2015-02-26 13:32:00

Grecia: polemiche sullo stop al campionato di calcio


In Grecia, la maggioranza dei deputati del partito greco "Syriza" al governo ha espresso voto favorevole all'accordo firmato da Atene con l'Eurogruppo, per l’estensione di quattro mesi degli aiuti internazionali. Intanto, fa discutere la decisione dell’esecutivo greco di sospendere il campionato di calcio ellenico della "Super League" a tempo indeterminato. La grave scelta del neopremier, Tsypras, è dovuta all’impossibilità di garantire le condizioni minime di sicurezza dopo le ripetute e recenti violenze tra tifoserie. Alla sua base, dunque, motivi di ordine pubblico, ma anche economici, in un Paese alle prese con una difficile ripresa dalla crisi. Sull'opportunità della sospensione, Giancarlo La Vella ne ha parlato con Italo Cucci, giornalista e scrittore:

R. – E’ vero che dal punto di vista demagogico, quanto tutto va male o ci sono problemi, si dice che almeno il cittadino di diverte andando allo stadio… E’ l’antico "panem et circenses" che è durato per secoli e che doveva essere ancora un elemento importante – per carità  non intelligentissimo – ma un modo di vedere le cose. Purtroppo, non serve più neanche quello perché oggi c’è l’inquietudine contraria: quella cioè di andare allo stadio. Ormai, quello che una volta era lo sfogo piacevole dell'assistere alla partita, oggi è diventato paura di andare allo stadio. Ragion per cui, il governo greco, davanti al ripetersi di episodi di violenza – e bisogna dire anche i greci hanno sempre avuto problemi di ordine pubblico negli stadi – ha deciso di sospendere il Campionato. Torvo che sia un richiamo alla ragione, un richiamo al recupero di una disciplina divertente, all'insegna di un commento amaro: dato che quello che era il calcio, non è più, allora meglio chiudere e cominciare a ragionarci sopra.

D. – Il calcio di oggi è anche un’industria. Bloccare questa industria in un Paese come la Grecia quale conseguenze può avere?

R. – E’ un’industria che sta fallendo, un po’ dappertutto, perché i ricavi di un’attività certamente lucrosa – soprattutto se pensiamo ai proventi della televisione a pagamento – finiscono tutti nelle tasche dei calciatori e dei procuratori. C’è un tentativo di comportarsi in maniera prudente nei bilanci, dopodiché c’è una falla enorme che riguarda quella degli ingaggi e via discorrendo… Se pensiamo che il Parma, praticamente già in stato fallimentare, è stato autorizzato a gennaio a comprare altri giocatori pur non avendo la possibilità di pagare gli stipendi a quelli che già aveva nella rosa... E' chiaro che il calcio oggi è un’azienda allo sbando, che non riesce a compensare gli abbondantissimi ricavi con le spaventose uscite. E questa decisione dovrebbe servire, se non altro, a dare un ulteriore allarme per i conduttori di questa azienda, che una volta viaggiava fra il quarto e il sesto posto nella classifica delle aziende con il maggior fatturato in ambito nazionale, e adesso è semplicemente un motivo continuo di scandali e di situazioni che non solo sono inadeguate al momento che stiamo vivendo, ma inadeguate in assoluto, perché l’azienda si trova in uno stato fallimentare.








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