2015-03-09 13:52:00

Omicidio Nemtsov: 7 arresti. Ancora dubbi su movente e mandante


In Cecenia, dopo l’arresto di 5 sospetti di origine caucasica, sono state fermate altre 2 persone in relazione all’omicidio, a Mosca, del leader dell’opposizione Boris Nemtsov. La pista più accreditata sembra legata alle dichiarazioni di Nemtsov sull'islam dopo la strage perpetrata nella sede del giornale francese “Charlie Hebdo”. Ma i giudici non escludono anche il movente della rapina. Restano, dunque, ancora molti dubbi e ombre dietro l’omicidio di Nemtsov, come sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco, il giornalista Fabrizio Dragosei, corrispondente da Mosca del “Corriere della Sera”:

R. - Visto che stiamo parlando di un ex vice primo ministro, francamente pare un po’ strano che ad organizzare tutto sia stato un gruppo di personaggi assolutamente sconosciuti, minori. E che abbiano agito solamente per odio nei confronti di Boris Nemtsov, che aveva commentato la strage fatta a Parigi nella redazione del giornale satirico “Charlie Hebdo”. Gli amici di Nemtsov, sicuramente, non credono a questa versione e pensano che ci sia dietro qualcosa di più grosso.

D. – Anche se gli inquirenti vantano delle prove, non sono pochi - non solo in Occidente - quanti vedono in questa pista caucasica un capro espiatorio …

R. – Diciamo, per essere precisi, che è molto probabile, ma forse addirittura sicuro, che questi siano effettivamente gli esecutori e, magari, gli organizzatori materiali dell’attentato e dell’omicidio. Ma quello che ancora non viene detto, e quello che lascia perplessi, è il fatto che manchino poi dei mandanti.

D. - Sembra anche non convincente il movente dell’omicidio: secondo i giudici russi, gli assassini avrebbero agito per denaro; altre piste, nei giorni scorsi, hanno portato al malcontento dei nazionalisti russi per le critiche di Nemtsov al ruolo di Mosca nella crisi ucraina, ad una vendetta addirittura per motivi di gelosia, oppure ad un’azione di estremisti islamici. Resta un ventaglio di ipotesi molto ampio…

R. – Rimane un ventaglio molto ampio, dal quale però è esclusa la pista sulla quale puntano invece i colleghi e gli amici di Nemtsov: la pista degli avversari politici anche di alto livello, o di alto profilo, che sembrerebbe quella più logica. Fin dall’inizio, il Presidente Vladimir Putin aveva indicato la teoria della provocazione: cioè un omicidio fatto affinché ricadesse proprio sulle spalle del potere del Cremlino per destabilizzare la situazione russa; gli inquirenti, invece, avevano subito puntato sulla criminalità comune, sulla gelosia, ecc. In questo momento, ci sono addirittura poi due teorie che vengono portate avanti parallelamente: da un lato, c’è questa pista dell’estremismo islamico, favorita dal fatto che uno degli accusati avrebbe confessato; però, dall’altra, l’incriminazione di due arrestati è avvenuta sulla base di alcuni articoli del codice penale russo che parlano invece di tutt’altro, ovvero di un delitto legato a questioni di denaro, di rapina, di criminalità comune. Quindi c’è molta confusione e si ha un po’ l’impressione che non si sia ancora deciso, da parte degli inquirenti, quale sentiero seguire fino in fondo…

D. – L’opposizione, intanto, chiede che Putin venga sentito come testimone…

R. – Questa idea di sentire Vladimir Putin come testimone sembra, francamente, abbastanza ridicola: non porterebbe sicuramente a nulla, e avrebbe semplicemente l’effetto mediatico di mettere in un’aula di tribunale il Presidente russo.

D. – Quali conseguenze potrà avere la vicenda Nemtsov sul futuro politico della Russia e del Presidente Putin?

R. – In realtà, fin dall’inizio, i collaboratori di Putin avevano detto un qualcosa di sicuramente un po’ cinico, ma vero, ovvero che Nemtsov era un personaggio che politicamente contava molto poco. E così purtroppo è anche il suo omicidio. La situazione è tale che l’opposizione a Vladimir Putin in Russia oggi è quasi inesistente e non basta certamente l’omicidio di Nemtsov a rilanciarla.

D. – Per alcuni media americani, invece, l’omicidio di Nemtsov può portare, alla lunga, proprio all’epilogo della parabola politica di Putin…

R. – Questa io la definirei, visto che parliamo di americani - come dicono gli inglesi - un “wishful thinking”, cioè a loro piacerebbe che fosse così. Ma la realtà mi pare ben diversa: Putin gode di un sostegno fortissimo da parte dell’opinione pubblica, e soprattutto in Russia non esiste, non è nato, non è cresciuto un personaggio che possa prendere in mano l’opposizione, coagularla e costituire un vero pericolo per Vladimir Putin. L’opposizione è frantumata e i leader dell’opposizione non riescono neanche a mettersi d’accordo tra di loro: alle ultime elezioni presidenziali si sono presentati in ordine sparso e così, sicuramente, succederà alle prossime. Quindi Putin è forte da un lato e l’opposizione è debolissima dall’altro.








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