2015-01-07 15:54:00

Cinema. "The Imitation Game", dramma di un genio emarginato


È sugli schermi italiani “The Imitation Game” di Morten Tyldum, “biopic” avvincente dedicato alla figura del matematico inglese, Alan Turing, negletto dalla storia, vessato dalle leggi, tragicamente scomparso e recentemente riabilitato. Fu lui, infatti, a decrittare il codice nazista “Enigma” durante le fasi cruciali della Seconda Guerra Mondiale e a permettere così di salvare milioni di persone. Il servizio di Luca Pellegrini:

- A quanto pare la sua costosissima macchina non funziona...

- E invece sì...

- Ah, splendido! Ha decifrato Enigma, allora...

- La macchina stava elaborando... Non potete mai capire l'importanza di quello che io sto creando qui!..." (clip dal film)

La storia lo capirà da lì a poco. Alan sta tentando di difendere Christopher, che gli sta davanti, con le sue piccole ruote colorate, mentre ticchettano rumorose girando senza sosta e una miriade di cavi entrano ed escono da questo cuore pulsante come fossero le vene di una strana creatura. Christopher è una macchina con la quale il matematico Alan Turing, che l'ha creata, fa i conti da parecchi mesi. Tempi cruciali, perché sono quelli della Seconda Guerra Mondiale, che dalla luce sinistra dei bombardamenti londinesi dell'aviazione tedesca si riflettono orrendamente sul continente europeo e nel mondo intero. E cruciali i risultati cui la sua invenzione può approdare, perché dovrebbe servire a decrittare i messaggi in codice che i nazisti creano con un sistema chiamato “Enigma”.

L’uomo, la macchina e l’intolleranza

Il  film di Morten Tyldum racconta una serie molteplice di scontri, generati in quell'epoca tragica e arroventati dal conflitto bellico, dalla paura, dall'ansia, dall'odio: tra gli uomini, con al centro la figura di Turing, ben poco studiata dalla storia e dalla scienza; tra l'uomo e la macchina; tra la libertà e l'intolleranza; tra la coscienza e il dovere; tra l'amore e l'invidia. Turing e quel suo scatolone di cavi e rotelle, che aprì la strada allo studio degli attuali computer, fu determinante per la vittoria degli Alleati riuscendo a carpire le comunicazioni belliche che i nazisti si scambiavano utilizzando quella scrittura indecifrabile, e gli storici oggi stimano che la decrittazione del codice “Enigma” abbia abbreviato la guerra di oltre due anni salvando più di 14 milioni di persone.

Eroe misconosciuto e riabilitato

Ma la ragion di stato, la chiusa mentalità e l'assurdità delle leggi anglosassoni determinarono il tragico oblio del genio, oltre che la sua tragica fine: omosessuale tormentato, venne bandito dagli annali degli eroi, gettato nella dimenticanza e nella povertà, condannato nel 1952 all'obbligo di terapia ormonale per la castrazione chimica, fino al suo suicidio, che avvenne a soli 41 anni, il 7 giugno 1954. Non serviva questo film alla sua riabilitazione umana e storica – avendo già il governo del Regno Unito formalizzato le sue scuse nel 2009 e la regina Elisabetta II concesso nel 2013 a Turing la grazia postuma onorando le sue straordinarie scoperte scientifiche – ma a squarciare un velo su un capitolo decisamente dimenticato del XX secolo, che riguarda tutte le famiglie colpite dalla guerra. Scavando nella complessità e vulnerabilità del carattere del protagonista, attraverso l'intersezione di tre distinti anni della sua vita: quelli della scuola, sottoposto a dolorosi atti di bullismo, nel 1927; della guerra, quando lavora con grandi tensioni insieme a un gruppo di giovani coetanei per portare a termine il suo progetto segretissimo; nei '50, quando a Manchester esplode la sua agonia, il suo tormento, dopo l'incriminazione per atti osceni.

A difesa della libertà

Interpretato con un algido rigore da Benedict Cumberbatch, che con la sua impeccabile, scostante, commovente recitazione, non ci mette a fianco di Turing, ma giustamente ci spinge lontano, così come lui fece nella vita creando il vuoto attorno a sé, anziché colmarlo. Ma altrettanto ci avvicina emotivamente alla sua strenua lotta a difesa delle sue intuizioni, della sua mente, della sua libertà, più che della sua natura.  








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