2015-03-10 14:31:00

Kosovo. L'Europa farà luce sul traffico di organi umani


“Il Consiglio d'Europa non intende rinunciare alla ricerca della verità”. Così ieri la presidente Anne Brasseur sulle denunce di traffico di organi umani in Kosovo negli anni Novanta. Secondo le ricostruzioni del cosiddetto "Rapporto Marty", pubblicato nel 2010, i guerriglieri kosovari dell’Uck si macchiarono di un tale orrore, ma fino ad ora non sono mai stati trovati né i responsabili né i mandanti. Massimiliano Menichetti ha intervistato Andrea Lorenzo Capussela, già direttore dell’"International Civilian Office" in Kosovo:

R. – E’ stato il Consiglio d’Europa, tramite un Rapporto della sua Assemblea parlamentare scritto da Dick Marty, ad avere per primo posto seriamente l’attenzione su questo tema. Ciò che il Rapporto evidenzia sono emerse indicazioni forti, credibili e convergenti che suggeriscono che subito dopo la fine del conflitto nel Kosovo, nel 1999, una serie di prigionieri dei guerriglieri kosovari dell’Uck – l'"Ushtria Çlirimtare e Kosovës" (UÇK o UCK), nome albanese dell'Esercito di liberazione del Kosovo (ELK), noto anche con l'acronimo inglese KLA ("Kosovo Liberation Army") – sono stati poi uccisi al fine di ricavare organi dai loro corpi . Questo documento che uscì verso la fine del 2010 suscitò molto scalpore in Kosovo e sulla base di quel Rapporto recentemente l’Unione Europea ha condotto un’investigazione ad hoc che ha sostanzialmente confermato le conclusioni del 2010. Non solo: definisce quegli episodi come un brutale attacco contro la minoranza serba, qualificabile come “crimine contro l’umanità”.

D. – In ambito internazionale, come si è agito finora?

R. – La comunità internazionale, le diplomazie occidentali avendo sostenuto di fatto i guerriglieri dell’Uck – soprattutto nel ’99 – e avendo poi appoggiato l’indipendenza del Kosovo, che nei fatti è figlia di quel conflitto, forse non aveva molto interesse ad andare a scavare in questa questione che avrebbe gettato una luce un poco più fosca sugli eventi del ’98-’99…

D. – Parlando, prima, mi diceva: “Un orrore a un orrore”, cioè come se fosse quasi inevitabile, questo traffico di organi: in che senso?

R. – Sì, in una logica perversa. L’Uck aveva diversi prigionieri, serbi ma anche albanesi traditori. Alla fine del conflitto, consapevoli che queste persone, questi loro prigionieri erano stati maltrattati, torturati e spesso detenuti in Albania, erano di fronte all’alternativa di cosa fare: liberarli – con il rischio che li accusassero di maltrattamenti o rivelassero che erano detenuti in Albania, coinvolgendo quindi l’Albania stessa nel conflitto con la Serbia – oppure ucciderli. Siccome esiste un mercato internazionale, illegale, degli organi, l’esistenza di questo mercato ha creato – come dire – anche un’ulteriore ragione per sopprimere queste persone. E questo fatto ha aperto un canale che è stato usato anche dopo: infatti, il traffico di organi – c’è un processo che lo ha accertato – è continuato, in Kosovo, nel senso che c’era nella capitale del Kosovo una clinica dove persone venivano da Paesi molto poveri – dalla Moldavia, dalla Turchia – vendevano un proprio rene, se lo facevano togliere, ricevevano un po’ di soldi e poi questo rene veniva mandato a quelle persone che volevano “saltare la coda” per il trapianto. Quindi, anche questo seguito rafforza la plausibilità delle accuse di ciò che è avvenuto nel ’98-’99.

D. – Secondo lei, si arriverà mai a una verità certa?

R. – Secondo me, la verità – dal punto di vista storico – ce l’abbiamo, cioè quei fatti sono avvenuti. E’ difficile legare quei fatti a persone responsabili, quindi non è ovvio che ci saranno dei processi. Al Kosovo adesso è richiesto da un accordo fatto con l’Unione Europea di stabilire un tribunale ad hoc per conoscere questi possibili reati. La discussione sulla creazione di questo tribunale è in corso al parlamento kosovaro. Questo tribunale sarebbe, di fatto, un tribunale internazionale con giudici stranieri che siederebbe all’Aja. Però, nella nostra Costituzione c’è il principio che la giustizia dev’essere amministrata da un giudice precostituito per legge, per cui il giudice dev’esserci prima: non dev’essere possibile scegliere un giudice per giudicare una certa persona in un certo fatto. E’ ciò che invece sta avvenendo in questo caso. Questa è una giustizia meno credibile. Io non so se assolveranno o condanneranno, però in entrambi i casi secondo me rimarrà un’ombra sulla credibilità di questo tribunale, proprio perché è un tribunale speciale. Ripeto, un tribunale fatto "ex post" e "ad hoc" è un tribunale poco credibile.








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