2015-02-14 16:00:00

Sanremo. Coriasco: musica al centro, Festival "rassicurante"


Si chiuderà questa sera la 65.ma edizione del Festival di Sanremo. Ieri sera, 10 milioni di spettatori per quella che è stata – secondo il direttore di Rai 1, Giancarlo Leone – l’edizione più vista degli ultimi dieci anni. Il successo della manifestazione, condotta quest’anno da Carlo Conti, è stato riportare davanti alla tv il pubblico più affezionato alla kermesse, come spiega al microfono di Michele Raviart, Franz Coriasco, critico musicale e autore televisivo:

R. – Non c’è dubbio che questo Festival sia piaciuto, anche se bisogna sempre ricordare che lo "share" e l’"audience" non sono sinonimo di gradimento. Io credo che la furbizia o l’intelligenza di Carlo Conti sia stata quella di puntare su quello che è il "target" tipico di quelli che al Festival non sanno o non possono rinunciare. In questa edizione si è preferito non rincorrere una "grandeur" – che ormai era forse anche controproducente di questi tempi – ma piuttosto proprio concentrarsi su quello che è lo zoccolo duro dei consumatori del tradizionalismo festivaliero.

D. – Ogni anno si dice: questa edizione del Festival sarà l’edizione dove la musica verrà riportata al centro della manifestazione. Quest’anno sembra essere andata così…

R. – È stato assolutamente così, anche perché fare spettacolo con la “S” maiuscola costa. Detto questo, il problema è stato che nella media la qualità era dignitosa, ma sono mancati pezzi in grado di suscitare delle emozioni più profonde. A mio parere, Sanremo continua a essere il Festival della televisione italiana molto più che della canzone italiana.

D. – C’è qualche canzone che ti ha particolarmente colpito?

R. – Ci sono delle canzoni che ho digerito meglio di altre. Penso a quella di Nina Zilli, o a Malika Ayane, anche il tentativo di Britti di mettere insieme la tradizione melodica italiana con il blues mi è sembrato, tutto sommato, dignitoso. Poi, ci sono delle cose che mi lasciano sempre sorpreso e perplesso nello stesso tempo. Penso al pezzo dei Volo che sicuramente è un brano da esportazione che sottolinea quell’Italia che piace all’estero, per così dire, anche se, visto da qui, è un brano che mi sembra non avesse particolare senso. Però, certamente il talento di quelle voci si sentiva fin dal primo ascolto.

D. – Il successo quest’anno può essere spiegato anche come un bisogno di evasione rispetto alla drammaticità delle notizie che ci sono in questo periodo, o è proprio il Festival stesso a essere una pausa dal mondo reale…

R. – Credo che Sanremo più che ad evadere serva a rassicurare. È una di quelle istituzioni italiane che, nel bene o nel male, comunque si agganciano a un passato diverso e forse anche meno spettrale o inquietante di quello che è il nostro presente.

D. – Chi vincerà questa sera?

R. – Si dice Nek. Dopo di che, la storia recente del Festival dimostra che tutto sommato le vittorie o le sconfitte abbiano un peso relativo su quelli che saranno poi gli esiti dei mercati.Utimamente Sanremo, in quanto a verdetti, lascia il tempo che trova. 








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