2015-01-22 19:07:00

No gender a scuola: già raccolte 50 mila firme.


Ha già raccolto oltre 50 mila firme la petizione online di varie associazioni al governo per una sana educazione sessuale e contro l’introduzione dell’ideologia del gender nelle scuole. Ieri al Senato la presentazione da parte delle Associazioni promotrici. Pro Vita Onlus, Associazione Genitori Scuole Cattoliche, Giuristi per la Vita e Movimento per la Vita chiedono alle istituzioni il coinvolgimento delle famiglie su temi etici e sensibili come educazione alla sessualità e all’affettività. Lanciato su Twitter l’hashtag #Nogender. Il servizio di Paolo Ondarza:

Un Family Day 3.0. Le associazioni definiscono così, alla luce del consenso raccolto, la petizione da loro lanciata contro il gender a scuola. Spesso in modo subdolo, sotto l’etichetta della giusta lotta al bullismo e al femminicidio, tale ideologia omosessualista –  denunciano – viene introdotta fin dall’asilo nido attraverso un’educazione sessuale priva di riferimenti morali e affidata esclusivamente a esponenti del mondo Lgbt (Lesbiche, Gay, Bisex, Transgender). Toni Brandi, presidente di Pro Vita Onlus:

“Dagli asili nidi in poi vengono distribuiti libretti che promuovono le famiglie omogenitoriali, che negano le differenze sessuali. Non si possono indottrinare bambini di tre, quattro anni! Giù le mani dai nostri bambini!”

La petizione sollecita una sana educazione sessuale a scuola con il coinvolgimento dei genitori e chiede il ritiro della Strategia Nazionale Unar 2013 2015 per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull'identità di genere sottoscritta dal governo Monti che promuove il gender nelle scuole. Gianfranco Amato, presidente dei giuristi per la Vita:

R. - Siamo all’inizio del 2015 ed entro quest’anno dovrà essere completato il ciclo di questa strategia. Sta diventando sempre più diffusa, per cui dobbiamo stare molto attenti.

D. – I genitori se ne accorgono in corso d’opera, non sono spesso avvisati preventivamente dalla scuola dell’introduzione del gender…

R. – Assolutamente, questo è il problema. Ed è uno dei motivi per cui nasce questa petizione. Non sono più dei casi isolati e sporadici, qui siamo di fronte ad una strategia. Dall’emergenza siamo passati all’allarme.

D. – Cosa chiedete al governo?

R. – Fermare questa forma di indottrinamento, che è diventata appunto sistematica; ragionare serenamente, soprattutto coinvolgendo uno dei tre attori della scuola, cioè i genitori. Perché tutto questo sta avvenendo soltanto coinvolgendo la gran parte delle associazioni lgbt. Gli attori nella scuola invece dovrebbero essere tre: gli studenti, i professori e i genitori.

D. – Buono l’obiettivo: lotta alla discriminazione e contrasto al bullismo di ogni tipo…

R. – Ma certo, quello che contestiamo è che non si può attraverso la sacrosanta lotta al bullismo omofobico - come a qualunque altro bullismo, perché anche gli obesi sono oggetto di bullismo - introdurre una teoria e un’ideologia che capovolge la concezione antropologica che noi abbiamo ereditato da duemila anni di civiltà. E’ chiaro che bisogna lottare contro qualunque tipo di discriminazione. Questo, peraltro, lo dice già l’art. 3 della Costituzione italiana: tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di condizioni personali, sociali ed opinioni politiche.

Presenti alla conferenza stampa in Senato diversi  esponenti politici. Olimpia Tarzia, presidente del Movimento Politica Etica Responsabilità:

“Il Papa giustamente mette in allarme rispetto ad un colonialismo ideologico, perché imporre la teoria del gender vuol dire di fatto stravolgere lo stesso impianto antropologico della persona e della famiglia. Il problema è che dietro ci sono lobby estremamente invasive sul piano della cultura. Bisogna chiedere chiarimenti sui fondi che, per esempio, si stanno destinando su progetti che teoricamente parlano di lotta alla discriminazione, lotta al bullismo, perché spesso nascondono proprio l’ideologia lgbt”.

Le Associazioni mettono in guardia inoltre dal progetto di legge a firma Fedeli (Pd), che prevede lo stanziamento di 200 milioni di euro per introdurre il gender a scuola e nelle università. Ernesto Mainardi, presidente dell’Associazione Genitori Scuole Cattoliche.

R. – Dal punto di vista del contenuto, il progetto di legge Fedeli ha tutta una premessa condivisibile che parte da quelli che erano i problemi del femminicidio, della discriminazione contro le donne e, da questo punto di vista, è assolutamente condivisibile. Poi, si va agli articolati di legge – sono 6 articoli – semplici, veloci, dove però la cosa diventa generica, cioè si parla solo dell’introduzione dell’educazione di genere. Lottiamo contro gli stereotipi, va bene, contro i pregiudizi, va bene, ma lottiamo contro i costumi, le tradizioni, basate sulla differenza sessuale… Ma siamo matti! Ma di che cosa si sta parlando?

D. – Ed è una strategia, un tipo di lavoro che ha dei costi per lo Stato…

R. – Sì, per preparare gli insegnanti, per cambiare i libri di testi e così via sono previsti all’inizio 200 milioni. I genitori devono prendere più coscienza e chiedere di fronte ad ogni iniziativa, a ogni progetto che appare “che cosa è?”, “di che si tratta?”, in modo da essere preparati.

La petizione è scaricabile all’indirizzo citizengo.org oltre che dai siti delle associazioni aderenti.








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