2015-03-05 11:47:00

Cristiani, i più perseguitati al mondo: convegno dei Mercedari a Nemi


“Cristiani: i più perseguitati al mondo”. Questo il titolo del convegno in programma dal 6 all’8 marzo a Nemi, in provincia di Roma. Organizzato dall’Ordine dei Mercedari, l’evento vuole riflettere sul dramma delle persecuzioni religiose nel mondo, in particolare in Medio Oriente, India ed Africa. Tra i relatori, anche il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Isabella Piro ha intervistato padre Giuseppe Celano, responsabile del Segretariato per la Pastorale della Provincia romana dei Padri Mercedari, e parroco della Chiesa di Santa Maria della Mercede a Roma:

R. - I convegni della famiglia mercedaria sono nati ventisei anni fa per suscitare un vivo interesse, nei laici a noi vicini, attorno al carisma del nostro Ordine, carisma di libertà e di redenzione, per poi viverlo nell’azione pastorale nelle parrocchie o in opere strettamente carismatiche. Oggi, però, è riemersa con forza una situazione sociale internazionale che il Santo Padre segue e vive con trepidazione, quella cioè della persecuzione dei cristiani in diverse parti del mondo e che ci interpella come Mercedari nati nel 1218 per andare incontro ai fratelli cristiani, schiavi dei saraceni. Pietro Nolasco, nostro fondatore, un commerciante laico, si lasciò coinvolgere dal problema insieme ad alcuni suoi compagni e come cristiani si spinsero ad impegnare non solo i loro beni, ma tutta la loro vita per portare liberazione e sollievo a quei fratelli perseguitati. Questo convegno nasce, pertanto, dalla realtà concreta della sofferenza di tanti nostri fratelli perseguitati e dall’esigenza di trovare strade di aiuto per loro, sulla scia del nostro fondatore.

D. - Il programma prevede l’ascolto di testimonianze dall’India e dall’Africa, Paesi in cui i cristiani vivono situazioni difficili. Cosa può fare la Chiesa e, in particolare, l’Ordine Mercedario per aiutare i perseguitati a causa della fede?

R. - Non saremo certo noi ad insegnare alla Chiesa cosa fare, ma piuttosto vogliamo essere noi attenti a ciò che sicuramente la Chiesa chiede all’Ordine dei Padri Mercedari per impegnarsi in questo problema vivo dei perseguitati. Il convegno nasce proprio per aiutarci a dare risposta su cosa possiamo fare. Speriamo che i relatori, oltre a presentarci la reale situazione del problema a livello mondiale, ci indichino anche delle strade percorribili per andare incontro a questi nostri fratelli che scappano via dalle loro case per trovare rifugio presso altri fratelli.

D. - Tra i relatori del Convegno, anche il card. Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, che parlerà dei cristiani come dei “più perseguitati al mondo”. A suo parere, perché i cristiani sono i più perseguitati?

R. - Se dovessi rispondere brevemente a questa domanda, l’unica risposta la troverei nelle parole di Gesù: “Se hanno trattato così il legno verde, cosa sarà del legno secco?”. Gesù l’Innocente, Colui che è passato tra gli uomini facendo solo del bene, non odiando nessuno, è il grande perseguitato della storia ed è stato ucciso. Gesù lo aveva detto chiaramente ai suoi discepoli: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. La verità, l’amore che Cristo è venuto a predicare, il perdono verso tutti, perché tutti siamo figli di Dio, continuano ad essere messaggi non accolti da una parte della nostra umanità. Tuttavia, la fede e la speranza dei discepoli del Signore continuano ad essere sempre vive, pur in mezzo a tanta persecuzione perché, come dice l’evangelista Giovanni, “le tenebre non hanno vinto la Luce”. Questo è il fondamento che dà il coraggio a molti cristiani di affrontare anche la morte, pur di non rinnegare Cristo.

D. - Al congresso sarà presente anche mons. Boutros Marayati, arcivescovo di Aleppo degli Armeni cattolici...

R. - È sicuramente un gesto di profonda comunione in Cristo e noi siamo grati all’arcivescovo per il dono che ci fa della sua testimonianza. I cristiani di Aleppo, in Siria, sono oggi tra quelli che maggiormente soffrono per la loro fede e mons. Marayati è il pastore provato dalla dispersione, dalla persecuzione e perfino dall’uccisione delle sue pecore. “L’ecumenismo del sangue” di cui parla Papa Francesco consiste proprio in questo: l’abbraccio della Chiesa nel momento della persecuzione dei battezzati.

D. - Al termine del convegno, verrà lanciata un’iniziativa in favore dell’Iraq. Di cosa si tratta?

R. - Il nostro Padre Provinciale, padre Franco Podda, ha inviato una mail a mons. Bashar Matti Warda, arcivescovo caldeo di Erbil, comunicandogli la nostra volontà di avviare un gemellaggio con la sua arcidiocesi, per rimanere accanto alle migliaia di profughi cristiani perseguitati che hanno dovuto lasciare all’improvviso le loro case per sfuggire alle violenze dell’Is. Siamo in attesa di una sua risposta che ci illumini ancora di più sulla reale situazione di sofferenza di tanti fratelli, in particolare di tanti bambini dal volto smarrito. Il convegno, attraverso una maggiore presa di coscienza sulla realtà delle persecuzioni oggi, vuole essere proprio uno strumento per sollecitare l’impegno delle nostre comunità mercedarie ad intraprendere iniziative in favore dei fratelli perseguitati di Erbil.

D. - Il convegno si inserisce nel triennio di preparazione al Giubileo della Famiglia Mercedaria che ricorrerà nel 2018. Come vi state preparando a questo grande evento?

R. – La celebrazione degli 800 anni della fondazione dell’Ordine Mercedario è  una tappa significativa. Ci prepariamo al Giubileo con un programma triennale: innanzitutto, vivendo quest’anno 2015 con lo sguardo rivolto al nostro fondatore Pietro Nolasco per scoprirne ancora di più la figura di redentore; nel secondo anno, il 2016, guarderemo a Maria della Mercede per riscoprire la grande tradizione della spiritualità mariana del nostro Ordine, chiamato fin dall’Inizio “Ordine di Santa Maria della Mercede o della Misericordia”. Infine, nel 2017, fisseremo lo sguardo su Gesù Redentore, fondamento dell’opera redentrice del carisma mercedario. Il 2018 sarà poi l’anno delle celebrazioni: prima a Barcellona, in Spagna, dove è nato l’Ordine nel 1218; poi a Lima, in Perù, da dove è partito il nostro impegno per l’evangelizzazione dell’America Latina, e concluderemo il Giubileo nella nostra città di Roma con la benedizione del Santo Padre. L’augurio che noi padri mercedari ci facciamo è quello di poter continuare a servire la Chiesa di Cristo con umiltà, entusiasmo e gioia, impegnandoci non ad issare bandiere di traguardi raggiunti, ma a prendere bende tra le mani per continuare ad alleviare le sofferenze di tanti cuori affranti e ad incoraggiare chi soffre a causa della fede.








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