Tra i 7mila profughi cristiani fuggiti da Mosul e dalla Piana di Ninive che hanno trovato rifugio in Giordania, più di 1.400 sono minori in età scolare, ma finora solo poche decine tra loro avevano ripreso a frequentare corsi d'istruzione, evitando così che la loro condizione di sfollati comporti anche una traumatica interruzione del proprio percorso scolastico. Adesso, grazie anche al coinvolgimento di Caritas Jordan, un Comitato governativo si è riunito per esaminare il caso di questi studenti e trovare una soluzione alle loro difficoltà. La prospettiva intrapresa è quella di integrare i ragazzi iracheni cristiani nel sistema educativo e formativo del Regno Hascemita, chiedendo in particolare la collaborazione fattiva delle scuole cristiane, comprese quelle che fanno capo al patriarcato latino di Gerusalemme.
Disponibilità delle scuole cristiane
L'integrazione su larga scala degli studenti cristiani iracheni nelle scuole giordane
dovrebbe iniziare già nel semestre scolastico appena iniziato. Ma il loro ingresso
nelle scuole pubbliche è di fatto reso impraticabile da una serie di difficoltà, a
cominciare dal sovraffollamento delle aule. Caritas Jordan, con un rapido sondaggio,
ha verificato la disponibilità all'accoglienza da parte delle scuole del patriarcato
latino e di altre scuole cristiane, comprese quelle legate al patriarcato ortodosso
di Gerusalemme.
Difficoltà per traumi della guerra e lingua araba
Gli studenti cristiani iracheni rappresentano una porzione di popolazione scolastica
segnata da problematiche particolari: alcuni di loro non parlano arabo in maniera
fluente e altri hanno temporanee difficoltà di apprendimento legate ai traumi psicologici
che hanno subito dopo essere stati costretti a fuggire dalle proprie case insieme
alle loro famiglie. Il loro inserimento avverrà con il coinvolgimento del Ministero
dello sviluppo sociale e il sostegno di alcune Ong internazionali impegnate nell'aiuto
all'infanzia. (R.P.)
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