2015-01-20 14:03:00

Ucraina: combattimenti nelle regioni separatiste dell’Est


Nelle regioni separatiste dell’Ucraina orientale la tregua sembra ormai saltata. Da almeno due giorni sono ripresi violenti combattimenti su tutta la linea del fronte e in particolare a Donetsk, roccaforte dei ribelli filo-russi, dove nelle ultime 24 ore hanno perso la vita almeno 7 civili e altri 24 sono rimasti feriti. E la guerra e l’inverno inaspriscono la situazione anche dal punto di vista umanitario. Il servizio di Marco Guerra:

Il fronte più caldo rimane l'aeroporto di Donetsk ormai ridotto in macerie e passato più volte di mano tra governativi e filorussi. Ma colpi di artiglieria sono caduti sul centro abitato anche questa mattina, facendo almeno altre due vittime tra i civili. Si spara poi da Gorlovka fino al mar di Azov a Mariupol, ieri il bollettino di Kiev era di 3 soldati uccisi e 66 rimasti feriti. I bilanci di ribelli e governativi restano tuttavia difficili da verificare. Sempre ieri i ministri degli Esteri dell'Ue hanno escluso - almeno per il momento - un alleggerimento delle sanzioni alla Russia e hanno chiesto a Mosca di far rispettate agli insorti gli accordi di Minsk, mentre le Forze Armate ucraine hanno denunciato il presunto sconfinamento di circa 700 soldati russi. Il governo di Kiev dal canto suo ha lanciato una nuova mobilitazione militare per reclutare altri 50mila uomini. Intanto l’Osce esprime preoccupazione per la sorte dei civili.  L’Organizzazione mondiale della sanità e Medici senza frontiere hanno lanciato l’allarme sulla precaria situazione sanitaria in tutta l’Ucraina orientale. Per un commento sentiamo Danilo Elia, collaboratore dell’osservatorio Balcani – Caucaso:

R.  – Nel discorso di ieri Poroshenko sembra aver parlato chiaro. Lui ha detto che rispettano, continuano a rispettare la tregua  ma nei limiti del piano di pace previsto a Minsk e, nello stesso tempo, ha detto anche: “Non cederemo neanche un pezzettino del nostro territorio, ci riprenderemo tutto il Donbass”. Sembrano dichiarazioni contrastanti tra loro. E quello che stiamo vedendo sul campo ne è il riflesso. Questa tregua formalmente è ancora in piedi ma nella realtà si combatte, e si combatte anche molto forte da alcuni giorni.

D.  – C’è una mobilitazione da parte di Kiev di 50 mila uomini. Si può parlare di una vera e propria offensiva per riprendere il controllo del territorio da parte del governo ucraino?

R.  – Bisogna cercare di interpretare un po’ le parole delle autorità. Il portavoce militare del governo ucraino ha dichiarato recentemente, ieri o l’altro ieri, che non c’è alcuna intenzione di rientrare in Donetsk. Nello stesso tempo è stata lanciata una offensiva aperta alle forze separatiste, sembrerebbe, per rafforzare le posizioni preesistenti. In realtà, si sta combattendo molto intorno all’area di quello che era l’aeroporto di Donetsk, un mucchio di ruderi. Probabilmente stiamo parlando di uno spostamento della linea di qualche centinaio di metri, non di una reale conquista territoriale. Nello stesso tempo si combatte e si spara tanto.

D.  – C’è da attendersi una reazione di Mosca; cosa potrà succedere nei prossimi giorni, nelle prossime ore?

R.  – In realtà ci si può aspettare di tutto. I ribelli separatisti dell’est dell’Ucraina sono, in maniera abbastanza palese, supportati dalla Russia, in parte come fornitura di armi e ci sono state diverse prove su questo, da questo punto di vista. Difficile ipotizzare un intervento diretto della Russia. Sta di fatto che da un lato, l’Ucraina, Kiev, chiede alla Russia di interrompere il supporto ai separatisti e dall’altra parte la Russia chiede a Kiev di interrompere le azioni militari nell’est dell’Ucraina. Quindi, siamo nella solita situazione di stallo in cui c’è un rimpallo delle responsabilità da parte dei governi.

D. – Con l’inverno non è facile stare sotto i colpi di artiglieria. Si può parlare anche di emergenza umanitaria in quelle zone?

R.  – La situazione tra la popolazione è molto difficile. Forse non tanto a Donetsk, città dove bene o male, le cose funzionano: il riscaldamento c’è, i negozi sono piuttosto forniti di beni, gli stipendi, mi risulta, che siano pagati… Le pensioni sono in ritardo perché sono pagate da Kiev. La reale emergenza forse è più nel resto del territorio, nelle piccole cittadine, nei villaggi, dove l’approvvigionamento dei viveri è molto più difficoltoso, il riscaldamento, la corrente elettrica vanno a singhiozzo… Sicuramente a tutto questo si aggiunge poi la guerra vera, insomma, le zone che sono sottoposte poi al fuoco dell’artiglieria. Il numero delle persone che hanno abbandonato la regione ancora non precisamente stimato ne è la riprova; c’è tantissima gente che cerca di abbandonare quelle terre.








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