2015-01-26 14:07:00

Ucraina: vittime nel sudest. Minatori bloccati sotto terra


Si combatte senza sosta nell’Ucraina orientale, mentre tutto il Paese è in stato di massima allerta, ha detto il premier Arseniy Yatseniuk. All’indomani della giornata di lutto nazionale indetta dalle autorità di Kiev per i 30 civili morti nell'attacco missilistico separatista di sabato contro Mariupol, città portuale del Sud-Est, nelle ultime ore nella regione sono stati uccisi sette militari governativi. Altre due vittime a Donetsk, per bombardamenti su postazioni filo russe che hanno causato anche un’interruzione d’elettricità: per questo, al momento 500 lavoratori rimangono bloccati sotto terra, in una miniera di carbone. Le violenze si sono intensificate negli ultimi giorni, nonostante il cessate il fuoco sottoscritto a Minsk a settembre scorso. Il presidente statunitense Barack Obama si è detto preoccupato per la violazione della tregua, proprio mentre Papa Francesco - all’Angelus domenicale in Piazza San Pietro - ha rinnovato il proprio accorato appello “perché si riprendano i tentativi di dialogo e si ponga fine ad ogni ostilità”. In queste ore la Nato si riunisce a Bruxelles per un vertice straordinario, mentre il presidente russo Putin accusa Kiev di rifiutare una soluzione politica alla crisi. Della situazione sul terreno hanno poi parlato telefonicamente stamani il presidente ucraino Petro Poroshenko, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il capo di Stato francese Francois Hollande. Ribadita la necessità del rispetto di un cessate il fuoco. Ce ne parla Riccardo Mario Cucciolla, studioso dell’Istituto di studi avanzati IMT di Lucca ed esperto di area ex sovietica, intervistato da Giada Aquilino:

Trovare al più presto accordo per una tregua
R. – Adesso c’è l’esigenza di trovare al più presto un altro accordo per il cessate il fuoco, dopo che sono saltati anche le intese dello scorso mercoledì, a Berlino, dove si sono incontrati i ministri degli Esteri di Russia, Ucraina, Francia e Germania, perché non sembrano aver portato ad un punto di svolta. Rimane un problema sostanziale che è quello appunto di trovare una soluzione non soltanto di breve periodo ma anche per il lungo termine. E una soluzione non può che non essere federale, ma deve contemplare anche la Crimea e questo non sembra che sia ancora sul tavolo dei negoziati.

Situazione strategica complessa
D. – Come può essere analizzato l’attuale momento di crisi?

R. – Sul piano strategico siamo in una situazione molto complessa. Innanzitutto, sembra sempre più difficile credere alla versione che i separatisti nel Donbas siano fuori del controllo di Mosca. La posizione russa, al momento, è quella di prendere più tempo possibile e tenere una situazione di conflitto congelato; un po’ come era avvenuto nei conflitti in Abkhazia, in Ossezia del sud o anche nella Transnistria, in modo da poter creare uno Stato cuscinetto alleato, che riuscirebbe a creare un ricongiungimento territoriale con la Crimea, la quale attualmente comporta pure un costo più che oneroso al bilancio di Mosca. Inoltre, c’è un interesse russo a tenere il conflitto congelato, un interesse di destabilizzazione dell’Ucraina, nel momento in cui si sta negoziando un possibile ingresso nella Nato. Dal punto di vista di Kiev, questa è una situazione molto complessa perché l’esercito ucraino si trova in una sorta di cul de sac: i militari non possono avanzare ulteriormente in quanto temono una situazione simile a quella che si è creata in Crimea a marzo – cioè, improvvisamente iniziano ad apparire truppe senza insegne, di cui ovviamente si sa la provenienza - e, soprattutto, l’Ucraina ancora non ha un supporto logistico da parte dell’occidente. Al momento, la risposta più forte è stata quella di Federica Mogherini, l'Alto rappresentante Ue per la Politica estera, che ha promesso di inasprire ulteriormente i rapporti tra l’Unione europea e la Russia.

Mobilitazione internazionale è importante
D. – Sono state indette riunioni straordinarie da parte della Nato, da parte dei ministri degli Esteri europei. A queste si aggiungono gli appelli del Papa, la preoccupazione di Obama… Quanto è importante questa mobilitazione internazionale?

R. – La mobilitazione internazionale è importante. Adesso gli ucraini ricercano - e non ottengono al momento - un supporto materiale e un supporto diplomatico effettivo, perché nessuno potrebbe mai accettare una soluzione di smembramento dell’Ucraina. Ricordiamoci anche che i Paesi europei, nonché gli Stati Uniti, si sono impegnati negli anni ’90 per mantenere l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Quello è già un punto su cui non si può cedere.

Incertezza nel Sud-Est
D.  – Di fatto sul terreno nel Sud-Est dell’Ucraina la situazione poi qual è?

R. – Di grande incertezza, nel senso che ci sono truppe di separatisti, al momento, che sembrano essere fuori controllo, che hanno annunciato un’offensiva su vasta scala, soprattutto dopo l’episodio di Donetsk, dove sono morti 13 civili sotto i colpi dell’artiglieria, probabilmente di Kiev. Attualmente permane una situazione di grande incertezza, in cui nessuna delle due parti si vuole più di tanto scoprire e nessuno sembra essere deciso a risolvere una situazione nel breve periodo. Tutti cercano di prendere tempo e tutti cercano un supporto in una questione che, anche dal punto di vista internazionale, è ancora molto confusa.








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