2015-01-07 15:53:00

Emergenza sfratti per 50mila famiglie


In Italia, dopo la decisione del governo di non prorogare il blocco degli sfratti, circa 50 mila famiglie rischiano lo sfratto esecutivo. La mancata proroga – sottolinea il presidente della Conferenza episcopale italiana cardinale Angelo bagnasco – “sarebbe un fallimento per il Paese intero, nonché una grande sofferenza e un gradissimo disagio per tantissime persone”. Su questa dramamtica situazione si sofferma al microfono di Corinna Spirito il segretario generale di Federcasa, Gianluigi Pascoletti:

R. – Dalle percentuali che abbiamo dal Ministero degli Interni, parliamo tra le 30 mila e le 50 mila famiglie coinvolte dalla proroga degli sfratti, che riguarda solamente – e questo lo voglio ribadire – le finite locazioni e non la morosità. Il ministro Lupi dice che il problema non c’è, perché hanno finanziato il Fondo per la morosità incolpevole. Però fa finta di non sapere che il blocco degli sfratti era mirato solamente alle famiglie con finita locazione, perché la morosità non è prevista, per cui non ha alcun senso il finanziamento del Fondo. E oltretutto, se anche servisse, con le procedure e la burocrazia il suo effetto lo vedremmo tra un paio di anni. Intanto questi li abbiamo mandati tutti per strada!

D. – Questa situazione si verifica per l’ennesima volta, dopo molti anni. Cosa si dovrebbe programmare a lungo termine per evitare che anche il prossimo anno non ci si trovi in una situazione del genere?

R. – Il problema è questo: ogni volta è stata fatta la proroga degli sfratti, i governi avevano preso l’impegno di fare attuare ai Comuni i piani, appunto, di costruzione e recupero di alloggi da destinare sia all’edilizia residenziale pubblica – quindi alle case popolari – ma anche al cosiddetto “housing sociale” per quelle fasce di reddito superiore per l’accesso alle case popolari, ma che non possono accedere al libero mercato. Quindi non bisogna far altro che applicare quanto già previsto. Non servono ulteriori leggi. Bisogna farle applicare e ovviamente destinare anche le risorse. Possiamo tranquillamente dire che si destinano tante risorse ad altri settori dove poi abbiamo visto che scandali e che business c’era dietro. Quindi si potrebbero recuperare risorse lì e destinarle agli alloggi.

D. – Oggi però, appunto, la situazione è critica: quali sono gli strumenti che sarebbe possibile applicare già da ora?

R. – Nell’immediato bisogna dare atto al ministro – come gli facciamo delle critiche, gli facciamo anche degli elogi – che il Fondo per il contributo all’affitto è stato rifinanziato, perché negli ultimi anni era scomparso. Quindi bisogna far ripartire intanto il Fondo per il contributo all’affitto, che serve per le famiglie che già sono in affitto per riuscire a sostenere i canoni. Ovviamente, manca qualcosa in generale che è il finanziamento di un qualcosa che sostituisca quello che era una volta la Gesca; ci deve essere la certezza di un finanziamento annuo per ciò che riguarda il settore casa. Alcune regioni avevano provveduto a suo tempo, tipo la Regione Lazio, a destinare il 5 per cento delle entrate fiscali al finanziamento per le case. Bisogna che lo Stato trovi un finanziamento certo e su quello poi fare dei piani, perché altrimenti significa mandare il problema sui proprietari e questo non è giusto, neanche per i piccoli proprietari che subiscono comunque il fatto che non riescono a liberare l’appartamento. Quindi sarebbe ora che la politica si facesse carico delle sue responsabilità.

D. – Si va a creare un po’ una guerra tra poveri, perché nel frattempo i proprietari continuano a pagare le tasse…

 

R. – Su quel blocco degli sfratti comunque incassano l’affitto ugualmente, si tratta di finire la locazione. Molto spesso si tratta di grandi proprietari che non ne hanno bisogno: le percentuali di sfratti per necessità sono attorno al 2,6 per cento. Quindi non è questa la realtà. I piccoli proprietari coinvolti, se hanno la necessità, sono pochi. Su questo blocco della proroga degli sfratti sono coinvolti in realtà grandi enti, che hanno numerose proprietà e quindi non hanno necessità. Le procedure sono iniziate quando volevano l’affitto a canone libero, quindi quando era il momento del boom.

D. – Il canone a canale concordato, invece, potrebbe essere un’ulteriore soluzione?

R. – Esatto! Infatti, qui – sempre per far degli elogi e questa volta al ministro – bisogna dire che con la cosiddetta “cedolare secca” questo canale ha ripreso fortemente, anzi sta progredendo e andrà a sostituire – speriamo – il canale cosiddetto libero. Quindi questo è un provvedimento importante e se lo colleghiamo con il Fondo contributo agli affitti, già una prima risposta c’è. Però la proroga di sfratti deve essere attuata immediatamente, ma contestualmente vanno fatte partire le politiche dei Comuni dei recuperi e delle costruzioni di nuovi alloggi da destinare a queste famiglie per chiudere finalmente il problema e dare anche ai proprietari il possesso dei loro immobili. 








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