2015-03-11 08:26:00

Camera sì alle riforme costituzionali, ora il passaggio al Senato


La Camera ha approvato ieri il disegno di legge Boschi sulle riforme costituzionali. Il provvedimento va ora all’esame del Senato. Malumori nella minoranza del Pd, ha votato no Forza Italia dopo lo strappo del patto del Nazareno. Ieri sera intanto Silvio Berlusconi è stato assolto in Cassazione nel processo Ruby. Il servizio di Giampiero Guadagni:

Fine del bicameralismo perfetto, con il Senato che avrà competenze limitate e sarà composto da 100 consiglieri regionali, e poi cambiamenti del Titolo V della seconda parte della Costituzione, con lo Stato che avrà più competenze rispetto alle Regioni. Queste le principali novità del ddl Boschi approvato ieri alla Camera. Per il premier Renzi l’effetto sarà un Paese più semplice e giusto. Ma in Senato si annuncia battaglia, perché alla minoranza del Pd il provvedimento non piace e il dissenso finora limitato potrebbe allargarsi se, come dice l’ex segretario Bersani,  non ci saranno nel frattempo modifiche alla riforma elettorale.  

Ieri sono usciti dall’aula i deputati del Movimento 5 Stelle, che parlano di attacco alla democrazia. Voto contrario delle opposizioni: la sinistra di Sel, ma anche la Lega, alle prese con lo strappo del sindaco di Verona Tosi, e Forza Italia. Anche tra gli azzurri diversi malumori interni, ma Berlusconi sottolinea: Forza Italia è compatta, basta protagonismi. E nella tarda serata l’ex premier ha annunciato il ritorno in campo  dopo che la Cassazione ha reso definitiva la sua assoluzione dalle accuse di concussione e prostituzione minorile nel cosiddetto processo Ruby.

Un Paese più semplice e più giusto” il tweet del premier Renzi subito dopo il voto. Adriana Masotti ha chiesto al prof. Enzo Balboni, ordinario di Istituzioni di diritto pubblico all’Università Cattolica di Milano di commentare, innanzi tutto, il quadro politico che oggi è emerso:

R. – Io mi limito a dire che c’è un profondo rammarico – e per un costituzionalista è un dispiacere – per il fatto che mentre il testo della costituzione nel ’47 venne approvato dal 90% dei membri del parlamento, adesso constatiamo che è diventato un pezzo di lotta politica. Non è un bello spettacolo. Probabilmente i tempi che viviamo e la necessità - che Renzi ha dichiarato in modo molto netto - di arrivare a un cambiamento visibile, hanno portato questo risultato che oggettivamente non è bello, anche se può darsi che sia necessario.

D. – Allora, entriamo adesso nel contenuto del ddl. Qual è il suo parere complessivo?

R. – Ma, sono molti gli articoli che vengono modificati. Finisce, finalmente, questo bicameralismo perfetto e paritario per cui la seconda Camera riproduceva esattamente il percorso della prima facendo anche perdere tempo. Si è fatto accentrando tutti i poteri politici alla Camera, solo lei potrà dare la fiducia al governo. Il Senato diventa un Senato espressivo prevalentemente delle regioni: 95 persone, 21 di loro saranno anche sindaci, più 5 che saranno nominati dal presidente della Repubblica per sette anni e non più a vita. Questa non è proprio una bellissima composizione; anche sui poteri e sulle competenze si poteva fare di meglio. Una cosa importante è che il governo, che viene sempre attaccato perché fa troppi decreti legge, ha chiesto e ottenuto che, su alcune materie, la Camera si pronunci entro 60 giorni. Altra cosa positiva che c’è è che aumenta dal quarto scrutinio in poi il numero dei voti richiesti per essere eletti presidente della Repubblica. Insomma, ci sono luci ed ombre, direi, complessivamente, dal punto di vista contenutistico e del metodo, però arrivo a dire che questo non è uno scivolamento verso la dittatura o la deriva autoritaria... Chi solleva queste critiche fa qualcosa di eccessivo.

D. – Dopo il voto di oggi ci sarà un altro voto al Senato…

R. – L’iter è ancora lungo, il che vuol dire che questo testo, che ormai diventa quello pressoché definitivo, deve ritornare al Senato per una nuova conferma. Dopodiché, a distanza di almeno tre mesi, ci sarà di nuovo un passaggio alla Camera e di nuovo un passaggio al Senato.

D. – Però, alla fine di tutto questo percorso parlamentare ci sarà anche il referendum

R. – Referendum che a questo punto ha cambiato faccia, perché avrebbe dovuto essere il referendum contestativo, di quelli che non sono d’accordo sul contenuto della riforma, ma diventerà un referendum approvativo: chiederà al popolo italiano di dire sì o no alla riforma della costituzione: chiaramente sarebbe un sì o un no al governo Renzi. Un referendum non è di per sé una grande garanzia, rispetto al contenuto; il contenuto sarebbe stato meglio se fosse stato dibattuto con più ampiezza e più serenità, più tempo, ma questo non è accaduto, ormai facciamocene una ragione.

D. – Per chiudere una curiosità: ma anche negli altri Paesi europei è così faticoso cambiare gli assetti dello Stato?

R. – Negli altri Paesi europei non c’è la doppia lettura e quindi c’è un iter più semplificato. Un iter altrettanto lungo e aggravato c’è negli Stati Uniti. Noi abbiamo un procedimento molto lento e aggravato a meno che non ci sia il consenso; tante cose le abbiamo approvate nei decenni precedenti con la maggioranza dei due terzi, quindi senza referendum. Adesso, da quando purtroppo anche il testo costituzionale è diventato materia di lotta politica quotidiana, questo non accade più.

 








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