2015-02-05 12:29:00

Zambia. I vescovi: dopo le elezioni, pace e democrazia


Zambia. Vescovi: promuovere pace e democrazia, no a tribalismi
Promuovere la pace e la democrazia nello Zambia, lottando contro i tribalismi e le divisioni partitiche: questo il “mandato” che la Conferenza episcopale del Paese (Zec) affida al nuovo capo dello Stato, Edgar Lungu, eletto il 20 gennaio scorso. In una nota diffusa successivamente alle votazioni e siglata da mons. Telesphore George Mpundu, presidente dei vescovi, la Zec si congratula per il processo elettorale svoltosi, in quanto prova “della maturazione di una cultura democratica” nella nazione, un risultato del quale “andare fieri”. Allo stesso tempo, però, i presuli esprimono l’auspicio che ora “si lavori uniti per migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini del Paese, in particolare dei poveri e dei deboli all’interno della società”.

Allarme astensionismo, segno di sfiducia nelle istituzioni
In un’ottica di “riconciliazione nazionale”, poi, la Zec esorta “tutti i cristiani e tutta la popolazione ad abbracciare lo spirito di perdono come inestimabile eredità da lasciare ai posteri”. Guardando, inoltre, alle tensioni registrate in alcuni schieramenti politici, i presuli sottolineano che la popolazione “è stanca di promesse elettorali non mantenute”, il che ha causato “una perdita di fiducia, un’apatia” nei confronti dei partiti e delle procedure di voto. L’affluenza alle urne, infatti, è stata del 34%, in forte calo rispetto alle consultazioni precedenti. “Chiediamo a tutti di identificare e affrontare con urgenza le cause di questa apatia – sottolineano i vescovi – perché in democrazia contano i numeri, senza i quali la legittimità dei risultati elettorali viene sono messa in discussione”.

No al tribalismo, la diversità culturale è una ricchezza
Un ulteriore appello la Zec lo lancia contro il persistere del tribalismo, “realtà che non si può ignorare” perché ha portato alla “polarizzazione” tra i due principali partiti contendenti: il Patriotic Front (Pf) del vincitore Lungu, rappresentante della minoranza "nsenga", e lo United Party for National Development (Undp) dello sconfitto Hakainde Hichilema, esponente dei "tonga", gruppo radicato nel sud dello Zambia. Ma i vescovi sottolineano che “le 72 tribù presenti nella nazione e che parlano 43 lingue diverse non sono una maledizione, bensì una benedizione di Dio”. A Lui, dunque, bisogna essere grati per “questa ricca diversità culturale che rafforza il Paese attraverso la stima reciproca”. A cinquant’anni dal conseguimento dell’indipendenza, scrive ancora la Zec, lo Zambia “ha visto una rapida integrazione etnica” e quindi, “qualunque politico tenti di puntare sul tribalismo per ottenere un incarico istituzionale o emarginare l’opposizione risulta irrimediabilmente antiquato”. Tanto più che, esorta la Chiesa di Lusaka, “la scelta di leader pubblici deve basarsi sul merito di ciascuno e non sull’appartenenza tribale, la razza, il colore o lo schieramento politico”.

Appello all’obiettività dei mass media
Allo stesso tempo, i presuli condannano ogni forma di violenza elettorale, definendola “una forma di ammissione di paura o di fallimento per impressionare o conquistare l’elettorato”; denunciano “fortemente” gli scontri che hanno preceduto le consultazioni e ribadiscono “appassionatamente la necessità di mantenere la pace” nel Paese. Anche i mass-media vengono chiamati in causa: i vescovi ricordano il loro “ruolo vitale nell’informare ed educare la popolazione”, ruolo che deve essere portato avanti in modo “scrupolosamente professionale, obiettivo, responsabile, etico e super partes”, in quanto “indispensabile pilastro di una "governance" democratica”. “I cittadini dello Zambia amano la pace e desiderano vivere in armonia gli uni con gli altri. Tale delicato equilibrio – aggiunge la Zec – deve essere protetto” ed è per questo che i presuli denunciano “l’uso improprio della stampa per distruggere la nazione attraverso la disinformazione ed il sensazionalismo irresponsabile, invece di costruirla attraverso l’emancipazione della popolazione e la corretta informazione”.

I sacerdoti non si schierino politicamente
Un richiamo particolare viene lanciato anche ai sacerdoti, affinché non si schierino politicamente ma ricordino sempre che la Chiesa rappresenta “una voce profetica in difesa dei poveri”. Infine, ribadendo la necessità di accelerare le riforme costituzionali, la Chiesa di Lusaka conclude il suo messaggio con un ulteriore appello alla promozione della pace e della serenità nella nazione, perché “senza pace non c’è sviluppo”. (I.P.)








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