Mentre i jihadisti della filiale libica del sedicente Stato Islamico prendono il controllo della città di Sirte, la sorte dei 21 cristiani rapiti in Libia e tenuti da loro in ostaggio rimane al momento sconosciuta. Così ha riferito nella giornata di ieri il Primo Ministro egiziano Ibrahim Mahlab in una dichiarazione – rilanciata dai media nazionali – in cui ha anche ribadito che le autorità egiziane stanno seguendo da vicino la situazione, secondo le istruzioni impartite dal Presidente Abdel Fattah Al Sisi.
Deliranti accuse contro i copti definiti "crociati d'Egitto"
Nella giornata di giovedì - riferisce l'agenzia Fides - i website jihadisti avevano
diffuso il numero 7 di Dabiq, la rivista ufficiale online dell'autoproclamato Stato
Islamico, che pubblica le foto dei rapiti vestiti con tenute arancioni e tenuti in
ostaggio da uomini armati dal volto coperto. L’articolo delirante che accompagnava
le foto lasciava intuire l’intenzione dei jihadisti di trucidare gli ostaggi. Nell’articolo
si accusava i cristiani copti - definiti “crociati d'Egitto” di aver in passato costretto
con la violenza alcune donne copte a rinnegare la propria conversione all’islam. Nel
testo si cita anche la strage compiuta nel 2010 dai terroristi di al-Qaeda nella cattedrale
siro-cattolica di Baghdad, presentata come una prima “vendetta” per le presunte violenze
dai copti in Egitto.
Protesta delle famiglie dei rapiti contro il governo egiziano
Nella giornata di ieri, le famiglie dei copti rapiti – che erano stati sequestrati
nei pressi della città libica di Sirte all’inizio di gennaio – hanno tenuto al Cairo
una manifestazione di protesta contro il governo, da loro accusato di aver trattato
con disinteresse la vicenda.
I copti sarebbero ancora vivi
Intanto, intervenendo telefonicamente a una trasmissione, il consigliere presidenziale
per le questioni tribali Ahmed Taram ha riferito che secondo alcuni capi tribali contattati
in Libia, i copti sequestrati sarebbero ancora vivi, e nelle prossime ore ci sarebbero
ancora margini per tentare una trattativa che porti alla loro liberazione. (G.V.)
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