2015-03-02 14:00:00

Belgio: vescovi contro estensione dell’eutanasia a casi di demenza


Un’opposizione chiara e netta contro l’estensione dell’eutanasia alle persone affette da demenza: è quanto scrive la Conferenza episcopale belga (Ceb) in una dichiarazione pubblicata oggi sui due principali quotidiani del Paese, lo “Standaard”, in fiammingo, e “La libre belgique”, in francese. Nel documento, i presuli fanno riferimento alla proposta di legge di ampliamento dell’eutanasia per le persone in condizioni di demenza che abbiano precedentemente indicato le loro volontà in una dichiarazione anticipata.

Un essere umano è sempre una persona, anche in caso di demenza
Ma il contesto attuale è molto complesso, spiegano i presuli: l’invecchiamento della popolazione, infatti, porta ad un aumento dei casi di demenza, di handicap mentale profondo, così come di pazienti in coma o in fase terminale. Prendesi cura di tutti questi malati, sottolinea la Ceb, “risponde ad una scelta puramente etica”, non economica, perché “un essere umano, pur colpito da demenza, rimane una persona fino alla sua morte naturale”. Per questo, continua la dichiarazione, “la dignità umana non può dipendere dal possesso o meno di determinate capacità”, poiché “essa è legata, in modo inalienabile, al semplice fatto di appartenere alla specie umana” e quindi “ogni persona, anche in stato di demenza, merita rispetto e deve ricevere, di conseguenza, le cure appropriate”.

L’uomo non è un’isola, ma vive in relazione e comunione
Quindi, la Ceb si sofferma sul concetto di autonomia della persona, un principio importante – dice – purché non diventi “individualismo eccessivo” e purché ogni atto non sia considerato un bene “per il solo fatto che è il frutto di una scelta autonoma”. “Gli individui non sono isole – ribadiscono i presuli belgi – e ciascun essere umano vive in un ambiente sociale, culturale, storico e relazionale”. Un’autonomia “in relazione ed in comunione”, quindi, “rende molto meglio conto della vera identità e del funzionamento effettivo della libertà” dell’uomo. In un’ottica cristiana, inoltre, “gli esseri umani sono fratelli e sorelle, in quanto legati al medesimo Padre”.

Prendersi cura degli altri, una responsabilità etica
Un altro tema che mette in pericolo la vita umana, prosegue la dichiarazione episcopale, è quello riguardante la così detta “qualità della vita”, della quale “è difficile dare una definizione obiettiva”. Nei confronti delle persone affette da demenza, infatti, “il rischio è di proiettare sul paziente le preoccupazioni e le angosce” di chi gli sta accanto. Al contrario, il primo principio da considerare è quello de “la responsabilità etica di prendersi cura” di simili malati.

Dal 2002, in crescita un “clima eutanasico”
I vescovi belgi, poi, denunciano “il clima eutanasico” che è andato crescendo nel Paese a partire dal 2002, anno dell’entrata in vigore della legge sull’eutanasia per gli adulti. Da allora, sottolinea la Ceb, “i limiti normativi sono stati sistematicamente trasgrediti ed il ventaglio di pazienti che possono rientrare in questa legge non cessa di ampliarsi”, tanto che persino “la sofferenza esistenziale e la fatica di vivere” vi rientrano. Quanto alla “dichiarazione anticipata” richiesta ai pazienti che vogliono un aiuto a morire, i presuli del Belgio ne mettono in luce alcune criticità: un criterio discriminante riguarderebbe, ad esempio, l’impossibilità, da parte di un malato di demenza, a riconoscere i propri familiari, come se “la perdita della capacità cognitiva comportasse anche la perdita dell’identità individuale”. Ma i vescovi si oppongono “risolutamente” ad una simile considerazione, poiché “la perdita di autonomia non è affatto sinonimo della perdita di dignità” della persona umana.

Il livello morale della società si misura dalla cura dei più deboli
Di qui, l’appello affinché la società continui a prendersi cura dei più vulnerabili attraverso tecniche diagnostiche precise e cure palliative adeguate, anche in fase terminale, perché “il livello morale della società si misura in base al trattamento che riserva ai suoi membri più deboli”. E qui i presuli belgi pongono un interrogativo importante: le persone malate potrebbero interpretare l’estensione dell’eutanasia come “un invito a non dimostrarsi egoiste divenendo un peso per gli altri e quindi come un obbligo a morire?”. Ma “mai, in una società autenticamente umana, il nostro prossimo può diventare un peso inutile”, afferma la Ceb.

Aprire la porta della solidarietà, non dell’eutanasia
La risposta da dare, allora, sarà “quella dell’amore”, che “testimonia una solidarietà incondizionata”, perché “non è la porta dell’eutanasia che si deve aprire ulteriormente, ma quella della fraternità e della solidarietà”. (A cura di Isabella Piro)








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