2015-01-02 15:29:00

Fortress Europe: migrazioni, non basta pattugliare le coste


E’ in navigazione verso il porto di Crotone, il mercantile "Ezadeen", battente bandiera della Sierra Leone, individuato ieri al largo delle coste greche con circa 400 migranti a bordo. L’arrivo, maltempo permettendo, è previsto nel pomeriggio. Sul cargo si era registrato un black-out elettrico forse dovuto alla mancanza di carburante. La nave, abbandonata dall'equipaggio in prossimità della Grecia, è ora governata da sei uomini delle Capitanerie di porto di Gallipoli e Taranto giunti a bordo con un elicottero dell'Aeronautica militare. Solo il 31 dicembre scorso, un altro cargo il "Blue Sky M", battente bandiera Moldava, grazie all’intervento della Marina militare italiana era approdato nel porto di Gallipoli con a bordo 796 profughi. Anche in questo caso l’imbarcazione si trovava alla deriva. Ma è possibile parlare di strategie e di rotte di immigrazione nuove? Adriana Masotti lo ha chiesto a Gabriele Del Grande di "Fortress Europe":

R. – E’ un po’ presto per parlare di nuova rotta e di una nuova strategia. Sicuramente, è da inserire quello che è accaduto nel contesto della crisi siriana, una guerra che oltre a 300 mila morti ha causato 10 milioni tra rifugiati e sfollati, più di un milione di siriani sono rifugiati in Turchia. E non a caso queste due imbarcazioni dalla Turchia erano partite, quindi hanno attraversato praticamente tutto il Mediterraneo su questo cargo e poi l’equipaggio, per non essere arrestato, è scappato in mare con una seconda imbarcazione. All’interno di questo contesto, che è la crisi siriana, si tenta ogni strada: c’è questa rotta, c’è la Bulgaria, c’è la Grecia e c’è l’Italia, perché anche in Italia continuano comunque ad arrivare imbarcazioni sia dalla Libia che dall’Egitto.

D. – Riguardo alle imbarcazioni che partono dalla Turchia, chiaramente ci saranno arrivi di immigrati ad esempio afghani, cioè di nazionalità di cui ultimamente non si era parlato…

R. – Il fatto che non se ne parli non significa che le cose non accadano! Sono almeno 10 anni che va avanti questa storia… La Grecia è uno dei punti di ingresso dell’Unione Europea, così come l’Italia, come la Spagna, per chi viaggia senza documenti: per andarsene via dalla Grecia spesso la gente si nasconde sotto i camion e molti sono afghani. La Turchia chiaramente è un punto di passaggio obbligato – mi viene da dire – per gli afghani, oltre ai curdi e oltre ultimamente ai siriani. C’è sicuramente da aspettarsi che continueranno a viaggiare da lì, a meno che l’Europa non decida di pensare seriamente a delle alternative e non, invece, semplicemente ad aumentare i pattugliamenti.

D. – In questi ultimi tempi sono aumentati i pericoli per chi si mette in mare?

R. – Più che aumentati i pericoli, che sono sempre gli stessi, sono diminuite le opzioni di salvataggio: col fatto che si è deciso di chiudere l’operazione “Mare Nostrum” - che nello scorso anno ha salvato più di 150 mila persone in alto mare - ci sono meno possibilità di essere salvati o si potrà essere salvati non più in alto mare, ma solo sotto costa italiana. E questo significa veramente mettere a repentaglio la vita di migliaia di persone... Da un punto di vista legale, del diritto marittimo internazionale, c’è l’obbligo di soccorso. Se però la nave della Marina parte da Augusta, anziché essere già lì in alto mare, significa che arriva sul posto dopo 12 ore… Detto questo, i salvataggi e i pattugliamenti sono una risposta più di emergenza, che non di soluzione. L’Europa dovrebbe seriamente porsi la seguente questione: come evitare che queste persone si imbarchino con il contrabbando; come fare sì che queste persone possano viaggiare su dei canali legali? Non parliamo di milioni di persone, parliamo di 100 mila persone l’anno che attraversano il Mediterraneo… Possibile che non si riesca a trovare una soluzione per farli viaggiare in aereo, con dei regolari documenti, attraverso le nostre ambasciate? Basterebbe riscrivere le regole sulla mobilità. L’Europa lo ha fatto con l’Est, lo ha fatto con i Balcani… Non si capisce perché ci si ostini a non volerlo sperimentare con i Paesi del Mediterraneo.

D. – C’è chi, però, si lamenta perché dice che l’operazione “Triton”, quella che ha sostituito “Mare Nostrum”, sia la sua esatta fotocopia e che quindi l’Italia sarebbe rimasta ancora da sola a provvedere alle operazioni di soccorso e da sola a farsi carico poi dell’accoglienza…

R. – Sono parole, queste, che servono più a trovare consenso elettorale che non ad analizzare la questione. L’Italia è stata lasciata sola? E’ molto relativo: più del 50% delle persone che sbarcano a Lampedusa da due anni a questa parte lasciano l’Italia nel giro di 48 ore. Alla Stazione Centrale a Milano ogni giorno arrivano 100-200-300 siriani di quelli che sbarcano nel Sud Italia, i quali – una volta trasferiti nei centri di accoglienza del sud – la prima cosa che fanno scappano, prendono un biglietto del treno per Milano e a Milano poi pagano un posto in macchina ai contrabbandieri, che da Milano li portano in Germania, in Svezia, in Norvegia… L’Italia di oggi è un Paese in crisi, è un Paese che non è più attraente nemmeno per i rifugiati politici che sbarcano sulle nostre coste. Da Milano se ne sono andati, l’ultimo anno, più di 50 mila siriani di quelli sbarcati sulle coste italiane. Vorrei anche dire che il numero dei rifugiati, accolti da Paesi come la Svezia o come la Germania, per quanto possa sembrare strano, lo scorso anno è stato maggiore di quelli che sono sbarcati in Italia lungo le nostre coste. Si fa presto ad ingigantire i problemi per parlare alla pancia e alla paura della gente, piuttosto che analizzare invece quelle che sono le reali questioni.








All the contents on this site are copyrighted ©.