2014-12-30 13:38:00

Naufragio. Procuratore: forse cadaveri di clandestini nel relitto


Continuano ancora, dopo due giorni, le ricerche dei dispersi del naufragio del traghetto "Norman Atlantic", avvenuto al largo delle coste greche all’alba di domenica scorsa, dopo lo scoppio di un incendio a bordo. Il bilancio finora è di 10 morti, tra cui tre italiani, e di 427 sopravvissuti, ma si temono molti dispersi. La nave posta sotto sequestro in queste ore viene trasportata verso il Porto di Valona, in Albania, Paese che oggi attende il premier Renzi. Intanto, in Italia sono tre le inchieste aperte e due gli indagati. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Restano 10 i morti accertati nel rogo del "Norman Atlantic" che sta rientrando trainato in Albania, ma il dubbio che la cifra possa aumentare è reale. A parte infatti i due marittimi albanesi morti durante il rimorchio, perché colpiti da un cavo, come ha detto il procuratore competente di Bari, Volpe, il dubbio riguarda il numero effettivo dei passeggeri del Norman: 478 quelli ufficiali, ma probabilmente sulla nave ce n’erano almeno 499. Sicuramente, ha detto Volpe, c’erano clandestini - di cui tre sono sbarcati a Bari - e i loro corpi potrebbero affiorare sul relitto. Poi, c’erano 18 persone con prenotazioni in eccesso. Infine, almeno 179 persone mancanti dovrebbero trovarsi a bordo dei mercantili diretti in queste ore in Grecia. Dunque, tutto da confermare. Per i sopravvissuti, intanto, è il momento degli interrogatori. La procura di Bari ha iscritto nel registro degli indagati il comandante Giacomazzi e l'armatore Visentini, con l’ipotesi di naufragio e lesioni colposi, e omicidio colposo plurimo. Ma sarà la perizia tecnica la base di ogni passo nella direzione delle responsabilità, come ci ha spiegato Sergio Prete, docente di Diritto della navigazione all’Università di Bari e presidente dell’Autorità portuale di Taranto. Con lui l'esame dei possibili errori alla base di questa tragedia:

R. – Il traghetto è stato sottoposto a sequestro e immediatamente saranno avviate delle perizie, elemento chiave per risolvere la questione. Consentirà, infatti, di individuare la ragione tanto dell’incendio, quanto della gestione dello stesso e quindi individuerà i soggetti e le relative responsabilità.

D. – In questa situazione, lei a chi guarda, pensando ai responsabili?

R. – Normalmente, i due soggetti coinvolti nei sinistri marittimi sono in particolare l’armatore e il vettore. All’armatore è imputabile ogni tipo di responsabilità legata alla conduzione della nave, mentre al vettore è imputabile la cosiddetta responsabilità commerciale, che riguarda invece il trasferimento e la custodia delle persone e delle cose.

D. – Lei si è fatto un’idea di quelli che potrebbero essere gli errori che stanno dietro questa tragedia?

R. – Potrebbe essere un cosiddetto caso fortuito o potrebbe esserci un problema di stivaggio o  mancata precauzione relativa allo stivaggio; e poi il non funzionamento degli impianti antincendio e così via... E' chiaro che in quest'ultimo caso si aprirebbe un’altra ipotesi anche di mancato controllo.

D. – Se una nave non è giudicata idonea alla navigazione, non può partire neanche con l’ipotesi di fare controlli, verifiche e aggiustamenti in corso di navigazione?

R. – Per fare gli interventi di manutenzione, bisogna recarsi presso bacini, officine, comunque con operai a bordo e con la nave ormeggiata e non certo in navigazione.

D. – Il problema della clandestinità, il problema di liste passeggeri fasulle, quanto pesa sui trasporti in mare? 

R. – Sono questioni che non hanno una rilevanza relativa nell’evento occorso, nel senso che comunque rientrano sempre nella questione dei controlli e quindi sulla necessità di effettuare dei controlli molto severi in caso di imbarco e sbarco di passeggeri. Mi auguro che nel porto di imbarco esista una lista certa e definita di quelli che sono le persone imbarcate.

D. – E comunque esiste questo problema a livello di trasporti, voi ve lo ponete?

R. – Devo dire la verità, molti porti sono dotati anche di nuovi sistemi informatici. Sono problematiche che investono soprattutto i porti che hanno una intensa attività di collegamento, ad esempio nel mare Adriatico. Però, i porti italiani sono ben attrezzati per eseguire in maniera capillare i controlli tanto sulle persone che sulle cose.








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