2015-02-11 14:04:00

Ucraina: a Minsk vertice Putin, Poroshenko, Merkel, Hollande


Al via oggi a Minsk il summit dei leader di Russia, Ucraina, Francia e Germania, da cui si attende una soluzione politica alla crisi nell’Est dell’Ucraina, dopo la nuova escalation del conflitto. L’incontro del cosiddetto quartetto “formato Normandia” è stato preceduto, nella notte, dai colloqui tra esponenti di Kiev e dei filo-russi, che avrebbero trovato un accordo preliminare sul cessate il fuoco e il ritiro delle armi pesanti. Ma anche stamane sul terreno si segnalano nuove vittime civili e militari. Il servizio di Marco Guerra:

Circa 500 giornalisti sono presenti a Minsk per il vertice tra Merkel, Hollande, Poroshenko e Putin, con quest’ultimo che ha formalizzato la sua partecipazione solo in giornata. Tutti sottolineano la necessità di una soluzione politica, come ribadito anche nella telefonata avuta ieri sera, su iniziativa americana, tra Obama e il presidente russo. Colloqui telefonici intercorsi poi stamane tra il presidente francese e la cancelliera tedesca, che si sono detti pronti a “tutto per la pace” sebbene sul tavolo rimangano molte questioni irrisolte: dalla definizione della linea del fronte, mutata dopo l’avanza dei filo-russi,  allo status speciale per le regioni separatiste. Soluzioni che non sono ancora a portata di mano e se fallisse Minsk, avvertono fonti Ue, ci sarebbe un inasprimento delle sanzioni alla Russia. Intanto sul terreno non si fermano le violenze, 19 soldati ucraini sono morti nelle ultime 24 ore e questa mattina sei persone sono state uccise dai colpi di artiglieria che si sono abbattuti su una stazione degli autobus a Donetsk. Ma per un commento sul vertice in bielorussia sentiamo Aldo Ferrari, esperto di Russia e Caucaso dell’Ispi e docente alla Ca’ Foscari di Venezia:

R. - Il presupposto di partenza è l’estremo timore che la situazione possa ulteriormente degenerare. La minaccia americana di fornire armi all’Ucraina ha sicuramente alzato ulteriormente il livello di rischio. Si vuole assolutamente scongiurare un’ulteriore escalation e da questo punto di vista forse questa volta c’è davvero la volontà politica di voler arrivare ad una soluzione condivisa e non solo temporanea.

D. - Quindi oggi l’obbiettivo  è un cessate il fuoco o ci si può aspettare un accordo quadro per una soluzione più duratura?

R. - Credo che oggi si tenderà semplicemente a porre le condizioni per il cessate il fuoco. Ma credo che in questo momento ci sia anche la volontà di tentare una soluzione che a partire da questo indispensabile cessate il fuoco riesca a gettare le basi non solo per il superamento del conflitto, ma ancora di più per il recupero delle relazioni tra Russa e Occidente.

D. - Ma quali sono le questioni irrisolte più difficili da affrontare?

R. - Il problema principale è che la Comunità internazionale, in particolare Europa e Stati Uniti, fatica ad accettare la realtà sul campo, vale a dire che la Crimea è persa per l’Ucraina - ormai è parte della Russia - e che le regioni orientali, in particolare il Donbas, andranno sicuramente individuate come zone di statuto speciale di autonomia, se non addirittura andare verso una federalizzazione dell’Ucraina. Dal punto di vista europeo questo è molto difficile da accettare, ma se non si accetta questo processo di federalizzazione i dialoghi falliranno.

D. - Poroshenko è stato invitato al vertice. Che tipo di segnale politico è?

R. - Naturalmente non poteva non esser invitato. La libertà di movimento dell’Ucraina è estremamente limitata. È un Paese che dipende completamente dall’esterno da un punto di vista sia politico che economico. Non invitarlo avrebbe voluto significare esplicitamente il fatto che l’Ucraina non è voce in capitolo ma è solo oggetto di politiche internazionali anziché soggetto. Quindi invitarlo corrisponde sia alla realtà che alla logica delle relazioni internazionali.

D. - Putin e Obama hanno tenuto una conversazione telefonica dove hanno sottolineato l’importanza di una soluzione politica. Anche la Casa Bianca cerca di avere un ruolo in questa trattativa: da una parte mostra i muscoli e dall’altra utilizza le vie diplomatiche...

R. - Sì è così. La politica internazionale è estremamente complessa. Finora i vari attori non sono riusciti a trovare un linguaggio comune. È assolutamente necessario che questo avvenga. Gli Stati Uniti hanno spinto molto contro la Russia a livello di sanzioni, a livello di appoggio incondizionato all’Ucraina,  l’Europa si è accodata. Probabilmente sarebbe il caso di cominciare a riflettere più attentamente verso i passi già compiuti dalla politica estera occidentale sia statunitense che europea. Ci siamo mossi commettendo molti errori e dall’altra parte la Russia si è mossa con la sua consueta aggressività. Entrambe le parti dovrebbero riconsiderare alcuni dei passi già compiuti a mio giudizio.

D. - Intanto sul terreno si continua a combattere. Le conquiste territoriali dei filorussi peseranno sul processo di pace?

R. - Non possono non pesare. Esiste la realtà di una regione dominata da separatisti; in una regione che è comunque abitata in maniera dominante da russi non si può prescindere da questo fatto. Limitarsi ad a agitare la legge internazionale, il diritto internazionale, può essere legittimo dal punto di vista dei principi ma non per giungere ad una soluzione.








All the contents on this site are copyrighted ©.