2015-02-08 10:29:00

Svizzera, Domenica del malato. Vescovi: dignità in ogni vita


"Quale grande menzogna si nasconde dietro certe espressioni che insistono tanto sulla 'qualità della vita', per indurre a credere che le vite affette gravemente da malattia non sarebbero degne di essere vissute!". Si apre con una citazione del messaggio del Papa per la 23.ma Giornata mondiale del malato la nota della Conferenza episcopale svizzera (Ces), diffusa in vista della Domenica del malato, che nel Paese elvetico ricorrerà il prossimo 1° marzo.

Circondare i malati di affetto e stima
“Il Papa - scrivono i presuli - perora la causa di un impegno accresciuto nei confronti degli ammalati; ed effettivamente l'esperienza insegna che le idee suicide o l'impressione di esser soltanto un peso scemano o svaniscono del tutto nei malati circondati da affetto e stima”. “Con le persone gravemente malate o in fin di vita - continua la nota - non possiamo far altro che restare loro accanto, in silenzio e tenendole per mano. Ma questo vale tantissimo”. Quindi, la Ces richiama la possibilità di ricorrere a terapie adatte contro il dolore, mantenendo “un'adeguata qualità di vita grazie alle giuste misure palliative che aiutano nelle ultime fasi della vita”.

Anche nel dolore si sperimenta la grazia di Dio
Se la morte avviene “in un ambiente caratterizzato da amore, compassione, umanità”, sottolineano i presuli elvetici, essa non viene più intesa come una sconfitta, bensì come “una parte integrante della vita, come il nascere”. Non solo: “Spesso una malattia diventa cammino di riconciliazione con se stessi, con Dio, con chi ci è caro” e “nessuno dovrebbe rinunciare a questa possibilità togliendosi volontariamente la vita e lasciando familiari ed amici nell’impotenza”. Aiuto ed accompagnamento e non eutanasia, chiedono dunque i vescovi, perché “persino nel dolore si può sperimentare la grazia di Dio”.

Importanza del servizio ai sofferenti
Il messaggio episcopale si conclude con una preghiera alla Vergine Maria affinché interceda per gli ammalati e per tutti coloro che se ne prendono cura, così che “nel servizio al prossimo sofferente e attraverso la stessa esperienza del dolore” gli uomini possano “accogliere e far crescere la vera sapienza del cuore".(I.P.)








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