2015-01-30 15:04:00

Roma. Dostoevskij conclude le "Letture teologiche" in Diocesi


Con le riflessioni su «Fëdor Michajlovic Dostoevskij. L’Idiota», si sono concluse ieri sera le tre letture teologiche  promosse dalla diocesi di Roma. Gli incontri, che si sono svolti nel Palazzo Lateranense, hanno avuto come filo conduttore per questa quinta edizione “I grandi classici della letteratura cristiana”. Marina Tomarro ha intervistato Robert Cheaib, docente presso la Pontificia Università Gregoriana sulla figura del Principe Myškin il protagonista del romanzo “L’idiota”:

R. – Il principe Myskin è una figura enigmatica, come le grandi figure di Dostoevskij, quindi da un lato raffigura qualche aspetto di Cristo - raffigura la bontà, la misericordia, l’immolazione - e dall’altro rimane una figura enigmatica, ovvero una figura che non rispecchia Cristo, perché ha un amore che non riesce ad essere realmente concreto, realmente salvifico. Quindi, in qualche modo, è un simbolo che richiama Cristo.

D. – La bellezza salverà il mondo. Ma quale bellezza può salvare il mondo attuale?

R. – Qual è la bellezza che salva il mondo? Lo dice Dostoevskij in quella che lui chiama “la mia professione di fede”: non c’è niente di più bello, di più simpatico, di più santo. Mette una serie di attributi positivi di Gesù Cristo. Per dare un’immagine che renda bene l’idea, utilizzo un’immagine che offre Soloviev, che dice: “Per capire la bellezza ragioniamo sul carbonio e sul diamante: entrambi hanno la stessa composizione, ma mentre il carbonio spegne la luce, il diamante la riflette”. Quindi la bellezza che salva il mondo è la bellezza che accoglie il dono di Dio.

D. – Qual è l’insegnamento de L’idiota, che lo rende attuale?

R. – La grande lezione è quella di educare ad un amore che è allo stesso tempo eros ed agape, quindi un amore che sa appassionarsi senza soffocare l’altro. L’amore di Myskin è un richiamo alla nostra ricerca di amare, che non deve essere soltanto la ricerca di possedere, ma anche di darsi.

Ma ascoltiamo il vescovo ausiliare Lorenzo Leuzzi, tra gli organizzatori delle Letture Teologiche, per un bilancio delle tre serate, che hanno avuto come filo conduttore i grandi classici della letteratura cristiana:

R. – Le letture teologiche quest’anno ci hanno offerto un vero e proprio percorso spirituale a partire dalla riscoperta di Dio, della sua presenza nella storia e poi della presenza di Dio nella vita di ciascuno di noi. Questa ricerca della bellezza, che è connaturale nella vita dell’uomo, l’uomo può viverla nell’incontro con Cristo. Un itinerario, dunque, molto importante che aiuta la vita di ciascuno di noi ad una profonda verifica se davvero noi siamo testimoni della stessa bellezza di Cristo.

D. – Le tre letture hanno trattato i tre grandi classici: la Divina Commedia, i Promessi Sposi e L’idiota. Qual è il suo preferito tra i tre?

R. – Credo che I Promessi Sposi siano il testo che più mi ha accompagnato durante il mio percorso. Credo, quindi, che il ritorno alla lettura de I Promessi Sposi possa essere un grande aiuto per i giovani, che non sempre, tante volte, riescono a vedere fin dove il percorso sia affidato alla propria responsabilità e dove invece inizi la gratuità della presenza di Dio. 








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