2015-01-06 08:00:00

Mons. Staglianò: Epifania è prova che Dio crede nell'uomo


Tanti gli eventi in Italia nel giorno in cui la Chiesa celebra l’Epifania: presepi viventi, cortei con i Re Magi e processioni religiose hanno caratterizzato questa festività. Al microfono di Federico Piana, il vescovo di Noto, Antonio Staglianò, riflette sul significato spirituale della Solennità nella quale, osserva, la nostra umanità “brilla” nella manifestazione della “carne” del Figlio di Dio:

R. – L’Epifania è un aprire gli occhi, gli occhi della fede, per contemplare in questo evento la sua verità. E la verità è che questo “piccolo” è il Salvatore. E questa verità si manifesta mostrando la grandezza dell’umano, dell’uomo. Noi sappiamo che il “piccolo” è il Figlio di Dio, ma ciò che viene qui manifestato è quanto è grande l’umanità, quando è immensa l’umanità, perché se il Verbo si è fatto carne vuol dire che questa carne è capace di Dio e quindi questa carne è capace di manifestare Dio che è amore: “carne” vuol dire anche esistere nel tempo e nello spazio, “carne” vuol dire esistere come relazione con gli altri. L’Epifania è importante perché dice di Dio, ma forse è più importante perché dice anche molto di più di noi. Anche la nostra umanità è stata pensata e creata nel Verbo incarnato. Questo è un mistero grande della fede.

D. – I Magi vanno incontro a Gesù e questo lo si ricorda proprio in questa solennità. Tante volte, mons. Staglianò, noi non andiamo incontro a Gesù, nonostante lo abbiamo visto, lo abbiamo incontrato nella nostra vita…

R. – Sì, certamente, il movimento dei Magi verso Gesù indica il movimento che tutta l’umanità, di tutti i tempi, anche l’umanità attuale, deve poter fare, perché dobbiamo muoverci e andare verso quella Grotta. Perché quella Grotta è uno specchio: è uno specchio, come dicevo, della grandezza e della bellezza e della ricchezza della nostra umanità. Allora, i Magi vanno verso Gesù. È come se dicessero a nome nostro: “Gesù, noi vogliamo che tu sia la misura della nostra vita”. E allora, quando io vado a guardare il presepe sono richiesto proprio da Gesù, che nasce nella Grotta di Betlemme, a superare certo estetismo religioso che va al presepe, lo contempla nella sua estetica e nella sua bellezza esteriore, e sono invitato a scoprire la bellezza sia pur difficile ma reale – l’unica vera, reale – che c’è nel presepe. E’ nel presepe che Dio si fa carne e condivide l’estrema miseria dell’umanità: al freddo, al gelo, nella solitudine, nell’afflizione, buttati fuori… Da questo punto, ricominciare un cammino nuovo, nel segno della condivisione, dell’amore, della fraternità, della comunione, dell’amicizia, della pace. Nell’Epifania c’è in gioco la grande fede che Dio ha nell’uomo e per l’uomo.








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