2014-12-27 13:55:00

Kiev - Donbass: è scambio di prigionieri


Sono 149 in tutto i militari ucraini rilasciati contro 222 ribelli filorussi. Lo scambio di prigionieri, il più importante dall’inizio del conflitto, era stato stabilito nei giorni scorsi durante i colloqui fra le parti a Minsk in Bielorussia. La consegna è avvenuta in due parti, la prima ieri, gli ultimi 4 soldati ucraini sono invece stati liberati oggi, giorno in cui la Russia ha annunciato l'intenzione di fornire carbone ed elettricità senza prepagamenti a Kiev. Sullo scambio di prigionieri e le prospettive sul terreno Marco Guerra ha raccolto il commento di Paolo Calzini, docente di studi europei all'Università John HopKins di Bologna:

R. – Il rilascio dei prigionieri è indubbiamente sintomatico dell’interesse di ambedue le parti a sostenere sul terreno la tregua: per il governo di Kiev si tratta delle spese della guerra, che incidono sul progetto di riforme, di sviluppo del Paese; e anche per le forze ribelli, sostenute da Mosca, continuare nel conflitto implica un costo oneroso, molto alto, di materiali e di uomini. Si tratta, d’altra parte, di un atto umanitario che non incide sui rapporti di forza sul terreno, che ha un valore in qualche modo simbolico. Resta però che le posizioni, in merito ad una soluzione del conflitto nell’Est dell’Ucraina, fra il governo di Kiev – che vorrebbe riprendere la sovranità su questa regione – e le repubbliche cosiddette popolari di Lugansk e Donetsk, restano irriconciliabili. Le parti non sembrano assolutamente disposte a cedere su questo punto. Le prospettive quindi di una soluzione politica restano molto lontane.

D. – Infatti, sul terreno, la pace sembra ancora lontana. Il portavoce dell’esercito ucraino ha detto che gli attacchi da parte dei filorussi negli ultimi giorni si sono intensificati. Insomma, la tregua continua a vacillare…

R. – Qui bisogna poi tener conto che c’è il gioco della comunicazione, la volontà di esasperare il confronto da una parte e dall’altra. La mia impressione è, comunque, che la tregua, per le ragioni che le dicevo, di fondo, regga. Resta, d’altra parte, che ci possano essere da una parte e dall’altra, non essendo tutte forze militari inquadrate in eserciti regolari, delle rotture della tregua, episodi. Diciamo che il fronte è frammentato e quindi è possibile che azioni individuali o di gruppo intervengano nella tregua.

D. – Intanto un nuovo round di colloqui a Minsk in Bielorussia, che si sarebbe dovuto tenere in coincidenza dello scambio di prigionieri, è stato annullato. Perché sul fronte diplomatico si assiste ad un nuovo stallo tra Mosca e Kiev e i ribelli filorussi?

R. – La situazione è molto ambigua, perché da una parte e dall’altra c’è anche il gioco tattico di aprire e di chiudere alle trattative. Quindi, secondo me, questo è un episodio, in un processo che, a mio parere, comunque, è destinato a durare.

D. – Putin, dal canto suo, ha provato la nuova dottrina militare della Russia nella quale si sottolinea che la Nato è una minaccia primaria per la sicurezza del Paese...

R. – La decisione di Putin conferma che, da parte russa, si opta per una posizione, come dire, affermativa, molto ferma, per tutto quello che riguarda la sua posizione in quella che è effettivamente o che vuole essere la loro sfera di influenza. Vuole essere anche questa una scelta – come dire - una presa di posizione dimostrativa. Sostenere e confermare che in particolare la Nato, che è lo strumento militare dell’Occidente, è il principale avversario, l’attore di maggiore ostilità che si vuole tenere fuori da questa sfera di influenza. Non a caso questa presa di posizione viene dopo la scelta che era stata fatta dal Parlamento ucraino qualche giorno fa di aderire alla Nato e quindi mettere fine a quella che era stata la posizione di non allineamento dell’Ucraina. C’è da dire, d’altra parte, però, che questa scelta dell’Ucraina è una scelta di principio, è una dichiarazione di intenzione, considerato che nella pratica l’adesione dell’Ucraina alla Nato resta di là da venire. C’è da mettere molto in chiaro, infatti, che un’adesione dell’Ucraina alla Nato porterebbe il livello di tensione nei rapporti fra Occidente e Russia a livelli molto alti, con conseguenze imprevedibili.








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