2015-02-21 14:27:00

Omelie, il gesuita Gaetano Piccolo: "Più spazio all'omiletica nella formazione dei preti"


"Credo ci sia una lacuna nell'insegnamento dell'omiletica, di come preparare e come comunicare un'omelia. Il mio invito è che si torni a dare attenzione alla capacità di argomentare in maniera efficace. Forse finora si è pensato che in qualche modo 'ci si aggiusta'. Non si considera l’omiletica un’arte. Come se lo spontaneismo fosse sufficiente. Invece, dai livelli di attenzione che si vedono nelle assemblee, ci rendiamo conto che lo spontaneismo non è utile". P. Gaetano Piccolo - segretario per l'Apostolato Intellettuale della Compagnia di Gesù in Italia e docente di Filosofia alla Pontificia Università Gregoriana - è autore del libro "Lasciarsi leggere dentro. Riconoscersi nei racconti del Vangelo" (Proget Edizioni, 2013), frutto delle sue omelie, che puntualmente continua a pubblicare nel blog da lui ideato 'Rigantur mentes'. Interviene ai nostri microfoni, accogliendo con favore il Direttorio Omiletico, nuovo strumento messo a punto dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti per migliorare il servizio della predicazione liturgica.

"Credo che il tentativo da parte di alcuni sacerdoti di soprendere l'uditorio talvolta con effetti speciali copra il vuoto di contenuti. L’omelia deve partire dalla preghiera del sacerdote; se questi non si lascia toccare e anche mettere in crisi dalla Parola - sottolinea il gesuita - difficilmente potrà dire qualcosa di coinvolgente. La prima cosa è ascoltare Dio".

"Bisogna avere chiarezza interiore, così si saprà raggiungere il cuore delle persone", riprende padre Piccolo, raccontando la genesi del libro. "Quando ero a Padova, direttore dell'Istituto Aloisianum, mi è stato molto d’aiuto ascoltare la gente, le loro domande, le loro situazioni. Chiedevo a loro spunti per le omelie. Le omelie così diventarono frutto di questo ascolto. Decisi di cominciare a metterle in circolazione. Poi nacque il blog e poi il libro". 

S. Ignazio invitava coloro che davano gli Esercizi Spirituali a non spiegare tutto. Allo stesso modo si dovrebbe procedere con le omelie: "Non bisogna dire tutto ma dare delle piste di riflessione", spiega Piccolo. "Bisogna partire dalla domanda fondamentale che ci pone il Vangelo, nella consapevolezza che altri elementi verranno persi, così che lo Spirito Santo possa agire nella persona". 

Qualche altro suggerimento? "Concludere le omelie con una o due domande per fare sintesi, come provocazione. E poi usare un linguaggio iconico, parlare per immagini, tornando alle origini della Chiesa. I padri della Chiesa partivano proprio dalle immagini. Così dovremmo fare anche noi preti". 








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