2015-01-19 16:56:00

Il calcio vince fondamentalismo e Ebola. Si gioca la Coppa d'Asia e d'Africa


Coppa d'Asia in Australia

I Paesi europei si organizzano per contrastare il terrorismo di matrice fondamentalista islamica. Mentre alcune società preferiscono non inviare in Guinea Equatoriale propri giocatori africani per la Coppa d'Africa per il timore del virus Ebola. Timori che condizionano la vita quotidiana di molte persone ma che il calcio e lo sembrano controllare e vincere. In Australia. A Brisbane, per esempio, l'Iran ha abattuto lunedì 19 gennaio per 1 - 0 gli Emirati Arabi Uniti. Ma ora i calciatori iraniani dovranno stare attenti, oltre agli avversari, al pericolo che può arrivare dai 'selfie'. Rischiano infatti di essere puniti se si scatteranno foto con le numerose tifose iraniane accorse in Australia per la Coppa d'Asia. Alle donne è vietato assistere in patria agli eventi sportivi maschili ma stanno ora approfittando della trasferta per farsi immortalare assieme alle star della nazionale di calcio.  Vi partecipano 16 squadre, suddivise in 4 gironi, tra le quali Corea del Sud, Corea del Nord, Iran, Giordania, Iraq, Cina e Palestina. 

Coppa d'Africa in Guinea Equatoriale

La Guinea Equatoriale ospita invece la Coppa d'Africa al posto del Marocco che ha rifiutato di ospitare la manifestazione per il timore di diffusione dell'epidemia di Ebola che da mesi sta interessando l'Africa. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, l'epidemia ha contagiato oltre 21mila persone con 8mila morti accertati. La grande assente dalla competizione africana è la Nigeria, colpita dal terrorismo di matrice islamica, che nel 2014 in Brasile, raggiunse gli ottavi di finale nella Coppa del mondo di calcio. In campo la piccola Capo Verde e lo Zambia, a venti anni di distanza dall'incidente aereo dove morì la squadra che anni prima aveva battuto l'Italia per 4 a 0 alle Olimpiadi di Seul. In campo, tra gli altri, Mali, Camerun, Costa d'Avorio, Ghana, Tunia, Burkina Faso, 

Correa e la benedizione di Papa Francesco

Infine, parliamo di Angel Correa, il nuovo "Messi" dell'Under 20 Argentina. Fu cresimato da Papa Bergoglio nel 2011. Una vita non facile quella dell’argentino che è esploso nel San Lorenzo de Almagro, squadra di Papa Francesco che anni fa gli impartì la cresima. La morte del padre prima, e la scomparsa prematura del fratello hanno rovinato l’infanzia di Correa che ha trovato nel calcio, la forza per andare avanti. Una forza che ora il giocatore ha utilizzato per vincere una malattia che rischiava di interrompere la sua carriera, mettendo a repentaglio anche la sua vita. 
 

Con noi, Carlo Nesti, giornalista e scrittore. Gli opinionisti don Leonardo Biancalani e Antonio Menenti

 








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