2014-12-28 08:38:00

Un presepe vivente missionario: a Villaregia, a Roma


Ottava edizione del Presepe vivente missionario presso la Comunità missionaria di Villaregia a Roma. Lo spettacolo è ambientato nella Betlemme di Gesù di duemila anni fa ed è animato da oltre 150 volontari. Ma perché è un presepe “missionario”? Federico Piana lo ha chiesto a padre Roberto Favaretto, uno degli organizzatori dell’iniziativa:

R. – Missionario, perché il presepe vivente, nel senso tradizionale della parola stessa, ha uno scopo ben definito: un progetto a livello di cooperazione internazionale. Ogni anno scegliamo un progetto in base alle necessità di una missione della stessa Comunità missionaria di Villaregia; noi abbiamo alcune missioni tra Africa e America Latina. Quest’anno ci stiamo impegnando con il presepe ed altre iniziative per quanto riguarda la situazione di una missione che abbiamo a Maputo in Mozambico, all’estrema periferia della capitale, dove ci sono alcune necessità tra cui la copertura di un capannone che diventerà chiesa e svolgerà anche le funzioni di cui la popolazione del posto avrà bisogno.

D. – Qual è lo spettacolo che le persone vedranno?

R. - La gente venendo vedrà nella prima tappa del presepe, attraverso un filmato, qual è la situazione, lo scopo e il motivo. La seconda tappa è un approfondimento della situazione della missione in Mozambico attraverso dati e filmati per comprendere anche la necessità di tempi brevi, oltre che la precarietà, di questo progetto che portiamo avanti e di altri che potrebbero essere svolti come risposta concreta alle necessità di quella gente che c’è stata affidata nella missione di Maputo. La terza tappa è il presepe vivente che si svolge in una piccola valle, dove abbiamo tentato di ricostruire, attraverso una quindicina e più capanne, varie attività usufruendo dell’aiuto di alcuni artigiani di mestiere, e di altri che invece hanno fatto corsi specializzandosi in alcuni settori. Gli artigiani, oltre ad essere i pastori nel presepe tipico, vogliono coinvolgere soprattutto i bambini e i piccoli con le varie filiere che sono presenti. Faccio un esempio: c’è il gregge che viene portato da un pastore locale che abita vicino a noi e oltre agli agnelli, alle pecore, c’è il processo della lavorazione della lana, quindi la cardatura, la filatura e poi la tessitura con un telaio che abbiamo cercato di ricostruire secondo disegni antichi in modo che corrispondesse ad un telaio ebraico. Quindi queste persone sono tutti volontari della comunità e portano avanti tutto ciò in modo tale che il bambino veda anche il processo della lana; poi c’è un mulino ad acqua per la farina; la stessa ruota del mulino muove un maglio per fare vedere come i ramai – i fabbricanti di pentole – una volta facevano le pentole attraverso il rame con questo maglio che batte a ciclo continuo secondo il ciclo dell’acqua. Poi c’è il il ciabattino …  Sono 21 le attività che vengono presentate e che ti fanno ritornare a quell’ambiente del presepio, ma nello stesso tempo, diventano anche educative, nel senso che ti fanno vedere determinate attività artigianali come erano una volta.








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