2015-01-08 14:23:00

Tauran: violenza che minaccia tutte le libertà, imam d'accordo


“Scioccati per l’odioso attentato” a Parigi, il cardinale Jean-Louis Tauran – presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso – e quattro imam francesi in visita in Vaticano hanno pubblicato una dichiarazione congiunta per condannare la strage alla sede del settimanale satirico Charlie Hebdo e ribadire la necessità del dialogo tra persone di diverse fedi. Nel documento si invitano inoltre i “credenti a manifestare attraverso l’amicizia e la preghiera la propria solidarietà umana e spirituale verso le vittime e le loro famiglie”. “Senza la libertà di espressione – si legge poi nella dichiarazione – il mondo è in pericolo”. Per questo, prosegue, “è imperativo opporsi all’odio e a tutte le forme di violenza che distruggono la vita umana”. I responsabili religiosi, avvertono il card. Tauran e gli imam, sono “chiamati a promuovere sempre una cultura di pace e di speranza”.Considerando “l’impatto dei mezzi di comunicazione – prosegue la nota – si invitano i loro responsabili a offrire una informazione rispettosa delle religioni, dei loro fedeli e delle loro pratiche, promuovendo così una cultura dell’incontro”. E concludono ribadendo che “il dialogo interreligioso permane la sola via da percorrere insieme per dissipare i pregiudizi”. Manuella Affejee ha chiesto al cardinale Jean-Louis Tauran cosa abbia provato di fronte a quanto accaduto:

R. – D’abord, c’est évidemment un dégout profond pour ce genre d’action, de crime…
Intanto, ovviamente profondo disgusto per questo tipo di azione, di crimine. Si tratta evidentemente di giovani completamente deviati. E’ terribile pensare che si possa pensare di risolvere i problemi con la violenza e perpetrare questi atti di violenza in nome di una religione. Credo che tutte le libertà siano minacciate …

D. – In questo clima si è svolta la visita in Vaticano di quattro imam francesi impegnati nel dialogo interreligioso. Avete firmato una Dichiarazione comune…

R. – Oui, bien, décidément ils ont été très choquées comme nous tous par ce qui est arrivé à Paris…
Naturalmente, erano profondamente sconvolti – come tutti noi – per quello che è successo a Parigi. In queste circostanze, hanno ricordato che il mondo è in pericolo quando non è garantita la libertà d’espressione. Che quindi è imperativo opporsi all’odio e ad ogni forma di violenza volta a distruggere la vita umana, che violi la dignità della persona e che mini la coesistenza tra le persone e i popoli. Noi abbiamo detto che i responsabili religiosi sono chiamati a promuovere innanzitutto una cultura della pace e della speranza, capace di vincere la paura e di costruire ponti tra gli uomini. Un aspetto che è stato messo in risalto nella dichiarazione è che – considerando l’impatto dei mezzi di comunicazione, come la televisione, in particolare – i membri della delegazione invitano i responsabili dei mezzi di comunicazione sociale a offrire un’informazione rispettosa delle religioni, dei loro adepti e delle loro pratiche per favorire la cultura dell’incontro. E poi abbiamo ribadito che il dialogo interreligioso rimane l’unica via percorribile per dissipare i pregiudizi. Due sono le strade: il dialogo o la guerra. Noi siamo “condannati” al dialogo.

D. – Lei pensa che il dialogo sia volontà generale, oppure che – ad eccezione di alcuni casi – si debba dialogare solo con alcune “eccezioni”?

R. – Vous savez, je crois que comme dans toutes choses, il y a du bon e du mauvais…
Vede, credo che come in tutte le cose ci sia il buono e il cattivo. La cosa particolarmente importante, quella prioritaria, è l’educazione: la scuola e l’università. Bisogna imparare a conoscersi, a comprendere quello che l’altro vive, cosa crede, quali sono i suoi valori, e questo suppone un lungo cammino che si fa attraverso la scuola. Credo molto nell’insegnamento della Storia nella maniera più oggettiva possibile, perché i problemi, i pregiudizi nascono dall’ignoranza.

D. – In linea con quello che lei ha appena detto, come evitare – in questo caso – la confusione, le mescolanze che sono a portata di mano in queste situazioni?

R. – Ah, bien, uniquement d’abord par la connaissance des fait et ensuite en parlant entre nous …
Certamente unicamente attraverso la conoscenza dei fatti e poi parlandone in seno alla comunità, dialogando. E’ molto importante prendersi il tempo di osservare gli altri, di ascoltarli, di comprendere la loro lingua, una sana curiosità, in definitiva …

D. – In una dichiarazione del 12 agosto 2014, lei aveva detto che tutti i leader religiosi avrebbero dovuto condannare gli atti di barbarie, gli atti di terrore commessi in nome di Dio, perché diversamente la credibilità del dialogo sarebbe stata inesistente. E’ sufficiente “condannare”? Cosa bisognerebbe fare di più?

R. – Je crois que depuis cet appel du mois d’août, il y a eu des progrès qui ont été réalisés …
Intanto, da questo appello del mese di agosto, ci sono stati dei progressi : i capi delle religioni musulmane si sono espressi in maniera piuttosto energica e penso che sia opportuno incoraggiarli ; ma è necessario anche comprendere che per loro, per un vero musulmano, è una grande umiliazione vedere la loro religione vilipesa in questo modo, perché associata alla violenza cieca …

D. – Eminenza, cosa vorrebbe dire a quei musulmani che possono ascoltarci?

R. – Je dirais que ce qui est important c’est que dans les prêches dans les mosquées, on incite toujours …
Direi che è importante che nei sermoni che si svolgono nelle moschee si inciti sempre al dialogo : infatti, la formazione dei musulmani in definitiva avviene nel momento della preghiera del venerdì e quindi quello è il luogo e l’occasione in cui si deve coltivare questa attenzione all’incontro e al dialogo. Quindi, è necessario preparare bene i sermoni …

Gli imam francesi, al termine dell’udienza generale di ieri, hanno incontrato il Papa che ha augurato loro di proseguire con coraggio l’impegno “al servizio della pace, della fraternità e della verità”. Xavier Sartre ne ha parlato con mons. Michel Dubost, vescovo d’Evry-Corbeil-Essonnes e presidente del Consiglio per le relazioni interreligiose della Conferenza episcopale francese:

R. – E’ stato qualcosa di meraviglioso vedere il Papa domandare a degli imam musulmani francesi, in francese, “priez pour moi”, pregate per me. Questo è stato molto importante. Seconda cosa: tutta la giornata di ieri abbiamo vissuto il dramma dell’attentato di Parigi e l’abbiamo vissuto con questi imam che sono stati colpiti come francesi, ma anche come musulmani, accusati di fare qualcosa a favore della violenza. Questo è orribile, perché sono persone perbene e le accuse sono terribili. L’abbiamo vissuto con loro e per me è stato un momento molto importante.

D. – Questo dramma è pure la prova che il dialogo interreligioso, soprattutto tra cattolici e musulmani, è sempre più importante …

R. – Il dialogo è importante, Papa Francesco lo dice sempre. Il dialogo tra i cattolici e i musulmani è un esempio per tutti i dialoghi che devono esistere nella società.








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