2015-02-06 14:42:00

Immigrati. Jrs: vite più importanti di controlli frontalieri


Era esattamente un anno fa, il 6 febbraio 2014, quando la polizia di frontiera spagnola faceva fuoco con proiettili di gomma su un gruppo di migranti che stava tentando di raggiungere a nuoto, dal Marocco, la spiaggia di Tarajal nell'enclave spagnola di Ceuta. Quattordici i migranti morti, tutti gli altri respinti immediatamente in Marocco mentre, per legge, avrebbero dovuto avere l'opportunità di chiedere asilo. A un anno da tale drammatico episodio, il Servizio dei Gesuiti per i rifugiati (Jrs) e il Servizio dei Gesuiti per i migranti della Spagna chiedono vie di accesso sicure e legali all'Europa. 

Rispettare dignità e diritti dei migranti
“La violenza di uno Stato contro migranti inermi sul confine tra Spagna e Marocco è inaccettabile e deve finire immediatamente”, scrive in una nota il Jrs, evidenziando come il tragico episodio di Tarajal rappresenti “un forte segnale del fatto che la Spagna e gli altri Stati membri dell'Unione Europea sono ben lontani dal rispettare la dignità e i diritti umani dei migranti forzati”. "Si dovrebbe una volta per tutte far luce – continua la nota – su questa grave violazione dei diritti umani ed evitare che episodi del genere si ripetano”.

Anteporre la vita umana al controllo delle frontiere
"Il controllo dei confini europei non può essere assicurato a qualsiasi costo”, ribadisce il Jrs, ricordando poi che la legislazione dell'Ue vieta i respingimenti collettivi. Di qui, l’appello agli Stati dell’Unione Europea ad “agire con urgenza per creare vie di accesso sicure e legali che consentano alle persone in fuga dai conflitti di arrivare in Europa”. “Chiediamo alle istituzioni dell’Ue e agli Stati membri – conclude la nota – di anteporre la vita umana al controllo delle frontiere. (I.P.)








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