La guerra in Siria non conosce pause: i curdi hanno conquistato almeno 163 villaggi nell'area intorno a Kobane, vicino al confine con la Turchia, da dove sono stati espulsi i jihadisti dell'Is. Il conflitto va avanti da quasi 4 anni ed ha causato finora la morte di oltre 210mila persone: più di due milioni e mezzo di siriani sono sfollati interni o profughi. Drammatica la situazione ad Aleppo, come ci riferisce il religioso marista Georges Sabe, raggiunto telefonicamente nella città da Hélène Destombes:
R. – La situation humanitaire de la ville d’Alep
est catastrophique de tous les points de vue. ...
La situazione umanitaria della città di Aleppo è catastrofica
sotto tutti gli aspetti. Praticamente, non abbiamo elettricità: ce l’abbiamo solo
un’ora al giorno. Manca il gas, come anche il carburante e il riscaldamento, proprio
adesso che è inverno. La stessa cosa vale per la benzina. I bombardamenti sono incessanti
e i colpi di mortaio arrivano sui civili, su tutti e due i fronti. Tra i morti ci
sono tanti giovani. Aleppo è veramente dimenticata. Ci chiediamo “perché?”. Viene
quasi da pensare a una punizione collettiva … Molte famiglie pensano di abbandonare
la città: ne hanno abbastanza della situazione che vivono. L’orizzonte di Aleppo è
veramente chiuso …
D. – La città è bombardata ogni giorno …
R. – Oui, la ville est bombardée quotidiennement.
…
Si, ogni giorno la città è sotto i bombardamenti.
Non sono i cristiani ad essere presi di mira, ma i quartieri nei quali viviamo. Per
questo i bombardamenti sono continui. La gente è stanca, ha paura, la vita è diventata
carissima … Si ha l’impressione di essere condannati al silenzio e all’oblio del mondo
… Vorremmo riprendere la nostra vita, ma è molto complicato. Ogni giorno, ogni mattina
la gente si sveglia e quando si alza si chiede se la sera riuscirà a tornare a casa,
se non rimarrà sotto a qualche proiettile …
D. – Sappiamo che il sedicente Stato islamico è presente nella regione di Aleppo. Ma è presente anche nella città?
R. – Maintenant, dans la ville elle-même, non.
…
In questo momento, nella città stessa, no. Ma vede,
la minaccia è reale. Le persone hanno paura che la città sia invasa dallo Stato islamico,
da queste forze che sono veramente terribili: ma tutti, sia i musulmani sia noi cristiani
siamo preoccupati.
D. – Lei spera che i piani dell’Onu per gli aiuti umanitari vengano accettati?
R. – Je vais vous dire, les Aleppins sont maintenant
pire que Saint-Thomas. …
Le dirò, in questo momento gli abitanti di Aleppo
sono peggio di San Tommaso. Finché non vedremo dei passi concreti sul terreno, dei progressi nella pacificazione della città che consentano di
far arrivare le derrate alimentari e quindi alle persone di vivere, di riprendere
fiducia, noi non crediamo più a niente. Sono solo promesse, e di promesse ne abbiamo
ricevute così tante … e la gente rimane a subire le conseguenze della guerra. Vogliamo
la pace, ma per quanto riguarda le promesse, dopo tre anni di guerra in questo momento
veramente non vediamo luce all’orizzonte …
D. – Di fronte a questa assenza di prospettive, quali sono le vostre speranze?
R. – Nous croyons dans l’entraide entre les gens,
dans le soutien que les gens …
Noi crediamo nell’aiuto tra le persone, nel supporto
che le persone si danno, gli uni agli altri. Crediamo molto in questo spirito che
regna tra la popolazione, è vero. Bisogna dire che tra di noi c’è una grande solidarietà.
C’è un’altra fiducia. Per il resto, il lumicino di speranza … non so come potremmo
immaginarcelo … Per il momento, non ci riusciamo proprio. Noi ci speriamo, ma in questo
momento è soltanto un punto interrogativo …
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