2015-03-11 12:24:00

Fukushima 4 anni dopo: contenere le radiazioni


Nel quarto anniversario del terremoto e dello tsunami che devastarono le regioni nord-orientali del Giappone provocando 18.000 tra morti accertati e dispersi, il Paese ricorda le vittime ma anche i sopravvissuti che a migliaia vivono in condizioni ben lontane dalla normalità. Il Paese si interroga anche sulle sue potenzialità e sul futuro che deve insieme gestire le conseguenze della catastrofe – anche nucleare – avviata l’11 marzo 2011, ma insieme prepararsi a fenomeni imprevedibili e devastanti.

Il rischio che i reattori in avaria ancora comportano
La ricostruzione nelle provincie più colpite, quelle di Iwate, Miyagi e Fukushima - riferisce l'agenzia Misna - avanza a rilento, con un gran numero di sfollati costretti a vivere in località distanti, spesso in condizioni precarie, soprattutto per il rischio che i reattori in avaria della Centrale nucleare di Fukushima ancora comportano per una vasta area. In una conferenza stampa convocata questa mattina, il segretario-capo di gabinetto, Yoshihide Suga, ha detto di “voler pregare per un riposo pacifico delle vittime ed esprimere la sincera simpatia alle loro famiglie e a coloro che ancora vivono da sfollati”.

Nuovo piano quinquennale per accelerare la ricostruzione
Il primo ministro Shinzo Abe, che oggi ha partecipato a una cerimonia commemorativa insieme all’imperatore Akihito, aveva chiesto ieri un rinnovato impegno nazionale e anticipato un nuovo piano quinquennale per accelerare la ricostruzione. “L’attuale piano scadrà nel marzo 2016, ma entro la prossima estate definiremo quello nuovo”, ha indicato Abe senza specificare dettagli dell’iniziativa che – ha però segnalato – sarà concordata in stretto rapporto con le autorità locali.

La spesa per contenere le radiazioni nelle aree contaminate
Si stima che Tokyo abbia finora destinato alle tre provincie maggiormente colpite l’equivalente di 50 miliardi di dollari per la riabilitazione delle aree interessate dagli eventi naturali e dalla contaminazione atomica. Di questi, almeno 15 miliardi sono stati spesi per contenere le radiazioni nelle aree contaminate, ad esempio costruendo 88.000 contenitori in cui accumulare provvisoriamente le scorie nucleari. La prospettiva di costruire strutture di accumulo permanenti in località un tempo abitate rischia di posporre a tempo indefinito la riabilitazione e il rientro della popolazione. Al momento, tuttavia, rispetto a ogni altra esigenza e anche per non incentivare preoccupazione e sospetti dall’estero e l’opposizione interna al riavvio della cinquantina di reattori per scopi civili fermi da oltre un triennio, prioritario resta l’impegno a domare la rabbia dei reattori a rischio fusione. (C.O.)








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