2015-02-06 14:13:00

Ucraina: aperto corridoio umanitario, ma la guerra continua


Difendere la pace in Europa: per la cancelliera tedesca Merkel questo è l’obiettivo del piano per la crisi Ucraina che oggi assieme al presidente francese Hollande consegnerà al capo del Cremlino, Putin. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

Occhi puntati su Mosca dove nel pomeriggio si terrà l’atteso incontro tra i leader di Germania, Francia e Russia che secondo gli osservatori rappresenta l’ultimo tentativo di risolvere la crisi per via diplomatica, dopo il fallimento dei colloqui di Minsk. I media di russi già discutono dei contenuti del piano anche se la cancelliera tedesca Merkel ha spiegato che potrebbero servire ulteriori incontri per un cessate il fuoco, traguardo auspicato anche al termine del vertice di ieri a Kiev con il presidente ucraino Poroshenko. E’ certo – ha affermato la Merkel prima di partire per Mosca – che l’obiettivo è di “difendere la pace in Europa”. Il primo passo è “trovare un accordo globale”, ha aggiunto il capo dell’Eliseo Hollande mentre l’Europa potrebbe decidere di inasprire le sanzioni nei contro la Russia durante Consiglio dei ministri degli Esteri di lunedì. Invece, domani a Monaco, a margine della conferenza internazionale sulla sicurezza, potrebbe esserci un faccia a faccia tra il ministro degli Esteri russo Lavrov e il segretario di Stato americano Kerry il quale in queste ore ha ricordato che resta sul tavolo l’opzione di armare Kiev. Il Cremilino, dal canto suo, ha avvertito la Nato: il via libera al rafforzamento della sua presenza nell’Est Europa costituisce un grande rischio per Mosca che ne terrà conto a livello di pianificazione militare.

Nella zona orientale dell’Ucraina si continua a morire. Nelle ultime 24 ore si contano almeno 3 vittime a Donestsk, mentre le forze di Kiev hanno annunciato l’uccisione di una sessantina di miliziani filorussi. Il tutto nonostante il corridoio umanitario aperto oggi a Debaltseve per consentire l’evacuazione dei civili. Sulla valenza di questa iniziativa Eugenio Bonanata ha intervistato Gabriele Eminente, direttore generale di Medici Senza Frontiere:

R. – E’ una buona notizia. La zona di Debaltseve è una delle zone più critiche del conflitto e del fronte; è una cittadina di poco meno di 30 mila abitanti, all’incrocio tra due importanti arterie stradali e ferroviarie del Paese, e per questa ragione pesantemente bombardata nell’ultimo periodo. La gran parte della popolazione aveva già abbandonato la città, ma c’è comunque una parte che è rimasta che era difficilmente raggiungibile e quindi a forte rischio. Il fatto di assicurare alla popolazione civile di mettersi al sicuro, è una delle due richieste più pressanti che Medici senza Frontiere sta facendo alle parti in conflitto. L’altra richiesta è quella di interrompere ogni forma di bombardamento a strutture ospedaliere, cosa che purtroppo è avvenuta molto frequentemente e non più di due giorni fa a Donetsk, e più in generale di interrompere bombardamenti o attacchi che prendano di mira civili.

D. – Qual è la situazione umanitaria nel Paese?

R. – Noi abbiamo, in questo momento, cinque squadre attive in maniera mobile sul territorio, lungo la linea del fronte, e abbiamo portato assistenza, supportando in vario modo circa 100 strutture mediche, da grandi ospedali a strutture più piccole, magari in zone più remote. Quello che vediamo sono situazioni in cui ci sono strutture che purtroppo non sono più funzionanti, di nuovo a Debaltseve ma non solo: è uno di questi casi è l’ospedale di Marinka che è stato colpito da bombardamenti e quindi in parte non è più attivo. Un altro problema enorme che stiamo verificando è una crescente mancanza di farmaci: mancano farmaci salvavita, mancano – purtroppo – anestetici … Un terzo tipo di attività che prestiamo in questo momento è anche il supporto psicologico alla popolazione, sia ai singoli sia a livello di gruppo, perché è una popolazione segnata da ormai dieci mesi di conflitto pesantissimo.

D. – Cosa dire del flusso di civili che ogni giorno si reca presso gli ospedali?

R. – Purtroppo di sono stati anche bombardamenti che hanno preso di mira persone in fila che erano in attesa di ricevere aiuti umanitari, aiuti di carattere sanitario ma non solo: anche distribuzione di cibo, perché ci sono ampie zone in cui manca il cibo; e distribuzione di coperte o comunque di altri beni che possano essere utili in questo contesto. Non vorrei neanche dimenticare un’altra particolarità importante di quella zona: la zona dell’Est dell’Ucraina nella quale c’è un numero percentualmente molto rilevante di sieropositivi e c’è un’incidenza anche molto rilevante di affetti da tubercolosi, in particolare tubercolosi multiresistente, ovvero tubercolosi che resiste al trattamento attraverso i farmaci tradizionali. Quindi è veramente una situazione estremamente complessa che – anche questo non va dimenticato – ha fatto fino a oggi 5 mila vittime, oltre 11 mila feriti e si stima che 600 mila persone abbiano lasciato l’Ucraina a causa di questa guerra, e che ce ne sia quasi un milione, invece, che ha dovuto spostarsi all’interno del Paese, quindi sfollati interni, che hanno comunque dovuto lasciare le loro case a causa del conflitto per trovare rifugio altrove.

D. – Cosa vi aspettate dalla diplomazia?

R. – Per noi l’aspetto fondamentale è che le parti in conflitto riconoscano il diritto di un’organizzazione come Msf a operare, dal punto di vista medico-umanitario, nelle zone di conflitto stesse, e con Msf naturalmente le altre organizzazioni – non molte, purtroppo – ma quelle che sono presenti in quell’area. Questo per noi vuol dire cessare ogni tipo di bombardamento e attacco a obiettivi civili e in particolare cessare gli attacchi agli ospedali e consentire alla popolazione civile di raggiungere posti sicuri.








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