2015-02-03 15:54:00

Mattarella. Commenti di padre Costa e Antonio Baggio


Quello sull’unità nazionale è stato tra i passaggi forti del discorso del neopresidente, Sergio Mattarella. Alessandro Guarasci ha sentito sul punto padre Giacomo Costa, direttore di Aggiornamenti Sociali:

R. – Ha emozionato con questo calore discreto con cui parla. Ha sottolineato i valori che uniscono, tutti i valori costituzionali, declinati dettagliatamente in diritti e doveri anche, sottolineando soprattutto l’insieme, questo della unità del Paese. L’insieme è veramente il volto concreto della democrazia, che dà il benvenuto a gli stranieri, che ricorda vittime italiane di religione ebraica, che include veramente tutti in un progetto democratico.

D. – Appunto, il presidente Mattarella ha fatto un richiamo alla coesione sociale del Paese messa in pericolo anche dalla crisi economica. Dalla presidenza della Repubblica potrà arrivare uno stimolo per far ripartire anche la situazione economica del Paese?

R. – E’ stata molto interessante l’articolazione dell’economia con l’attenzione alla situazione sociale delle famiglie e tutte le difficoltà. Per cui, sicuramente, più volte ha ricordato il ruolo e i sacrifici anche delle imprese, anche delle piccole e medie imprese che partecipano alla costruzione di un Paese, però è stato ben chiaro che questo rilancio economico passa anche attraverso e, forse, imprescindibilmente, da un riconoscimento e un sostegno a tutte le situazioni di difficoltà della gente. Le ha nominate, anche queste, molto, nei dettagli: tutte le ferite, all’inizio del suo discorso, del tessuto sociale, le ingiustizie, le povertà le solitudini, i giovani, il sud….

D.  – Padre Costa, il fatto che lui abbia citato la famiglia come risorsa fondamentale della società vuol dire, appunto, che il presidente vuole riconoscere  il ruolo di questo soggetto nella nostra società?

R.  – Se lui cerca di incarnare e di dare questo volto alla Costituzione non può che, chiaramente, dalla sua posizione, sostenere la famiglia, il ruolo centrale in questo movimento di solidarietà che è chiamato a generare uno sviluppo. Non soltanto si è posto come garante di diritti, ma come un’istituzione che riconosce le aspirazioni e le difficoltà delle famiglie e di tutti gli italiani.

Un discorso alla nazione, quello del capo dello Stato, Sergio Mattarella, carico di cultura istituzionale e costituzionale, di valori etici e morali. Luca Collodi ne ha parlato con il politologo Antonio Maria Baggio, docente di Filosofia Politica all’Istituto universitario “Sophia” di Loppiano (Fi)  fondato da Chiara Lubich:

R. – Attraverso i saluti, Mattarella, ha fatto una specie di lezione di diritto costituzionale implicita, perché ha richiamato l’importanza dei diversi poteri, a partire dalla Corte Costituzionale e tutte le magistrature. Ha salutato il governo, ma ha fortemente sottolineato il ruolo del parlamento, richiamando anche alla necessità di tornare alle procedure ordinarie: cioè un parlamento che elabora le leggi e che non viene chiamato soltanto a ratificare ciò che il governo ha deciso. Questo ruolo forte della Costituzione deve essere visto anche all’interno della profonda scelta democratica di Mattarella, perché tutti i punti che egli elenca nel suo discorso – sia come diritti, sia come doveri – sono tutti punti attraverso i quali, se si realizzano i diritti e i doveri, matura la democrazia stessa.

D. – Uno degli aspetti , più volte ricordato nel discorso alla nazione, è il rispetto della Costituzione…

R. – Sì, perché viene definita come il risultato del patto sociale degli italiani. Quindi, ciò che rappresenta l’unità della nazione. Una cosa che si può notare dal suo discorso è che questa unità nazionale non è astratta, ma è intesa proprio come unione dei cittadini. E questo in tantissimi campi: sottolinea la ricostruzione dei legami sociali, l’importanza delle comunità intermedie e nomina, all’interno di queste comunità, anche le comunità di immigrati. Perfino quando cita la lotta alla mafia e sottolinea che abbiamo avuto degli eroi, come Falcone e Borsellino, spiega che la lotta è una lotta comune, non è solo questione di eroi isolati.  Vorrei sottolineare una cosa su cui si è dibattuto prima dell’elezione del presidente: Mattarella non è stato scelto perché cattolico, è stato scelto per la sua storia politica, per le garanzie che dà, per quello che è politicamente. Ma nella filigrana del suo discorso si ritrovano punti essenziali della Dottrina sociale cristiana, dal bene comune al principio di sussidiarietà, alle comunità intermedie di cui abbiamo parlato ora. Direi che è un ritorno importante di una cultura cattolica opportunamente inserita in un contesto politico democratico.

D. – Prof. Baggio, si è trattato di un discorso laico, non c’è mai stato alcun riferimento a Dio. Forse si richiama quella che era la tradizione politica laica della Democrazia cristiana…

R. – E’ un ritorno della tradizione democristiana, vorrei direi “purificata” anche dal travaglio storico che ha passato. Ritorno alla Democrazia cristiana non come partito, non come istituzione, non come bandiera. Ma  si vede come la Democrazia cristiana abbia trasmesso una cultura al Paese. Ci sono ancora uomini in grado di proseguire questa scuola.

D. – L’unica citazione è stata per Papa Francesco contro la corruzione…

R. – Sì. Ha preso da Francesco una argomentazione specifica e importante: quando il Papa parla di persone che hanno dei modi, diciamo, buoni, ma si comportano male. Per un uomo come lui, è il primo siciliano che arriva alla presidenza della Repubblica, che ha visto come la mafia può apparire perbene e vivere invece,  per così dire per il male, è dire ciò che pensa attraverso le parole del Papa, manifestando in questo modo  anche un comune sentire. Anche qui da sottolineare il rispetto con il quale Mattarella ha citato Papa Francesco: come presidente della Repubblica, sembra voler continuare la tradizione sana e importante di rapporti positivi tra Stato e Chiesa che abbiamo vissuto con tutti gli ultimi presidenti.

D. – Prof. Baggio, Mattarella può rinnovare, in tempi di crisi e antipolitica, il patto tra popolo e istituzioni?

R. – Può provarci. Certamente, lo ha messo al centro di questo suo discorso. Il suo riferimento all’arbitro imparziale, che però deve essere aiutato dalla correttezza dei giocatori, è un segnale molto chiaro. Se questo suo discorso verrà applicato durante il settennato, credo che avremo un ulteriore sforzo da parte della presidenza della Repubblica nel far rispettare le regole.

D. – Mattarella arbitro ma non notaio…

R. – Direi di sì. Un arbitro disposto ad intervenire quando è il momento. Non gli sarà concesso di essere passivo, perché la situazione politica italiana è talmente fragile e instabile che avrà – a più riprese – bisogno di un punto di riferimento solido come il presidente Mattarella.








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