Il 2015 si apre per l’Europa con due novità: l’assunzione della presidenza semestrale di turno da parte della Lettonia e l’adozione dell’Euro per la Lituania. Potrà il nuovo anno costituire una svolta per l’Ue di fronte alla crisi ucraina, ancora in pieno svolgimento, e quella economica? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana:
R. – Credo che la risposta sia nell’uscita dalla crisi economica. La crisi economica, tra le altre cose, ha fatto riemergere anche tutte le politiche legate agli interessi nazionali: gli Stati più virtuosi, gli Stati in condizioni economiche migliori non accettano o fanno molta fatica ad accettare di doversi sacrificare anche per gli “Stati cicala”. Quindi, quando ci saranno più risorse forse sarà anche più facile ridistribuirle. Anche qui, a quanto pare nessuno sa quando ci saranno più risorse e quando si uscirà dalla crisi. Si sperava nel 2014, adesso speriamo nel 2015…
D. – Il 2015 inizia con la presidenza di turno della Lettonia e la Lituania che entra nell’euro. Questi due Paesi potranno portare una ventata di novità?
R. – Non credo che una grande novità possa venire da questi Paesi, che sono Paesi piccoli e di scarso peso economico. Oltretutto, se pensiamo poi a certe crisi in corso, come quella dell’Ucraina, sono un po’ permeati da uno spirito revanscista, che non porta moltissimo di buono.
D. – Quanto peserà nel prossimo futuro la mancata soluzione della crisi ucraina, ma anche delle altre crisi che nel mondo sanno interessando sempre più da vicino l’Europa?
R. – Credo moltissimo, perché ancor prima che la mancata chiusura della crisi ucraina, la stessa apertura della crisi ucraina ha già portato degli sconvolgimenti. Abbiamo visto nei giorni scorsi è stato ufficialmente cancellato il gasdotto “South Stream”, l’Europa sta attuando una politica di sanzioni contro quello che è uno dei suoi principali partner commerciali e cioè la Russia. La Russia stessa sta voltando in qualche modo le spalle all’Europa e ha fatto alleanza strategiche, che vanno ben oltre l’energia, con la Turchia e prima ancora con la Cina. Quindi, al di là del bilancio tragicissimo delle vittime e della crudeltà sul terreno, la crisi ucraina ha già provocato degli sconvolgimenti notevoli.
D. – Anche gli Stati Uniti sembrano guardare altrove, al continente sudamericano, con l’apertura a Cuba…
R. – Certo, è una grande novità questa ripresa degli Stati Uniti, che è una ripresa economica, come sappiamo, ma è anche una ripresa forte di iniziativa politica. Certamente, la questione del petrolio, del gas soprattutto, e del fatto che gli Stati Uniti siano diventati produttori e autonomi dal punto di vista dell’energia e quindi autonomi anche rispetto ad alleanze molto tradizionali e consolidate, li rende una variabile diversa da prima: hanno una libertà di manovra che anche solo fino a un anno o due anni non avevano. Certamente, bisognerà che l’Europa sia abile ad agganciarsi alla ripresa economica americana.
All the contents on this site are copyrighted ©. |