Il prossimo 6 febbraio si terrà a Baghdad la cerimonia di ordinazione dei due nuovi vescovi della Chiesa caldea: mons. Emanuel Hana Shaleta, vescovo della diocesi canadese di Sant’Addai e di mon. Basel Yaldo che sostituirà, come vicario patriarcale a Baghdad, mons. Jacques Isaac che già lo scorso anno aveva raggiunto i 75 anni di età.
Il caso dei sacerdoti trasferitisi senza
permesso nelle più sicure diocesi occidentali
Il giorno dopo si terrà un Sinodo straordinario con vari punti in programma. Tra questi le decisioni prese nel Sinodo caldeo del 2013
per il gruppo di sacerdoti e monaci che nel corso degli ultimi anni avevano lasciato
le proprie diocesi e le proprie case religiose in Iraq senza il permesso dei superiori
e si erano trasferiti negli Usa e in altri Paesi occidentali, per svolgere il loro
inistero, nelle 'più sicure' diocesi della diaspora caldea.
Le misure canoniche disciplinari
Lo scorso ottobre, il patriarca Louis Raphael Sako aveva pubblicato un decreto in
cui ordinava loro di rientrare in patria o di concordare con vescovi e capi delle
comunità la regolarizzazione del proprio trasferimento. Il mancato accoglimento delle
disposizioni patriarcali avrebbe fatto scattare misure canoniche disciplinari come
la sospensione dal servizio sacerdotale e l’annullamento di ogni forma di retribuzione.
Ma a tutt'oggi, nella maggior parte dei casi, le indicazioni del Patriarca sono state
disattese.
La Chiesa caldea ha bisogno di sacerdoti
capaci e fedeli
In un’intervista su Baghdadhope il patriarca Sako spiega che i monaci “dovranno tornare
in monastero per riprendere la vita monastica di preghiera e riflessione cui si sono
votati; non è concepibile, infatti, che essi operino come sacerdoti diocesani". Il
loro ritorno dovrà essere valutato caso per caso, perché, dichiara il patriarca Sako,
“la Chiesa ha bisogno di sacerdoti capaci e fedeli, è meglio che chi non lo è, la
abbandoni di sua volontà” .
Chi fugge nega ai fedeli iracheni il necessario
conforto morale e spirituale
“Attualmente – riferisce nell’intervista il patriarca Louis Raphael - in Iraq vivono
circa 400mila cristiani di cui più della metà caldei, e questi ultimi possono contare
su 75 sacerdoti diocesani e 15 monaci. Una realtà in sofferenza, visti gli avvenimenti
degli ultimi anni, che ha bisogno di tutte le forze che la Chiesa può mettere in campo.
Un sacerdote o un monaco che fugge non solo dà un cattivo esempio, ma nega ai fedeli
in patria quel conforto morale e spirituale che oggi è più che mai necessario”. (R.P.)
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