Il Papa ha ricevuto in Vaticano i partecipanti all'Incontro promosso nel quinto anniversario del terremoto ad Haiti. Di seguito pubblichiamo il testo del discorso:
L'aiuto della Chiesa ai terremotati di
Haiti
Cari fratelli e sorelle, a cinque anni dal
catastrofico terremoto in Haiti, ringrazio il Pontificio Consiglio Cor Unum e la Pontificia
Commissione per l’America Latina per aver organizzato questo incontro. Esprimo la
mia riconoscenza ai Vescovi di Haiti, come pure a tutti voi e alle istituzioni che
rappresentate. Il mio grato pensiero va anche a tutti i fedeli che hanno voluto in
tanti modi soccorrere il popolo haitiano dopo quella tragedia, che ha lasciato dietro
di sé morte, distruzione e anche disperazione. Con l’aiuto portato ai nostri fratelli
e sorelle in Haiti abbiamo manifestato che la Chiesa è un grande corpo, dove le varie
membra hanno cura le une delle altre (cfr 1 Cor 12,25). E’ in questa comunione animata
dallo Spirito Santo, che trova la sua ragione profonda il nostro servizio alla Chiesa.
Resta ancora tanto da fare
Tanto è stato realizzato in questo periodo per ricostruire
il Paese! Tuttavia, non ci nascondiamo che molto lavoro resta ancora da fare. E sia
ciò che si è fatto, sia ciò che, sempre con l’aiuto di Dio, si potrà fare, poggia
su tre pilastri fondamentali: la persona umana, la comunione ecclesiale e la Chiesa
locale. La persona è al centro dell’azione
della Chiesa. Abbiamo appena celebrato il Natale, e proprio l’Incarnazione ci dice
quanto è importante l’uomo per Dio, il quale ha voluto assumere la natura umana. Allora
la prima nostra preoccupazione dev’essere quella di aiutare l’uomo, ogni uomo, a vivere
pienamente come persona. Non c’è vera ricostruzione di un Paese senza ricostruzione
della persona nella sua pienezza. Questo comporta far sì che ogni persona in Haiti
abbia il necessario dal punto di vista materiale, ma al tempo stesso che possa vivere
la propria libertà, le proprie responsabilità e la propria vita spirituale e religiosa.
La persona umana ha un orizzonte trascendente che le è proprio, e la Chiesa per prima
non può trascurare questo orizzonte, che ha come sua meta l’incontro con Dio. Perciò,
anche in questa fase di ricostruzione, l’attività umanitaria e quella pastorale non
sono concorrenti, ma complementari, hanno bisogno l’una dell’altra: contribuiscono
insieme a formare in Haiti delle persone mature e dei cristiani, che a loro volta
potranno spendersi per il bene dei loro fratelli. Che ogni tipo di aiuto offerto dalla
Chiesa a quel Paese possa avere questa ansia per il bene integrale della persona!
Rompere barriere individualismo
Un secondo aspetto fondamentale è la comunione ecclesiale.
In Haiti si è verificata una buona cooperazione di molte istituzioni ecclesiali –
diocesi, istituti religiosi, organismi caritativi – ma anche di molti singoli fedeli.
Ciascuno con la propria peculiarità ha prestato un’importante opera benefica. Tale
pluralità di soggetti, e dunque di approcci all’opera di assistenza e di sviluppo,
è un fattore positivo, perché è segno della vitalità della Chiesa e della generosità
di tanti. Anche per questo ringraziamo Dio, che suscita in molti il desiderio di farsi
prossimo e di seguire così la legge della carità che è il cuore del Vangelo. Ma la
carità è ancora più vera e più incisiva se vissuta nella comunione. La comunione testimonia
che la carità non è solo aiutare l’altro, ma è una dimensione che permea tutta la
vita e rompe tutte quelle barriere di individualismo che ci impediscono di incontrarci.
La carità è la vita intima nella Chiesa e si manifesta nella comunione ecclesiale.
Comunione tra i Vescovi e con i Vescovi, che sono i primi responsabili del servizio
di carità. Comunione tra i diversi carismi e le istituzioni di carità, perché nessuno
di noi lavora per sé stesso, ma in nome di Cristo, che ci ha mostrato la via del servizio.
Sarebbe una contraddizione vivere la carità separati! (…) Vi invito perciò a rafforzare
tutte quelle metodologie che consentano di lavorare insieme. La comunione ecclesiale
si riflette anche nella collaborazione con le Autorità dello Stato e con le Istituzioni
internazionali, perché tutti cerchino l’autentico progresso del popolo haitiano, nello
spirito del bene comune.
Importanza della Chiesa locale
Infine, vorrei sottolineare l’importanza della Chiesa
locale, perché è in essa che l’esperienza cristiana si fa tangibile. È necessario
che la Chiesa in Haiti diventi sempre più viva e feconda, per testimoniare Cristo
e per dare il suo contributo al progresso di quel Paese. A tale riguardo, desidero
incoraggiare i Vescovi di Haiti, i sacerdoti e tutti gli operatori pastorali, perché
con il loro zelo e la loro comunione fraterna suscitino nei fedeli un rinnovato impegno
nella formazione cristiana e nella evangelizzazione gioiosa e fruttuosa. La testimonianza
della carità evangelica è efficace quando è sostenuta dal rapporto personale con Gesù
nella preghiera, nell’ascolto della Parola di Dio e nell’accostamento ai Sacramenti.
Qui sta la “forza” della Chiesa locale. Nel
rinnovare a ciascuno di voi il mio cordiale ringraziamento, vi esorto a proseguire
nel cammino che avete iniziato, assicurandovi la mia costante preghiera e la mia benedizione.
Maria nostra Madre vi guidi e vi protegga. Vi chiedo, per favore, di pregare per me.
Grazie.
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