2015-02-11 14:35:00

Unitalsi: fare di più per abbattere le barriere architettoniche


Alla vigilia della 23.ma Giornata Mondiale del Malato, a Roma, l’Unitalsi ha promosso - ieri sera - un momento  di preghiera dedicato agli ammalati e ai disabili della capitale. L’iniziativa, si è svolta con una processione partita da Piazza di Spagna che si è poi conclusa nella Basilica di Sant’Andrea delle Fratte. Il servizio di Marina Tomarro.

E’ una Piazza di Spagna illuminata dalla luce di migliaia di candele accese quella che ha accolto la statua della Madonna di Lourdes portata in processione dall’Unitalsi. E dietro di lei, tanti i fedeli e gli infermi in carrozzina, molti dei quali ogni anno si recano nella cittadina francese, per pregarla in quella grotta, dove nel 1858 apparve a Santa Bernardette. Ma tanti sono anche i malati che vivono il loro dolore in solitudine lontano da tutti. Alessandro Pinna, presidente dell’ Unitalsi Roma:

R.  – Nella nostra città gli "invisibili" sono tutte quelle persone che non riescono a svolgere nella quotidianità tutti quegli atti che normalmente si devono compiere. Noi, come Unitalsi, dopo aver fatto anche un sondaggio su un target di 1.500 famiglie, ci siamo resi conto che c’è una grossa percentuale di famiglie che non vogliono affrontare le barriere architettoniche che la nostra città si propone. E noi stiamo a fianco di queste persone cercando di aiutarle ad affrontare e a cercare di superare queste barriere.

D. - Ma per i malati cosa si potrebbe e si dovrebbe fare di più?

R. – Spesso ci scordiamo che ci sono persone su una carrozzina o in un istituto che soffrono della solitudine: basterebbe un po’ del nostro tempo per cercare di alleviare anche questo problema grosso della solitudine perché la malattia è anche solitudine. Quando racconto la storia della nostra associazione, dico sempre che da un atto di disperazione è nata una speranza perché il nostro fondatore è andato a Lourdes volendosi uccidere davanti alla grotta. E’ tornato, ha fondato l’Unitalsi, ha detto: se Lourdes ha fatto bene a me farà bene a tante altre persone. Quindi, ecco, questo è quello che mi piace: da un atto di disperazione è nata una speranza per tante persone. Si torna da Lourdes cambiati, sicuramente, guariti nell’anima.

E la Giornata del Malato diventa quindi anche un'occasione per riflettere sulla fragilità della condizione umana. La testimonianza del vescovo ausiliare Lorenzo Leuzzi, delegato per la Pastorale della salute diocesana:

R. – La Giornata mondiale del malato è un’occasione per tutta la Chiesa per riflettere, innanzitutto, di come senza la malattia il Mistero di Cristo non può essere completamente vissuto ma anche per annunciare a tutti che la persona umana vale in tutti i momenti della sua esistenza. Esiste una dignità trascendente della persona umana che prescinde ogni riconoscimento culturale giuridico, perché ogni persona vale per quella che è, e che è Dio stesso che si prende a cuore la vicenda umana. Per cui la Giornata mondiale del malato è una grande occasione non soltanto per riflettere con gli operatori socio-sanitari le loro responsabilità nei confronti di coloro che sono i loro assistiti ma anche per comprendere che una società che non mette al centro di se stessa la condizione di sofferenza e di malattia è una società che non potrà costruire il suo futuro promuovendo tutte le persone quali che siano le loro condizioni.








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