2015-01-30 13:01:00

Quirinale: nulla di fatto anche nel secondo scrutinio


Proseguono a Montecitorio le votazioni delle Camere in seduta comune per eleggere il presidente della Repubblica italiana: alle 15.00 la terza tornata. Come previsto, anche il secondo scrutinio di questa mattina si è risolto in un nulla di fatto. Il Pd in modo compatto candida dalla quarta votazione Sergio Mattarella. Ma per Berlusconi il premier Renzi tradisce il patto del Nazareno. Servizio di Giampiero Guadagni:

Una lunga giornata di confronti a margine delle votazioni di oggi. Il premier e segretario del Pd Renzi è alla ricerca della più larga convergenza possibile sul nome di Sergio Mattarella. Ieri Renzi ha chiesto e ottenuto dall’assemblea dei grandi elettori del suo partito unità sulla candidatura del giudice della Corte costituzionale, ex ministro e padre della riforma elettorale del ’93. Uomo della legalità e della politica con la P maiuscola, lo ha definito il presidente del Consiglio. Dalla quarta votazione in programma domattina, nella quale basterà la maggioranza assoluta, voteranno per Mattarella anche gli altri partiti di centrosinistra, il Sel di Vendola e probabilmente anche il gruppo di fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle. Un numero sulla carta sufficiente per l’elezione. Anche senza  il sostegno di Forza Italia e di Area Popolare, il raggruppamento che comprende Nuovo Centrodestra e Udc: un no che non riguarda la persona di Mattarella, infatti non sarà contrapposto un altro candidato. Quanto il metodo utilizzato da Renzi. Berlusconi lo accusa di avere scelto da solo e di avere così tradito il patto del Nazareno sulle riforme. Ma Berlusconi deve anche fronteggiare la contestazione interna a Forza Italia da parte di chi, come Fitto, quel patto aveva sempre osteggiato. Molto critico con il premier anche Alfano, leader del Nuovo centrodestra e ministro dell’Interno, per il quale però non è in discussione l’alleanza di governo. Renzi comunque si dice convinto che a Berlusconi non conviene la rottura sulle riforme e che il governo arriverà a fine legislatura. Ma il premier si trova a dover gestire di fatto tre maggioranze diverse: una di governo, appunto con Area Popolare e Scelta civica; una sulle riforme, che coinvolge Forza Italia; e quest’ultima che si sta formando per il Quirinale, costruita anche insieme alle forze politiche di sinistra. Una sfida complessa, che sarà più chiara dopo l'elezione del presidente della Repubblica.








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