2015-02-24 14:38:00

Libia. Don Zerai: situazione terribile dei migranti ammassati sulle coste


Seminudi e inginocchiati di fronte ai loro aguzzini che li minacciano con i kalashnikov mentre altri li colpiscono con secchiate d'acqua gelida. Sono le torture a cui sono sottoposti alcuni rifugiati siriani in Libia che si erano affidati agli scafisti per arrivare in Italia. Lo rivela un video pubblicato in esclusiva dal “Daily Telegraph”. Il filmato evidenzia, in tutta la sua drammaticità, la condizione terribile dei migranti ammassati sulle coste libiche e alla mercé dei gruppi estremisti. Al riguardo, Fabio Colagrande ha intervistato Don Mussie Zerai, fondatore e presidente dell'agenzia “Habeshia”:

R. – Le persone che mi hanno contattato erano rinchiuse dentro un capannone - circa 600, 700 persone - in condizioni igienico-sanitarie veramente spaventose. Dentro questo capannone, infatti, non avevano neanche i bagni dove poter fare i loro bisogni. Erano maltrattati, circondati da uomini armati, per cui non potevano né uscire né entrare. Questa era la situazione. Ogni giorno, donne e bambini erano continuamente ricattati da questi uomini armati, che dicevano: "Decidiamo noi quando farvi partire, non importano le condizioni del mare, le vostre paure…"

D. – Da alcune intercettazioni sembra che abbiano minacciato di "usare" i migranti quasi come un’arma…

R. – Il ricatto non è una novità, anche Gheddafi lo faceva. E pure questi hanno imparato bene che l’Europa è preoccupata da questi flussi in arrivo, per cui sanno come usarli per ricattare politicamente l’Unione Europea. Questo è il lato peggiore. Adesso stanno arrivando, da quello che mi dicono tantissime persone, soprattutto dal Sudan, dalla zona del Darfur. Anche lì, nessuno ne parla - la televisione, i giornali in Europa… - ma interi villaggi vengono bruciati e questo fa fuggire migliaia di persone, che si stanno riversando in Libia e che poi finiscono nelle mani di questi gruppi armati estremisti.

D.  – Come bloccare questo traffico di esseri umani, questa strage?

R . – Bisognerebbe recuperare intanto il ruolo dei capi clan, il ruolo dei capi tribù e farli dialogare tra di loro, perché l’intervento militare fatto dai Paesi europei incendierà ancora di più la situazione. Sarebbe un grande regalo a questi estremisti e non credo sarebbe la soluzione. Questo andava fatto nel 2011, quando c’è stato l’intervento, che andava completato e portato avanti. Non è stato fatto, e tornare ora, mandare eserciti europei in Libia, vuol dire fare una regalo immenso al Califfato... Invece, bisogna che i Paesi arabi limitrofi – l’Algeria, la Tunisia, l’Egitto – intervengano. Essendo, però, la Libia divisa per clan, per tribù, bisogna recuperare il ruolo di questi capi tribù, capi clan e farli dialogare fra di loro, per isolare gli estremisti, per isolare questi appartenenti all’Is, ad al Qaeda o chi per loro. Io non credo che la soluzione arrivi dalle bombe.








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