2015-01-16 13:27:00

Al via ieri a Roma la V edizione delle letture teologiche


Sono dedicate ai “Grandi classici della letteratura cristiana” le "Letture teologiche" promosse dalla diocesi di Roma. E ieri sera nella Sala della Conciliazione del Palazzo Lateranense, si è svolta la prima delle tre serate. Tema dell’incontro “Dante e la Divina Commedia”. Le prossime letture si svolgeranno rispettivamente il 22 e il 29 gennaio e si parlerà dei “Promessi sposi” di Manzoni e dell’ opera “L’idiota” di Dostoevskij. Il servizio di Marina Tomarro:

"Alta fantasia", così viene definita la teologia poetica di Dante nella Divina Commedia, perché attraverso i celebri versi del poema, il poeta, riesce a portare il lettore a vedere oltre il visibile, dentro quell’invisibile dove  si trova il mistero divino. Massimo Naro direttore del Centro Studi Cammarata di San Cataldo in Sicilia.

R. - Con “alta fantasia” si intende – seguendo il solco di Dante – questa poesia che si apre al Mistero di Dio e che riesce a illustrare e a raccontare il Mistero di Dio con tutto ciò di cui il linguaggio umano, ma anche direi l’esperienza, la vita stessa degli uomini, dispongono per riverberare la somiglianza, che nell’uomo certamente è impressa, di Dio suo Creatore. Dante è l’artigiano della parola, ma anche l’esperto di umanità, che riesce a dire umanamente il dirsi di Dio. In questo senso è teologo.

D. – In Dante abbiamo anche la bellezza e la verità. In che modo si fondono nella Divina Commedia?

R. – La poesia di Dante mostra e dimostra che la verità è innanzitutto bella e che la bellezza è propriamente vera. Non c’è una bellezza autentica che non sia vera, non c’è una verità che non affascini. I versi di Dante sono la dimostrazione di tutto questo.

E attraverso i tre canti tanti sono i temi importanti che il poeta pellegrino affronta,  come la giustizia umana e divina e la pace. Ascoltiamo Rino Caputo, docente di Letteratura italiana all’Università di Roma Tor Vergata.

R. – L’universo è costruito da Dio, secondo quelle parole che dice nel  I Canto del Paradiso, “La gloria di Colui che tutto muove, per l’universo penetra e discende in una parte più e meno altrove”. Quindi tutto è ordinato e anche la giustizia non può che far parte di questo ordine: chi si mette contro questo ordine, chi deroga da questo ordine, commette un’ingiustizia. Dovremmo ricordarcelo! E poi – ancora – proprio per questo riferimento fondamentale, c’è questa bella immagine che è quella del rapporto con la pace. Sostanzialmente chi vuol essere un buon cristiano deve costruire la pace in terra e chi costruisce la pace in terra è in grado di meritare la vita eterna.

   E la Commedia diventa anche il luogo ideale dove fede e ragione si incontrano. Ascoltiamo ancora Rino Caputo.

R. – Dante ci mostra e ci dimostra la compatibilità tra fede e ragione. E’ il trionfo, in un certo senso, della ragione che si fa fede e fede che non può esistere senza ragione, senza cioè l’umanità: è questo è il punto vero. E  anche nel momento fondamentale della visione di Dio,  Dante, per poter spiegare a tutti cos’è Dio, ci fa la citazione di quella bellissima immagine dell’Ombra d’Argo: Nettuno che, meravigliato, per la prima volta vede che i raggi del sole sono interrotti da un’ombra e l’ombra qual è? E’ l’uomo che va avanti; è la nave Argo che scopre il mondo. Ed è un mondo, però, fatto da Dio nell’ottica di Dante.








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