apostolica Evangelii Gaudium a prendere consapevolezza della presenza di Dio nella città. Si tratta cioè di capire come l’evangelizzazione in qualche modo preceda già la stessa azione diretta della comunità cristiana, perché la presenza di Dio in Gesù Cristo si è così unita alla vita stessa concreta dell’uomo e della città, che la Chiesa deve essere in grado di cogliere quali sono gli aspetti positivi da valorizzare e quali sono invece le situazioni nelle quali occorre un intervento sempre maggiore di testimonianza, perché quel bisogno di umanità, quel bisogno di promozione umana si renda nella sua pienezza.








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