2015-01-10 13:15:00

Carriquiry: Papa Francesco non dimentica Haiti


Papa Francesco non dimentica Haiti: è quanto afferma Guzmán​ Carriquiry Lecour, segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina, in occasione del quinto anniversario del catastrofico terremoto che il 12 gennaio del 2010 portò morte e distruzione nel Paese. Ascoltiamolo al microfono di  Alessandro Notarnicola:

R. – Francesco porta sempre nel cuore le sofferenze e le speranze del popolo di Haiti. Non ha dimenticato, né vuole che si dimentichi, il terribile terremoto che il 12 gennaio causò in questo Paese un numero impressionante di morti e di feriti, una moltitudine di persone senza casa, la distruzione … Dunque, il Pontificio Consiglio Cor Unum e la Pontificia Commissione per l’America Latina hanno considerato opportuno convocare e organizzare una giornata di comunione con la Chiesa di Haiti e di solidarietà con il popolo haitiano.

D. – Perché la Santa Sede in questi cinque anni ha dimostrato una particolare sollecitudine per Haiti, per il suo popolo e anche per la sua Chiesa?

R. – Perché il Papa è stato, dal primo momento, molto coerente con quello che ha detto tre giorni dopo la sua elezione: “Desidero una Chiesa povera al servizio dei poveri”. Questa coerenza è stata ribadita in ogni giorno del suo pontificato. Come non manifestare la sollecitudine apostolica della Santa Sede nell’abbraccio della carità con una delle nazioni più povere del pianeta, la più povera del continente americano, dove la stragrande maggioranza della popolazione vive in condizioni di estrema povertà? Dunque, questo è un gesto di particolarissima comunione e solidarietà, che viene dal cuore stesso del Santo Padre e dalla sollecitudine apostolica della Santa Sede.

D. – La Chiesa è stata molto vicina al popolo di Haiti, in questi cinque anni. Qual è la situazione odierna del Paese?

R. – La situazione del Paese – come dicono gli stessi vescovi nel messaggio di Natale del 2 dicembre 2014 – è catastrofica: catastrofica! Pongono veramente tanti, tanti problemi; la situazione è instabile, caotica a livello politico, l’aumento dei prezzi dei generi di prima necessità, il degrado dell’ambiente, la disperazione della grande maggioranza della popolazione e dei giovani in particolare, a causa – soprattutto – della mancanza di lavoro; l’immigrazione crescente e l’esodo continuato che distrugge le famiglie, la precarietà del sistema educativo: questi sono tutti i problemi sollevati dai vescovi di Haiti, che ovviamente chiamano ad una conversione che cambi il rapporto tra il popolo haitiano con Dio, che cambi gli atteggiamenti di fondo per un’autentica ricostruzione nazionale. I vescovi sono consapevoli che la ricostruzione non può essere semplicemente una ricostruzione materiale, pure necessaria, ma che ogni vera ricostruzione incomincia nel cuore delle persone quando le persone si alzano in piedi e scoprono la propria libertà, la propria dignità, la propria responsabilità e sviluppano atteggiamenti di solidarietà, in particolare con i più poveri. Solo così un popolo diventa veramente “soggetto” di un’autentica ricostruzione. I vescovi haitiani sono molto impegnati in tutto ciò ma hanno bisogno ancora dell’appoggio internazionale che sia sincero, chiaro, concordato perché il Paese affronta sfide enormi. Penso che la Chiesa di Haiti, con tutto l’aiuto internazionale che ha ricevuto da parte dei diversi circuiti e istituzioni della Chiesa cattolica, stia dando una testimonianza di carità e di solidarietà impressionante, che si rivolge a tutta la popolazione, senza chiedere identità né confessionali né politiche: si rivolge a tutta la popolazione, e in modo particolare ai più bisognosi. Questo è il vero senso della carità e della solidarietà cattolica. Certo, una parte dell’aiuto ricevuto dalla Chiesa di Haiti è stata molto importante per ricostruire una infrastruttura ecclesiastica minima: bisognava ricostruire delle chiese; bisogna ricostruire ancora il seminario, alcune scuole cattoliche. Però, la fantasia della carità è quella che si è manifestata nella diversità di opere che vengono incontro ai diversi bisogni della popolazione haitiana.








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