2015-01-08 13:32:00

Acnur: aumentano le persone in fuga, soprattutto i siriani


Nel mondo sono in aumento le persone in fuga. Lo rivela il nuovo rapporto "Mid-Year Trends 2014" dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur). Con la guerra che incendia ampie aree del Medio Oriente, dell'Africa e non solo, il documento stima che 5,5 milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro case nei primi sei mesi del 2014. Di queste, 1,4 milioni sono fuggite attraverso i confini internazionali, divenendo rifugiate, mentre il resto è sfollato all'interno dei propri Paesi. In generale, il numero delle persone assistite dall’ Acnur si è attestato a 46,3 milioni intorno alla metà dell’anno passato, circa 3,4 milioni in più rispetto alla fine del 2013. Giada Aquilino ne ha parlato con Carlotta Sami, portavoce per il Sud Europa dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati:

R. – Già nel rapporto dell’anno scorso avevamo visto che era stato raggiunto il numero più alto di persone in fuga dalla Seconda Guerra Mondiale. Questo numero è destinato, purtroppo, a essere superato: il motivo principale è dato dalla terribile crisi siriana che continua, che è entrata nel suo quarto anno e che non vede una soluzione all’orizzonte.

D. – Per la prima volta, appunto, i siriani sono diventati la più grande popolazione di rifugiati sotto il mandato dell’Acnur: per oltre 30 anni erano stati gli afghani. Che fattori hanno inciso? E come si assiste queste persone?

R. – Metà della popolazione siriana è in fuga. In media, ogni siriano è scappato almeno dieci volte nella propria vita. Quindi si parla di quasi oltre 9 milioni di persone che sono fuggite e che sono scappate prevalentemente nei Paesi vicini alla Siria: Libano, Giordania, Turchia e Iraq. Poi è scoppiata un’altra crisi e quindi le persone si sono trovate a fuggire anche all’interno dell’Iraq. In particolare, in questo momento, i rifugiati stanno vivendo ore terribili perché è in corso una tempesta che sta attraversando tutto il Medio Oriente, che ha abbassato tantissimo le temperature. E’ tutto completamente coperto di neve e noi in questo momento stiamo portando aiuti che permettano a tutti di affrontare l’inverno: dalle stufe alle coperte, agli isolanti per le abitazioni, ai fornelli per cucinare, agli abiti, al cibo, a tutto quello di cui hanno bisogno.

D. – Lei ha parlato di Paesi ospitanti. Cosa comporta accogliere queste persone per Paesi come, ad esempio, il Libano, la Turchia, la Giordania?

R. – Un enorme cambiamento; uno sbilanciamento molto forte, sia a livello di risorse sia anche in termini di equilibrio sociale: pensiamo ad esempio che in Libano ogni quattro persone una è un rifugiato siriano. La proporzione per noi è inimmaginabile. Ci sono 300 mila bambini libanesi che vanno a scuola e 400 mila bambini siriani che devono andare a scuola in Libano…

D. – Ci sono anche altre realtà critiche, come la Somalia, il Sud Sudan, tutte legate a guerre o a situazioni d’emergenza. Qual è l’appello dell’Acnur alla comunità internazionale?

R. – Che si ritrovi la capacità di leadership per prevenire e trovare soluzioni ai conflitti.

D. – Ai dati sulle persone in fuga vanno poi aggiunti quelli relativi alle vittime dirette delle guerre o ai morti lungo le rotte delle migrazioni: cosa attendersi per il futuro?

R. – Continuiamo ad assistere alla tragedia ulteriore di veder morire persone che nella loro fuga dalla guerra sono costrette a dover attraversare il Mare Mediterraneo, nel nostro caso, e tante di queste persone hanno come ultima risorsa quella di cercare un tentativo di salvezza in Europa. In particolare, per i rifugiati siriani non esiste alcun modo legale di entrare in Europa e chiedere protezione e questo fa sì che si imbarchino su mezzi pericolosissimi – navi, barche, gommoni – mettendo a rischio la propria vita. Purtroppo, nel 2014, più di 3.500 persone sono morte così.

D. – Cos’è mancato, finora, nelle varie missioni internazionali?

R. – Dal punto di vista dell’accoglienza in Europa, quello che noi chiediamo è che si riprenda la capacità di salvare persone in mare ai più alti livelli di efficacia. Che si faccia un lavoro di salvataggio in mare che abbracci la più ampia porzione possibile del Mediterraneo. E che si prevedano anche modalità per fare arrivare i rifugiati in modo legale e sicuro nel nostro Continente.








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