2015-01-15 12:52:00

Il Papa in volo per Manila: nelle Filippine “il messaggio saranno i poveri”


Nelle Filippine “il messaggio saranno i poveri”, soprattutto il sostegno alle vittime del tifone Yolanda. Lo ha detto Papa Francesco nel lungo colloquio, circa 45 minuti, avuto coi giornalisti a bordo dell’aereo papale. Molto incisive le parole del Papa sui fatti di Parigi, quando ha ribadito che la libertà di espressione è un “diritto fondamentale” ma anche quello di una fede di non essere messa in ridicolo. Tra i temi toccati, la riconciliazione in Sri Lanka e la prossima Enciclica incentrata sui temi ambientali, che dovrebbe essere pubblicata in estate. Il servizio del nostro inviato a Manila, Alessandro De Carolis:

Il “brivido” lungo la schiena dei cronisti e dei cameraman scorre all’unisono quando Francesco, alla domanda sul diritto alla libertà di religione e a quello di espressione, come sua abitudine non svicola e va diritto al punto. Il quesito è di un giornalista francese e in ballo c’è la valutazione del Papa sui recenti fatti di Parigi. Queste libertà, afferma, “sono tutte e due diritti umani fondamentali”. Ma così come, scandisce, è un’“aberrazione” chi pretenda di “uccidere in nome di Dio”, sbaglia anche chi arriva a offendere una religione sventolando la bandiera del diritto a dire ciò che si vuole. Sul punto Papa Francesco è inequivocabile: 

 “Abbiamo l’obbligo di dire apertamente, avere questa libertà, ma senza offendere (…) Non si può provocare, non si può insultare la fede degli altri, non si può prendere in giro la fede”.

E come si rischia una brutta reazione insultando chi per qualcuno è sacro, in modo analogo l’uomo rischia di essere vittima della natura da lui stesso “troppo sfruttata”. Uno dei temi iniziali della conferenza stampa aveva riguardato proprio la prossima Enciclica in preparazione sui temi ambientali. Papa Francesco ha dato la notizia da tempo attesa:

 “E adesso mi prenderò una settimana, di marzo, tutta, per finirla. (…) e se va bene a giugno, luglio potrà uscire. L’importante è che ci sia un po’ di tempo tra l’uscita dell’Enciclica e l’incontro a Parigi, perché sia un apporto. L’incontro in Perù non è stato un granché. A me ha deluso la mancanza di coraggio: si sono fermati a un certo punto. Speriamo che a Parigi siano più coraggiosi i rappresentanti per andare avanti in questo”.

Sulla tappa srilankese del viaggio apostolico, Papa Francesco aveva aperto con una spiegazione del perché abbia ultimamente privilegiato – nel proclamare nuovi Santi – la procedura della “Canonizzazione equipollente”, nel caso di Beate e Beati venerati già da secoli, come avvenuto con l’Apostolo dello Sri Lanka, Giuseppe Vaz. Nella sua scelta – come per la Beata Angela da Foligno, Pietro Favre, padre de Anchieta e gli altri – il Papa ha detto di  preferire, in accordo con la visione dell’“Evangelii Gaudium”, “grandi evangelizzatori ed evangelizzatrici”. Così avverrà in settembre, durante il suo viaggio apostolico negli Stati Uniti, quando canonizzerà Junipero Serra, che portò il Vangelo nell’ovest del Paese.

Forti le parole sul crescente utilizzo di ragazzi e bambini negli attentati kamikaze, drammaticamente noti anche nel conflitto che ha insanguinato lo Sri Lanka. Francesco ha detto di vedere, al di là di problemi psichici, uno “squilibrio umano” in chi sceglie di uccidersi per uccidere. Un kamikaze, ha osservato, è uno che “dà la vita ma non la dà bene”, al contrario per esempio di tanti missionari che pure danno la vita “ma per costruire”. E dunque, mettere una bomba addosso a un bambino non è altro, per il Papa, che un altro dei terribili modi di renderlo “schiavo” .

Sollecitato poi dalla domanda sui possibili attentati contro la sua persona e contro il Vaticano, Francesco ha detto di temere soprattutto per l’incolumità della gente che viene a incontrarlo, dicendo invece di se stesso, con un sorriso, di affrontare questo pericolo con “una buona dose di incoscienza”. Il “miglior modo” per rispondere alla violenza, ha sottolineato, “è la mitezza”.

Un’altra spiegazione, Papa Francesco l’ha data circa la sua visita a sorpresa in un tempio buddista, al termine della seconda giornata in Sri Lanka. Si è trattato di  uno scambio di cortesie con il capo del tempio che era venuto a salutarlo all’aeroporto, ma anche un riconoscimento – ha sottolineato – del valore dell’interreligiosità, che in modo plastico si manifesta ad esempio proprio nel Santuario di Madhu, in Sri Lanka, luogo di incontro e di preghiera non solo di cattolici.

Alla domanda sulla possibilità di coinvolgere le altre religioni contro il terrorismo, magari con un incontro sullo stile di Assisi, Francesco ha detto di aver saputo che “c’è gente che lavora per questo” in ambienti di altre fedi, dove serpeggia una certa “inquietudine” sulla recrudescenza del terrorismo.

Una valutazione del Papa ha riguardato anche un suo appoggio a Commissioni di verità e riconciliazione nel mondo, come quella in Sri Lanka. Francesco ha detto di averne sostenuta una in Argentina e di appoggiare tutti gli “sforzi equilibrati” che “aiutino a mettersi d’accordo” e non cerchino la vendetta. Citando parole del nuovo presidente dello Sri Lanka, Papa Francesco ha detto di essere rimasto colpito dall’idea del presidente di voler andare avanti nel lavoro di pace e di riconciliazione, ma soprattutto di mirare a “creare l’armonia nel popolo”, che è “più della pace e della riconciliazione”. Ma per far questo è necessario “arrivare al cuore del popolo”. E sulla pagina ancora da scrivere nelle Filippine ha affermato:

 “Il nocciolo del messaggio saranno i poveri, i poveri che vogliono andare avanti, i poveri che hanno sofferto per il tifone Yolanda e che ancora soffrono le conseguenze; i poveri che hanno la fede, la speranza in questa commemorazione proprio del V centenario della predicazione del Vangelo nelle Filippine (…) Io penso a loro. Andando nelle Filippine penso a loro”.

L’incontro con i giornalisti è finito con gli auspici del Papa per l’Agenzia Ansa che celebra i 70 anni di attività. “Vi auguro ogni bene”, ha concluso.








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