2015-01-13 14:03:00

Mons. Montenegro su Schengen: non si può chiudere un continente


“La storia ci insegna che il vento non lo può fermare nessuno”. Così risponde l’arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro, che sarà creato cardinale nel prossimo Concistoro di febbraio, sull’ipotesi di rivedere gli accordi di Schengen. Mons. Montenegro è intervenuto a Roma alla presentazione della prossima Giornata mondiale del Migrante e del rifugiato che si celebrerà domenica. Il servizio di Alessandro Guarasci:

Nel 2014 sulle coste e nei porti del Sud Italia sono arrivate 170 mila persone, il triplo rispetto al 2012-2013. Ad oggi, nelle strutture di prima e seconda accoglienza ne rimane solo un terzo. Ecco perché non si può parlare di invasione come invece paventano alcuni partiti, dice mons. Giancarlo Perego, segretario della Fondazione Migrantes della Cei che in Italia organizza la Giornata. La regione che accoglie di più è la Sicilia; ma se guardiamo il rapporto immigrati-popolazione la prima è il Molise, in coda il Veneto.

Nel suo messaggio, il presidente della Repubblica Napolitano si dice sicuro che gli italiani “continueranno a esprimere vicinanza al dramma di quanti fuggono da condizioni di grave pericolo e di estrema indigenza”. Per Migrantes è rischioso archiviare "Mare Nostrum" e sarebbe una follia politica e sociale l’abolizione di Schengen. Il presidente della Fondazione l’arcivescovo Francesco Montenegro:

“Ci sono 230 milioni di persone che nel mondo vanno di qua e di là: lo chiamano il ‘sesto continente’. Come posso chiudere un continente completamente e dire da adesso in poi non si entra e non si esce? E perché gli altri non possono entrare e noi dobbiamo uscire? Quindi i "cattivi" sono gli altri e noi siamo sempre i "buoni"… Non giochiamo al far west, dove c’era lo sceriffo che decideva chi era buono o chi era cattivo”.

E in merito allo scandalo di "Mafia Capitale", per Montenegro si è giocato sporco sulla pelle degli immigrati. Il futuro cardinale poi ricorda le parole del Papa: “alla globalizzazione del fenomeno migratorio occorre rispondere con la globalizzazione della carità e della cooperazione”.








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