2015-02-20 13:27:00

Presentato volume "Michelangelo agli Uffizi, dentro e fuori”


Il "Tondo Doni" e il "David". Questi due capolavori dell’arte rinascimentale sono al centro del volume “Michelangelo agli Uffizi, dentro e fuori”, pubblicato da Maschietto editore e presentato ieri ai Musei Vaticani. Un libro nato dall’esigenza dell’autore, Antonio Natali, direttore del museo fiorentino, di guardare queste opere con uno sguardo dettagliato, lontano dalle convenzioni superficiali che le fanno diventare un semplice sfondo per le foto dei turisti. Il servizio di Michele Raviart:

Michelangelo non si riteneva un pittore, eppure il suo “Tondo Doni”, realizzato qualche anno prima degli affreschi della Cappella Sistina, mostrano già un tratto maturo e tecnico. Il "David", invece, fu uno shock per il suo tempo, nel suo essere la prima statua moderna a rifarsi ai modelli classici ellenistici. Due capolavori che contengono dettagli che sfuggono a un occhio distratto e superficiale perché  – come spiega l’autore del volume, il direttore della Galleria degli Uffizi Antonio Natali – nell’arte nulla è raffigurato per caso.

"Come non vedere nel 'David' una figura anomala rispetto alle nostre convinzioni: è un colosso, non è un giovinetto di bell’aspetto. Come non vedere che manca la testa di Golia, che per solito è l’attributo connotativo di Davide. Come non notare che non si vede il sasso e si vede a malapena il laccio della fionda. E così nel 'Tondo Doni': come non accorgersi della presenza di nudi che si tolgono i pochi abiti che hanno, dietro una Sacra Famiglia. Quale è il nesso? Porsi questi quesiti è già un passo avanti rispetto a chi guarda un’opera, cercando di sbalordirsi e basta".

Uno dei punti affrontati nel volume è il rapporto tra i ritrovamenti delle grandi statue classiche a Roma nei primi anni del Cinquecento, custodite ora in Vaticano, con queste opere fiorentine di Michelangelo e i suoi futuri lavori romani, come spiega Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani:

"Si parla proprio di questo, cioè delle relazioni che ci sono – per esempio – tra il 'Tondo Doni' e la Cappella Sistina, che viene subito dopo come cronologia. Oppure, dei rapporti che ci sono fra il David e l’Apollo del Belvedere e il  Laocoonte. Quindi, tutto un sistema di relazioni che legano le opere d’arte più tipiche e più celebri del Vaticano con le opere d’arte di Michelangelo a Firenze".

Il "David" e il "Tondo Doni" sono opere entrate nell’immaginario collettivo, che si rischia di guardare senza passione e curosità. Sfondo per le foto dei turisti, appunto, o come dice l’autore nell’introduzione: “comprimari d’autoscatto”:

"Ormai sono questo, sono celebri, e allora servono ad attestare una nostra partecipazione a un rito collettivo che è quello della visita del museo. E non si cerca più di farci toccare le corde del cuore da quello che si vede. Bisogna attestare che ci siamo stati e allora l’attestato maggiore è chiamarli come testimoni delle nostre fotografie".








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