2015-01-26 15:21:00

Istat. Droga: politiche di contrasto più efficaci


"Migliorare la comprensione del fenomeno droga: quali dati per le politiche". Il titolo del Seminario organizzato questa mattina nella sede dell’Istituto nazionale di statistica (Istat), a Roma. Roberta Gisotti ha intervistato la dott.ssa Roberta Crialesi, dirigente del Servizio salute e sanità dell’Istat:

D. – Quanto è poco compreso il fenomeno droga, rispetto alle politiche di contrasto in atto?

R. – Il fenomeno droga sappiamo che è un fenomeno molto sfuggente e difficile da misurare, proprio perché molto spesso si consuma in spazi privati. Ci sono numerosi enti istituzionali e Ministeri che producono una mole molto importante di informazioni, tuttavia hanno il vizio di guardare solo da un’angolazione particolare, per cui c’è il rischio di avere molte informazioni, ma poco coerenti e molto frammentate. Il senso di questo Seminario è proprio di riflettere su quali dati siano più utili e su questo ci danno elementi anche lavori internazionali che hanno individuato alcuni indicatori chiave. E su questi noi possiamo lavorare per migliorare la qualità dei dati. In primo luogo, riguardo l’impatto sulla salute del fenomeno della tossicodipendenza. In questo settore stiamo lavorando su indicatori di qualità, perché provengono da flussi consolidati nel tempo. Ad esempio, possiamo stimare il numero delle morti indotte da droga o correlate alla droga: qui vediamo una grande riduzione, a partire dagli anni ’80, quando solamente 250 casi erano stati registrati, si era toccato poi un massimo negli anni ’90, superando i 1.200 casi di mortalità e ora si sta di nuovo decrescendo rapidamente. Alcune criticità nella rilevazione riguardano invece, per esempio, il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, i cosiddetti “drug user”, quelli cioè sopravvissuti all’epidemia dell’eroina degli anni ’80. Altre difficoltà riguardano il problema del sommerso e delle attività illegali, che è un altro aspetto da indagare con metodi di stima che vanno approfonditi.

R. – Il rapporto tra gli istituti di ricerca e le autorità politiche sta funzionando? Anche quello va migliorato? Mi riferisco sia a livello italiano che a livello europeo…

R.  – C’è, sì, una relazione abbastanza forte, ma va migliorata. Come Istat, stiamo inaugurando una nuova fase di cooperazione col Dipartimento delle politiche antidroga. C’è poi una stretta connessione anche a livello internazionale. Lo "European Monitoring Center" per le tossicodipendenze dà strumenti e metodi e su quelli noi stiamo lavorando in maniera condivisa con i diversi soggetti che appunto si occupano di tossicodipedenze.

D. – Ci sono dei dati salienti su cui appuntare l’attenzione?

R. – Sulla fluidità del mercato e sull’immissione di nuove sostanze, soprattutto di sintesi, che stanno invadendo il mercato. Ma l’aspetto più critico e problematico riguarda i giovani. Da uno studio del Cnr emerge che l’insieme dei consumi giovanili, molto vario e fluido, e soprattutto che scelte e modelli di consumo, sembrano fortemente condizionati tanto dalle mode quanto dal mercato. Quindi, è bene porre grande attenzione a questa fascia giovanile.








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