2015-01-26 17:42:00

Sopravvissuta ad Auschwitz: Neo-nazismo? Provo pena e paura


Impossibile dimenticare

"Qualcuno dice basta con la memoria della Shoah, ormai se ne sente parlare troppo. Io credo invece che certi fatti storici, tanto più che qui si parla anche di storia italiana, non vadano mai dimenticati". Liliana Segre, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, dove fu deportata a 13 anni, commenta il 70° anniversario dell'abbattimento dei cancelli del più, tristemente, celebre lager nazista. In questi giorni è in libreria il volume "Fino a quando la mia stella brillerà" (Piemme), scritto con la giornalista Daniela Palumbo, in cui la Segre racconta la sua storia ai ragazzi, in un linguaggio volutamente semplice e, forse per questo, straordinariamente efficace. "Oggi - spiega - parliamo ancora di Romolo e Remo e di Carlo Magno, di fatti avvenuti ben più di settant'anni fa e che ancora fanno parte del nostro bagaglio culturale. E allora - se la storia è davvero 'magistrae vitae' - cosa sono settant'anni?". "Chi poi, come me, quell'esperienza l'ha vissuta in prima persona - aggiunge - come può dimenticare quei volti, quei corpi scheletriti? Come può dimenticare quei fischi, quei latrati, quelle fiamme e quel rumore? Dovremmo dimenticare solo perché sono trascorsi settant'anni? Impossibile".    

L'armadio della vergogna

Quando Liliana Segre tornò in Italia, sopravvissuta all'inferno di Auschwitz-Birkenau, trovò una società che non voleva sentire parlare di quell'orrore. Lei stessa, fino al 1990, non è riuscita a dire ciò che aveva vissuto. Poi, ha deciso di dedicarsi alla testimonianza dell'Olocausto soprattutto ai ragazzi, perché le sue parole possano seminare il ricordo e farlo arrivare alle generazioni future. Ma oggi la gente vuole ancora sapere cos'è stata la Shoah? "Nelle scuole - risponde la diretta interessata - sicuramente sì. I ragazzi reagiscono in modo molto interessante a questi racconti. Sono straordinariamente attenti e fanno un'infinità di domande. Come testimone diretta ho ricevuto in questi anni e ricevo così tante lettere che il Centro di documentazione ebraica ha creato un fondo apposito per conservarle". "In altri casi però - aggiunge la Segre - soprattutto tra i miei coetanei, riscontro spesso morbosità o molta ignoranza su questi fatti. C'è il desiderio di chiudere l'armadio della vergogna, forse proprio perché è stato anche italiano".  

Neo-nazismo? Pena e paura

Ma cosa prova una sopravvissuta ai lager nazisti quando, nell'Europa del 2000, sente parlare di partiti politici neo-nazisti? "Rispetto a questi personaggi e questi movimenti, dentro di me, provo un doppio sentimento", spiega Liliana Segre. "Da una parte pena umana nei confronti di persone così povere di spirito e così sfortunate. Allo stesso tempo, però, mi fanno paura". "Questo per quanto riguarda me stessa che sono ancora qui viva a raccontare", prosegue. "Ma se penso ai morti, ogni volta che questi personaggi con le loro teorie si fanno avanti e trovano qualcuno che li ascolta, mi sembra che li uccidano ancora e ancora e ancora. Mi sembra che tutte quelle persone siano morte invano". 








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