2015-02-21 16:10:00

Tsipras dopo l'Eurogruppo: vinta la battaglia non la guerra


L’accordo raggiunto con l’Eurogruppo cancella gli impegni sull’austerity. Sono le parole del premier greco, Alexis Tsipras, all’indomani dell’intesa raggiunta a Bruxelles con i ministri dell’Eurozona che prevede l’estensione degli aiuti di quattro mesi, vincolati però al piano di riforme che Atene dovrà presentare lunedì prossimo. E’ stata vinta una battaglia ma non la guerra, ha proseguito Tsipras, che ha precisato che l’accordo permette "l’annullamento dei piani di licenziamento del precedente esecutivo, gli aumenti dell’Iva e libera il governo dalla rigidità dell’avanzo primario". Ora però, ha aggiunto il premier, è il turno dei “negoziati più difficili”. Francesca Sabatinelli ha intervistato Dimitri Deliolanes, corrispondente in Italia della televisione pubblica greca “Ert” :

R. – E’ un compromesso che dà soddisfazione a tutte e due le parti. La Grecia ha concesso parecchio e il prosieguo della sua politica economica sarà strettamente controllato da parte dell’Unione Europea e del Fondo monetario internazionale. Però, d’altra parte, ha ottenuto quattro mesi di respiro in maniera da darsi un progetto di sviluppo alternativo a quello dell’austerità, che è stato seguito fino a questo momento. Che cosa ha ceduto? Lo sapremo in maniera più dettagliata lunedì, quando la Grecia dovrà presentare le misure che vuole intraprendere e che non avranno un costo per le casse dello Stato. Ha anche ottenuto di non dover ottenere un "surplus" primario determinato come era previsto, era calcolato intorno al 4,5% alla fine dell’anno, ma di disporre di un certo margine di flessibilità, anche questo è un compromesso politicamente da interpretare. Diciamo che per la prima volta l’Unione Europea riconosce il fatto che non può imporre misure di austerità laddove il governo, cioè l’autorità politica del Paese, è nettamente contraria ed apre anche la porta ad un altro tipo di misure, che si tratta di vedere, di specificare e di calcolare.

D. – La Grecia sarà in grado di proporre un adeguato piano di riforme?

R. – Sì. Ci sono dei punti sui quali sia i partner europei, sia la Grecia sono d’accordo, e non da oggi, ma da parecchio tempo, che riguardano la riforma fiscale e quindi combattere l’evasione fiscale. Si tratta di riformare l’amministrazione pubblica. Sono tutte riforme che non hanno un costo, anzi potranno avere dei vantaggi per le casse dello Stato. Il problema, fino a ieri, erano le resistenze, diciamo così, di chi era avvantaggiato dall’attuale situazione di immunità fiscale. La volontà politica dell’attuale governo greco bisogna vedere se farà in tempo e se avrà le idee chiare nel procedere. Sicuramente, da parte europea è ben visto questo sforzo, che è anche citato nel documento finale dell’Eurogruppo di ieri.

D. – I greci, i cittadini greci, continuano ad avere enormi problemi nella vita di tutti i giorni. Come l’hanno presa loro tutta questa situazione? Sono così soddisfatti?

R. – Sicuramente, non c’è soddisfazione, ma non c’è neanche delusione. E’ un compromesso, come dicevo prima, complesso, in cui tutti hanno ceduto qualcosa e hanno ottenuto in cambio qualche altra cosa. Adesso, la palla passa veramente in mano al nuovo governo, che dovrà dimostrare di saper approfittare di questo compromesso, di questi margini di manovra che gli ha lasciato l’Unione Europea, di poterli sfruttare al massimo e di poter adempiere ai suoi obblighi verso la parte più tormentata della società greca, quelli che non hanno alcun reddito e che aspettano dal governo un sostanziale aiuto alla crisi umanitaria, di cui abbiamo parlato più volte, che però non può fare adesso perché hanno un costo per le casse dello Stato che non è sostenibile. Quindi, bisogna gestire nella maniera migliore questo margine di flessibilità per arrivare a poter dare quello che è stato promesso prima delle elezioni.

D. – In conclusione, il governo Tsipras deve riuscire a non deludere l’Europa e deve riuscire allo stesso tempo a non deludere e ad aiutare i suoi cittadini. Difficile, ce la faranno?

R. – Sì, è una impresa difficile. Già lo sapevamo prima delle elezioni. Per far capire: Varoufakis, che all’epoca non si pensava che sarebbe stato un ministro, ma semplicemente un economista vicino a Tsipras, che sosteneva Tsipras, aveva detto che il candidato premier avrebbe dovuto promettere ai greci "lacrime e sangue", parafrasando Churchill. In effetti è questa la realtà. Sicuramente, non ci poteva essere un cambiamento miracolistico da un momento all’altro, continua quindi ad essere una situazione difficile. Speriamo almeno di rientrare in una strada che ci porti verso lo sviluppo e verso il benessere, visto che la strada precedente ci ha portato di male in peggio. Questa è la sostanziale differenza.








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