2015-03-10 12:46:00

Tar Lazio: matrimoni omosessuali non sono trascrivibili


“Non sono trascrivibili matrimoni omosessuali celebrati all’estero”, ma “l’annullamento delle trascrizioni nel registro dello stato civile” da parte di sindaci “può essere disposto solo dall’Autorità giudiziaria ordinaria”, non dai prefetti. Il pronunciamento del Tar di Lazio riaccende il dibattito sul controverso tema delle nozze gay. Paolo Ondarza ha raccolto il commento del giurista, Alberto Gambino:

R. – È una sentenza che fa leva su un aspetto formale. In linea di massima, l’ordinamento civile e la tenuta anche dei registri relativi alle trascrizioni spetta al Ministero degli interni e ai prefetti, che tuttavia in base a una legge l’hanno delegata agli enti locali e dunque ai sindaci. Questo è il motivo per cui è stato il sindaco che ha consentito le trascrizioni di queste nozze gay celebrate all’estero. Una volta trascritte - dice il Tar - a questo punto possono essere annullate solo dai giudici ordinari: cioè quelli che tutelano i diritti soggettivi. Quindi, a questo punto, dovrà essere un pubblico ministero - ed è strano che non l’abbia ancora fatto - a impugnare il provvedimento e chiedere l’annullamento, perché il Tar comunque dice anche che non sono trascrivibili e non sono legittimi matrimoni tra coniugi dello stesso sesso, o conviventi dello stesso sesso.

D. – E le nozze gay trascritte sono valide, o no?

R. – Questo è un bel pasticcio, perché il Tar dice che effettivamente sono illegittime. Tuttavia, finché il Pm non le impugna queste hanno una loro rilevanza. Facciamo attenzione, che ci sono anche dei profili di risarcimento del danno che potrebbero emergere. Quindi, in realtà, l’atto del ministro degli Interni e dei prefetti è stato una sorta di autotutela, come a dire: cari enti locali, cari sindaci, state attenti che state compiendo degli atti che poi potrebbero riverberarsi a vostro sfavore, in quanto illegittimi e forse addirittura produttivi di danni, danni ovviamente a carico dell’erario, a carico di tutti i cittadini.

D. – E chi potrebbe rivalersi, chi ha ottenuto prima un riconoscimento e poi se lo vede negato?

R. – Ad esempio, pensi al tema - che so - della comunione legale. A una coppia viene trascritto il matrimonio celebrato all'estero: i due individui si sentono a tutti gli effetti riconosciuti come uniti in matrimonio e decidono di far valere alcuni diritti propri dell’ordinamento civile. A un certo punto, questi diritti vengono annullati: i due, che magari hanno comprato una casa in comunione legale, potrebbero chiedere una tutela risarcitoria…

D. – Dunque, le nozze gay celebrate all’estero non sono valide. Ma perché allora necessitano di formale annullamento da parte del giudice?

R. – Perché formalmente stanno là, stanno in questi registri. Siccome sono quei registri che fanno fede nei confronti della collettività e dello Stato, finché sono apposte sui quei registri producono i loro effetti giuridici. Ripeto: è davvero sorprendente che a oggi nessuna Procura sia intervenuta e che, viceversa, debba essere stato soltanto il ministro degli Interni a rilevare questo difetto macroscopico. Perché anche il Tar, ripeto, dice che in base alla nostra giurisprudenza, ma anche in base alla legge, non sono legittime le nozze tra conviventi dello stesso sesso.

D. – Trascrivendole nel registro dello stato civile, i sindaci non hanno violato alcuna legge?

R. – Essendo contratti all’estero, i sindaci dicono: in base all’ordine pubblico internazionale, poiché sono validi all’estero, a questo punto dovrebbero essere validi anche in un Paese occidentale come l’Italia, che appartiene alla comunità internazionale. Ma, in materia di famiglia vige invece il principio della prevalenza dell’ordinamento dello Stato interno. E quindi, siccome invece in Italia c’è una Carta costituzionale chiarissima, e un Codice civile chiarissimo, che escludono le nozze tra persone dello stesso sesso, i sindaci non avrebbero dovuto trascrivere. Ma giammai possono adesso i sindaci continuare a trascriverli, perché a questo punto è chiarissimo quello che ha detto il Tar.

D. – Il pronunciamento del Tar si inserisce in un momento di accesa "querelle" sul tema delle unioni civili e c’è chi sostiene che questa sentenza evidenzia il vuoto normativo in Italia…

R. – I giudici, ormai da un po’ di tempo, oltre a fare i giudici, fanno un po’ i suggeritori del legislatore – cosa peraltro non corretta. £ anche in questo caso fanno intendere che ci potrebbe essere una lacuna e, a dir la verità, l’intento dei sindaci, che da questo punto di vista invece sono stati intellettualmente onesti, è stato sempre quello di dire: noi registriamo questi atti, soprattutto per suscitare un dibattito in sede nazionale e in sede parlamentare. Probabilmente, si sono dimenticati anche che sono pubblici ufficiali e quegli atti possono avere delle conseguenze anche molto gravi.

D. – E’ notizia degli ultimi giorni: l’Italia avrebbe detto "sì" alla sollecitazione delle Nazioni Unite a riconoscere le unioni e il matrimonio tra persone dello stesso sesso…

R. – Il matrimonio oggi non sarebbe possibile perchè andrebbe certamente modificata la Carta costituzionale. Tutto è possibile, però bisogna passare per la porta, e non per la finestra. E la porta è la modifica della Carta costituzionale ed è da vedere se ci sono i numeri per modificare la Carta costituzionale. Altro invece è il tema delle unioni civili: valutando in termini di diritti e doveri di singoli, c'è tutta una serie di situazioni che oggi già la giurisprudenza ha riconosciuto anche per le coppie dello stesso sesso. E quindi  un provvedimento normativo, che fosse in qualche modo ricognitivo dell’esistente, non riterrei possa essere considerato illegittimo o contrastante con la Carta costituzionale.








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