2015-01-23 15:58:00

Metropolita Gennadios: chiedere a Dio il dono dell'unità


E' in corso la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, tempo opportuno per prendere coscienza delle divisioni ancora esistenti tra le Chiese e per chiedere al Signore il sostegno nel percorso intrapreso verso l'unità. E’ quanto sostiene Sua Eminenza Zervos Gennadios, arcivescovo metropolita dell’arcidiocesi ortodossa d’Italia e di Malta del patriarcato ecumenico, intervistato da Adriana Masotti:

R. – Credo che sia una grazia di Dio: è un dono di Dio che ci dà questo tempo per pregare per questo divino testamento: “Che tutti siano una cosa sola”. Pregare è una grande cosa, importantissima nel cammino per l’unità dei cristiani. Pregare significa camminare insieme e, come mi ha detto una volta Papa Francesco, “camminare significa unione. Quando camminiamo insieme, l’unità è più vicina a noi”.

D. – C’è una grande sintonia tra Papa Francesco e il patriarca Bartolomeo I, che lei rappresenta in Italia. Nei mesi scorsi si sono incontrati più volte, prima in Terra Santa poi in Turchia: momenti intensi e commoventi …

R. – Veramente, io ne sono testimone: ho vissuto questi due grandissimi e meravigliosi incontri tra il Papa di Roma, Francesco, e il patriarca ecumenico, Bartolomeo; incontri pieni di fratellanza, di riconciliazione, di amicizia, di amore, di pace, di speranza e di unità. Tutti e due sono diventati amici, amici sinceri; sono uomini di Dio, mandati da Dio. Il Papa è una straordinaria personalità, veramente gli vogliamo molto bene. Preghiamo, noi come arcidiocesi in Italia, per la sua salute, per il suo ruolo, per la sua missione come anche per il patriarca ecumenico Bartolomeo che è una personalità veramente straordinaria che Dio ha mandato per farci sentire nel cuore questo grande peccato che tutti noi fedeli abbiamo: la divisione dei cristiani. Noi adesso dobbiamo essere crocifissi, noi uomini dobbiamo salire sulla croce, per far sparire le nostre passioni, i nostri difetti, i nostri errori. Non viene più, Gesù Cristo, per essere crocifisso ma dobbiamo essere noi sulla croce per cancellare il fanatismo, l’odio, l’egoismo: questi grandi peccati che distruggono l’umanità.

D. – La Chiesa ortodossa sottolinea molto la responsabilità dell’uomo nei confronti del Creato: il patriarca ne parla spesso. Questo è un elemento che arricchisce anche la vita di noi cattolici...

R. – Credo che il patriarca Bartolomeo – o, come lo chiamano anche, il "patriarca verde" – è anche lui una illuminazione: anche lui, illuminato da Dio. Comprendiamo molto bene i suoi sforzi, i suoi congressi internazionali, per diffondere questo amore che l’umanità deve avere verso il Creato, perché noi non siamo i creatori: l’uomo non è il creatore. L’uomo deve soltanto conservare e apprezzare questo creato. Ma il Creato appartiene a Dio e il patriarca Bartolomeo, con i suoi congressi internazionali ha coinvolto – possiamo dire – anche la Chiesa cattolica, la nostra Chiesa sorella, nella partecipazione attiva in questo amore per il Creato che è anche una grande responsabilità verso Dio, perché Lui ci ha dato il  Creato per svilupparci e per fare cose per il bene dell’uomo.








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